Da un anno vestivo il ruolo di Sergente e improvvisamente mi arrivò una lettera di trasferimento da Napoli a Taranto. In un semaforo lungo la costa alcuni marinai lavoravano i sandali, mentre altri Sottufficiali con le proprie famiglie restavano negli alloggi di servizio. Il mio pensiero andò a Rita, non potevo allontanarmi e non sapendo come informarla del mio trasferimento, chiesi ad un ragazzino che giocava intorno a me di andare a casa a chiamarla. Pioveva, io ero nelle vicinanze riparato in un portone, riconobbi da lontano il suo ombrello e il suo strano modo di correre, appena la informai della partenza il suo viso si contrasse in un pianto disperato mentre mi stringeva forte. Era molto che stavamo insieme e ne ero innamorato, ricordo ancora quando la prima volta la portai a Roma per presentarle la mia famiglia. Non trovavo parole per confortarla e a distanza di molti anni la ricordo ancora così mentre stringendomi piangeva tra le mie braccia, non ci rivedemmo più. Al semaforo di Rondinella ero addetto alla sorveglianza dei nostri ragazzi, mi trovai bene sin dall'inizio e avevo addirittura una camera tutta per me. Per raggiungere la città bisognava percorrere circa 6 chilometri lungo la costa, ma durante l'inverno uscivamo raramente a causa del mal tempo, mentre per fare la spesa avevamo un carretto che disponeva per noi guidato da un ragazzo Siciliano. Nei campi vicini maturavano i meloni e si respirava un clima piacevole, così una notte uscimmo per fare il bagno in una bellissima spiaggetta, mi trovai immerso nei pensieri e ripensando alla vecchia caserma di Napoli ero davvero grato di essere qui. Quella notte i miei amici, mi raccontarono che in quella zona vivevano due sorelle con la zia, in una baracca abusiva tra gli alberi di ulivo, intuii che spesso i marinai ci facevano qualche scappatella. Un giorno ritornando dalla città con il carretto, guardando verso la baracca delle due sorelle notai una ragazza di circa 16 anni, il carrettiere notandola anche lui mandò un fischio di meraviglia, mi disse che la sorella maggiore conduceva una vita da prostituta e viveva con loro, e quando mi trovavo in quella zona la ragazzina di 16 anni mi riempiva di attenzioni, con troppa confidenza incitata dalla zia. Con il tempo le sue attenzioni diventarono abitudinarie, tanto da avere occhi solo per me, spesso la notte veniva a trovarmi nella mia stanza isolata dove passavamo molte ore insieme, al mattino presto la facevo ritornare alla sua abitazione. Non durò molto, una denuncia alla polizia da parte degli abitanti della zona, e la baracca abusiva fù bruciata, così non la rividi più. In quel semaforo avevamo depositato del materiale e come guardiano c'era il signor Diego, un uomo alto con pochi capelli neri, che viveva nell'alloggio di servizio con la sua famiglia. Diventammo subito amici e un giorno mi confidò che presto sarebbe arrivata da Molfetta la sua nipotina Anna, per stare un po' con loro, in realtà mi disse che il motivo per il quale i suoi genitori l'avevano mandata, era per tenerla lontana da diversi ragazzi che le facevano la corte, così per il periodo estivo sarebbe stata dalla nonna Anna. Durante l'estate nelle lunghe serate afose, al cessa lavori eravamo ormai una famiglia. Una mattina mentre passeggiavo lungo la costa, notai dalla spiaggia un gruppetto di ragazzi che avevo già visto altre volte, ma a catturare la mia attenzione fù una ragazza tra loro che non avevo mai notato, il costume nero fasciava il suo corpo esile risaltando la pelle chiara, e una folata di vento scoprì un viso dolce dai lineamenti non troppo marcati, i suoi occhi grandi incontrarono i miei, era sicuramente la ragazza più bella che avessi mai visto. Restai a guardarla per un tempo indefinito, quando il signor Diego si avvicinò a lei porgendole un salvagente di sughero, capii che si trattava della nipotina di cui mi aveva tanto parlato, Anna. I ragazzi che l'accompagnavano erano i suoi cugini, Ettore e Francesca poco più piccoli di lei, ed io non potei fare a meno di pensarla per tutto il giorno. L'indomani mattina Anna era ancora nella mia testa, così mi recai alla stessa spiaggia cercandola, quando vidi suo cugino Ettore scrissi un bigliettino per lei, esprimendo quanto mi colpì la sua bellezza e in fine scrissi; <<Cerco una ragazza che possa rendermi felice>> e dopo aver preso un po' di coraggio, attendevo risposte guardando questo ragazzino che correva avanti e dietro. Aprii con cautela il bigliettino accartocciato nella mia mano, notando una bellissima grafia << Forse la ragazza che cerchi sono io>>. Il mio cuore fece un salto nel petto e dopo una serie di bigliettini riuscii a strapparle un appuntamento. Avevo scoperto che nel pomeriggio, Anna era solita a recarsi in una masseria del paese insieme a sua cugina Francesca, per comprare del latte, così le diedi appuntamento lì. Mentre mi preparavo accuratamente un collega un po' più grande che come me l'aveva notata, cercava di impormi una scommessa, dicendo che avrebbe fatto in modo di fare Anna sua, il solo pensiero mi infastidiva e lui accorgendosene diventò più insistente finché non finimmo alle mani, ci interruppe suo cugino Ettore che fece capolino, dicendomi che l'appuntamento era rimandato in quanto sua zia Filomena aveva deciso di accompagnarle in masseria. Senza perdermi d'animo decisi di andare lo stesso, così avrei approfittato per presentarmi a dovere con sua zia, ricordo ancora la faccia stupita di Anna quando mi vide lì ad aspettarla.
