11. ESTATE 2012

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11. ESTATE 2012

Iniziai ad essere insicura persino nel rapporto con gli altri, sospettando che Paolo ormai sapesse di me e Michele, ma io come una stupida avevo riposto tutta la sua fiducia in un cassetto, ripagandolo con il silenzio, nascondendomi nella selva per una scappatella, bloccata in quel gioco inventato da me stessa e Michele: la finzione.

Forse era così che si proteggeva Michele: fingendo al mondo di non conoscere il mio corpo, la mia bocca, il mio seno, il mio sesso, mostrandosi solo come un amico.

No, ormai ero convinta del contrario, egli fingeva di essere mio amante, quando invece la realtà era proprio quella: io e Michele eravamo amici, gli amici estivi, pronti a sciogliersi a inizio Settembre, con il solito addio.

Questa verità mi uccise, e la frase 'sono solo la sua prima scopata' si mutò poco prima del mio ritorno in: 'sei solo la mia prima volta'.
Così solo potei smetterla di angosciarmi tanto, concedendo a quegli ultimi giorni di essere spensierata e contenta di ogni cosa.
Michele però rovinò tutto la notte prima della mia partenza per il Nord.

Lanciò delle olive contro la finestra della mia camera, ovviamente non centrò mai il vetro, ma le olive rimbalzarono sul balcone ed io – che non dormivo – mi alzai incuriosita, asciugando le lacrime che avevo appiccicato fino a prima sul cuscino.

Sì, ero tremendamente triste, realizzando che il giorno dopo avrei trascorso altri nove lunghi mesi lontana da lui.

Ma egli si era portato fino a casa mia, alle due di notte, nonostante ci fossimo detti addio qualche ora prima.

"Che ci fai qui?" – dissi.
"Puoi scendere?" – chiese.
Scossi la testa in segno di 'no', e per la prima volta Michele iniziò ad arrampicarsi sulle pareti della casa della nonna, come un ragno, raggiungendo quasi per magia il balcone.
Pensai di sognare, ma dopotutto la sua agilità non era cosa nuova per me – come non lo erano i mattoni sporgenti, come scalini, delle pareti esterne.

"Ti volevo dare una cosa, una cosa che mi appartiene" – alzò la maglietta e tirò fuori dall'elastico dei jeans il suo diario.
"Promettimi una cosa ed io farò lo stesso, va bene?"
Annuii.
"Leggilo quando sarai a casa ok? Guarda che è una promessa."
"Promesso!" – risposi.
"Allora io come ogni anno, ti prometto che la prossima estate sarò qui per te ..."

Ricordavo quella promessa, e rimembravo come concludeva ogni Settembre quella frase, sentita e risentita.
Così, mentre lo stava per dire, aprii la bocca, ed insieme pronunciammo quelle parole: "... Fidati di me!"

Un ultimo bacio e poi addio: 'Al prossimo giugno Amore' pensai senza dirlo.

L'estate del 2013 però Michele non c'era.

SE CHIUDO GLI OCCHI È TUTTO BUIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora