Però volevo ancora che si scusasse, che chiedesse il mio perdono, per aver aperto bocca su mio padre, il mio eroe, la persona più speciale che avevo, colui che prima di chiunque altro aveva saputo farmi ridere della vita, donandomela insieme alla mia splendida madre.Mi focalizzai su questo pensiero mentre tornavo a letto, di nuovo piena di rabbia nei suoi confronti: 'deve scusarsi lui' mi dissi 'la famiglia degli altri non si deve mai menzionare. Ha sbagliato lui.'
Chiusi gli occhi ancora ardenti e presi sonno inferocita come non mai, con l'imminente ritorno delle mestruazioni alle porte, ma questa volta la mia furia non era dovuta da alcuno sbalzo ormonale, per me, era tutta colpa di Michele.Paolo si fece strano nei giorni a seguire, più chiuso, alle volte anche scocciato; non glielo chiesi mai il motivo, sapevo che mi odiava perché lo tenevo lontano dagli altri, dalla sua amata piscina, portandolo con me in paese, ignorando il mercato, quando c'era, per evitare Michele e Ale.
Dopo che mi passò il ciclo si fece avanti: "Io volevo finire la terza prova."
Allora gli dissi chiaramente che poteva farlo senza di me, incamminarsi per la casa dei Mangiaterra e stare con loro, ma non lo fece subito. Ci vollero altri tre giorni, dove arrivò persino a supplicarmi di accompagnarlo, ma io resistevo, doveva essere Michele a cercarmi.
Così andò da solo, tornando soltanto la sera stessa, dopo cena, mentre mia madre mi avvisava che Paolo mangiava da Giulio, ponendomi il piatto con il melone tagliato sotto al naso.Non mangiai molto, ero arrabbiata anche con Paolo, mi aveva tradita, nonostante fossi stata proprio io ad incoraggiarlo di inseguire i ragazzi da sé.
Quando entrò in camera non so che mi prese, ma lo riempii di domande, di come fosse stata la prova finale, come stavano, cosa avevano fatto, volevo sapere tutto, viverlo se pur con distacco, immaginandomi lì tutti insieme, nella casa abbandonata.
Paolo non mi disse niente se non: "Sei interessata così tanto? Allora la prossima volta vieni anche tu."
La prossima volta, dunque l'esame doveva averlo superato, mi avrebbe lasciata sola altri giorni, ed io mi sarei logorata il fegato per la frustrazione.Mentre lui dormiva, sempre più rumoroso dal primo giorno che eravamo arrivati a Spezzano, io tenevo gli occhi aperti verso la parete, distesa sul letto.
Lì mi venne l'idea, quella che forse, in maniera un po' disperata, avrebbe fatto sì che Michele si mostrasse di nuovo dinanzi a me, chiedendomi anche scusa.L'indomani mi alzai presto, per una poco mattiniera come me, sgusciando fuori casa mentre mia madre faceva il caffè: "Faccio due passi fuori. Mi scaldi il latte?" - chiesi.
Accettò senza parlare, occupata a sbadigliare, intontita dal sonno non mi disse nulla, trovandosi disorientata per il mio alzarmi all'alba.
Fuori vi era un clima strano, quello fresco che solo di prima mattina si può avvertire in estate, con l'erba umida e il bisogno assurdo di una felpa leggera a fine Luglio.
Mi incamminai per il bosco, raggiungendo il rifugio, salii al primo piano ed entrai nella stanza con l'armadio.
Rubai il diario di Michele e tornai di corsa a casa, felice nel non aver trovato nessuno nei dintorni, nascondendo l'agenda dentro la mia felpa.Sperai fosse un oggetto importante per lui, così che lo cercasse disperatamente, fino a chiedersi se lo avessi io, poi lo avrei ricattato: le sue scuse ed in cambio il diario.
Rientrai in casa e bevetti l'ormai tiepido latte, mentre mia madre si cimentava a leggere una rivista prima di andare a svegliare la nonna.
La calma assoluta viveva in casa, con il fresco, il suono degli insetti, dello svegliarsi lento delle altre case e persone.
Guardavo il cielo limpido e brillante fuori dalla portafinestra della cucina mentre iniziavo a sfogliare di nuovo quel diario.
Trovai finalmente una pagina interessante, la 'pagina dei Mangiaterra' s'intitolava, quasi fosse un capitolo per un libro. Lo trovai dolce, immaginandomi Michele scrittore un giorno, lui che si accontentava di poco, leggendo e giocando, un giorno sarebbe potuto essere un poeta, un filosofo, un cantautore perché no.
Quelle allucinazioni pregavo con tutta me stessa fossero sogni premonitori, come anche quello in cui crescevamo insieme durante le varie estati, fino ad innamorarci follemente.
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SE CHIUDO GLI OCCHI È TUTTO BUIO
Fiction générale'Mi rassicurò un pensiero. Se è nella notte blu che io trovo pace, se pur pensierosa ed angosciante, allora anche quando sarà giorno mi basterà chiudere gli occhi. Se chiudo gli occhi è tutto buio.' • Sofia è una ragazza di vent'anni all'inizio de...