La sera stessa mi presentai a casa sua dichiarando il mio amore per lei ai suoi zii, con la speranza di ricevere la loro approvazione, Anna acconsentì. Il giorno dopo andai ad affacciarmi alla solita spiaggia in cerca di Anna ma non vidi nessuno, un senso di agitazione mi pervase, volevo vederla e decisi di andare a cercarla a casa della zia Filomena, che mi informò del suo rientro a Molfetta. Scoprii che nella sua permanenza a Rondinella aveva tanti altri ammiratori che chiedevano insistentemente la sua mano, tra cui un'altro suo cugino Onofrio, che preso dalla gelosia nei miei confronti disse un mare di bugie alla nonna Anna, che decise di riaccompagnarla a Molfetta il mattino dopo. Questa notizia mi scosse a tal punto da spingermi a chiedere immediatamente un permesso per Molfetta, così il giorno stesso dopo aver appuntato il suo indirizzo mi recai a casa sua, ad aprirmi la porta furono i suoi genitori. Sua madre Francesca, una donna dalla corporatura massiccia e i lineamenti marcati aveva un umile vestito scuro, come i suoi capelli e lo sguardo severo rispecchiava il suo carattere. Mentre il signor Stefano era un uomo possente e alto, dalla corporatura magra e lo sguardo buono, mi fecero una gradita accoglienza e fidandomi del mio istinto cercai un po' di più l'approvazione del signor Stefano, che mi guadagni con qualche sforzo. Anna riuscì a convincere suo padre dopo qualche giorno, di farla tornare a Rondinella approfittando dell'estate, per godere del nostro mare, così ben presto potei godere della sua presenza. Giorno dopo giorno mi innamorai perdutamente della sua ingenuità oltre alla sua bellezza, anche Anna sembrava star bene e un pomeriggio la portai in oreficeria, per farle scegliere un anello che l'avrebbe fatta mia, ufficializzando il nostro fidanzamento. I suoi occhi castani dalle ciglia lunghe mi guardavano entusiasti, e la sera stessa la sua famiglia organizzò un rinfresco a casa per festeggiare. Ogni volta che non ero in servizio il mio tempo era di Anna, che non veniva mai da sola ma sempre accompagnata dalla cugina Francesca, le prime volte che uscivamo insieme in paese, ricordo gli sguardi attenti degli abitanti che ci sbirciavano dalle finestre, la sua testa arrivava appena sotto la mia spalla, e ogni tanto con un po' di timidezza la appoggiava al mio braccio. Andavamo spesso al cinema o al mare, con l'ordine di mio suocero di riportarla a casa prima che calasse il sole, ricordo che un giorno stavamo facendo ritardo nel rientro a casa, camminando a passo svelto per paura di una punizione, nel tragitto incontrammo il signor Stefano, che si accorse del nostro sguardo preoccupato e con un sorriso, ci tranquillizzò dicendoci di camminare piano.
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Le Mie Memorie
Historical Fiction> Benito un ragazzino cresciuto troppo in fretta, dedito alla patria decide di arruolarsi come volontario di guerra a soli 17 anni. Inizia così i suoi viaggi per il mondo, affrontando le devastanti vicissitudini della guerra. Un racconto che ci perm...