e p i l o g u e

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m o n e t
n a  j a e m i n

Il ragazzo alto si trovava davanti la lapide bianca come la neve

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Il ragazzo alto si trovava davanti la lapide bianca come la neve. Un semplice pezzo di pietra che per gli uomini aveva assunto un significato così importante tanto da racchiudere e riassumere in sé l'intera vita di una persona, la sua intera esistenza.

Un silenzio comune si levava nell'aria limpida. I granuli che si erano innalzati a causa del venticello che tirava erano leggermente illuminati grazie ai deboli raggi solari: in questo giorno buio anche il Sole aveva capito la lezione, guardando dall'alto. Da sempre aveva dominato sulla natura e l'aveva trattata come una misera schiava. Anche il Sole quel giorno chiuse gli occhi e sospirò.

Che stupido che era stato.

« All'inizio pensavo non saresti venuto... » disse un ragazzo, che poi si rivelò essere Ren Jun. Si era nascosto dietro il tronco di un albero, per ripararsi da quella fievole luce che dava fastidio ai suoi occhi sensibili.

Non osava rispondergli.

« Se vuoi sfogarti io- »

« Sto bene così »

Le parole di conforto del maggiore furono interrotte.
« Cosa intendi? » Ren Jun incominciava a preoccuparsi. Era così arrabbiato con lei? Ancora? Come può un essere umano portare rancore verso un qualcuno di così vicino a lui dopo tutto questo tempo?

Possibile che Jae Min fosse umano?

« Non ho intenzione di piangere per lei. » velocemente se ne andò lasciando il maggiore senza parole e abbandonando quel luogo di timori e parole mai proferite.

Come è paurosa la mente umana, quanto lontano si più spingere...
Ma questa non era la storia di un ragazzo che non amava, che viveva nel suo oblio. Non era la storia di un ragazzo menefreghista, di un ragazzo disumano o incomprensibile. Jae Min non era una semplice figura da biasimare, da nascondere o da proteggere. Jae Min deve soltanto essere compreso, eppure è proprio questo l'ostacolo più grande per l'uomo.

Il fratello e la sorella avevano due menti diverse, due modi di pensare differenti, si potrebbe dire che erano gli opposti. Nonostante ciò entrambi cercavano la felicità.

Quando c'è in gioco un tesoro così grande, l'umanità perde la testa e non comprende più chi gli si trova attorno. Tutti sono uguali, ma diversi nello stesso momento.
Nessuno si presenta più come un essere uomo.

Jae Min era per se stesso l'unico essere umano, e questo perché era così assetato di libertà che dimenticò che essere "umano" significava anche essere diverso dai propri simili.
Ren Jun soltanto alla fine capisce che forse è una cosa stupida definire umana una persona. Jae Min lo era o non lo era? Come poteva un essere umano comportarsi in modo disumano? Per il ragazzo l'essere umano era qualcosa di inspiegabile.
Yu Yan invece aveva chiuso gli occhi già da tempo: per lei l'essere umano non esisteva. Per passare i periodo che viene comunemente chiamato "vita" basta pensare che nella prossima andrà tutto bene. Forse il questo mondo anche la felicità è qualcosa di imperfetto.

Non era la storia di un ragazzo dagli occhi chiusi, dal cuore i cui pezzi non potevano più essere assemblati tra di loro.
Il ragazzo aveva capito che forse tutto quello in cui aveva creduto fino a quel momento non era altro che la menzogna a cui la sorella gli aveva fatto credere.
Magari il mondo non era così terribile, ma il comportamento della sorella, tutta quella positività, lo aveva indotto a credere il contrario.

" Com'è strana la mente umana... Alla fine era colpa tua, eh Yu Yan? Avresti dovuta essere più attenta: anche provare un minimo sentimento d'amore nei confronti di qualcuno ti fa fare una marea di cose sbagliate. E ora è giunto il mio turno, no? Forse sorridevo internamente quando ti vedevo felice, ma sapevo che quella era una felicità falsa. Sei stata terribile, fino all'ultimo giorno. Maledetta. Sei morta col sorriso."

Jae Min amava, ma nessuno lo sapeva.

Se solo Ren Jun lo avesse saputo non sarebbe dovuto piangere anche sulla lapide dell'amico.

t h e  e n d

𝘔𝘰𝘯𝘦𝘵 ✒ 𝘕𝘢 𝘑𝘢𝘦𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora