Ero all'altare della chiesa San Giovanni di Dio a Taranto, teso nel mio vestito blu notte con la cravatta leggermente più chiara e le mie scarpe nere tirate a lucido, ogni tanto guardavo mio fratello Gino, l'unico della mia famiglia che riuscì a venire in rappresentanza, che mi guardava con un sorriso tirato per darmi conforto. A spezzare la mia ansia fù il rumore delle porte che si aprivano, accompagnate dall'orchestra che suonava l'Ave Maria di Schubert, dopo qualche nota vidi quella che stava per diventare finalmente mia moglie, in un bellissimo abito bianco ricamato a mano da una sarta Americana, con una coda lunga circa 7 metri, i capelli non troppo raccolti le scendevano sul viso contrastandosi con il bianco del velo, camminava con passo non troppo deciso sotto il forte braccio che la reggeva di mio suocero. A celebrare la messa furono 3 preti, dopo la cerimonia ci recammo a casa di sua zia Francesca per un pranzo nuziale, accompagnati dalla melodia che suonava l'orchestra, e verso mezzanotte tra i vari balli, suonò ancora l'ave Maria di Schubert, la pista si svuotò lasciandoci soli sotto gli occhi di tutti, guardai il volto di mia moglie sollevandole il velo molto piano e in maniera accurata, quando al nostro fianco si presentò mia suocera, le porsi il velo dicendole <<questo è tuo, e Anna è mia>>, fù sicuramente il lento più bello della mia vita. Il giorno dopo partimmo per il viaggio di nozze insieme a mio fratello Gino, che proseguì per Roma mentre noi ci fermammo a Napoli. La visitammo tutta e portai Anna in carrozza a visitare Posillipo, i suoi occhi curiosi guardavano attenti tutto il panorama, mentre io mi incantavo guardando lei. In seguito partimmo per Roma e non potendo alloggiare in casa mia, fummo invitati da mia cugina Anna, che viveva da sola con mio zio Ernesto e le due figlie Roberta e Caterina, ci fecero sentire subito a casa e, dopo aver trascorso qualche giorno lì rientrammo a Molfetta. Anna restò a casa sua per diversi mesi, poi la nave fece base e lavori a Taranto così decidemmo di trovare una casa per noi lì. Affrontammo la vita con il poco che poteva permetterci la mia bustapaga, e con tutti i miei risparmi comprammo del mobilio a rate facendo molti sacrifici, i genitori di Anna ci regalarono un bellissimo mobile con radio e giradischi e un po' di corredo, e in quell'epoca a possedere una radio erano davvero in pochi. Da parte dei miei purtroppo non avemmo nulla in quanto la vita a Roma era cara, ricordo che per avere la fede nuziale dovetti rivolgermi ad una sorella di mia madre. Anche se all'inizio non potevamo permetterci una vita di sfarzi, nella nostra casa si respirava aria di amore e spensieratezza, nei pomeriggi d'estate suonavo la mia chitarra e Anna mi accompagnava cantando.
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Le Mie Memorie
Ficção Histórica> Benito un ragazzino cresciuto troppo in fretta, dedito alla patria decide di arruolarsi come volontario di guerra a soli 17 anni. Inizia così i suoi viaggi per il mondo, affrontando le devastanti vicissitudini della guerra. Un racconto che ci perm...