19. Un inutile foglio

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Arriviamo da Leah in 10 minuti, e devo ammettere che con James non ci si annoia mai! Come la prima volta, abbiamo ascoltato canzoni.

Parcheggia davanti alla grande casa, per poi scendere. Lo raggiungo in fretta, e per la prima volta dopo tanto tempo, mi sentii in ansia, come se aspettare peggiorasse le cose e che in quei secondi stia succedendo qualcosa.

Il cancello si apre, così da lasciarci passare. Ci viene ad aprire la porta, la stessa signora che l'altra volta avevo conosciuto, la madre di Leah, che mi sorride vedendomi.

<<Alexia! Da quanto tempo!>>in effetti sono passati un bel po' di giorni, anche se non tantissimi.

<<Salve, ecco, volevamo vedere Leah>>dico io, mentre lei intanto è concentrata su James, che rimane lì impalato e confuso.

<<Oh si Leah, ecco, non è ancora arrivata a casa, è strano, pensavo fosse venuta da te o comunque da qualche parte, le ho mandato un messaggio, mi ha solamente detto che non sarebbe arrivata a casa e che stava quindi in biblioteca>>risponde, facendomi battere il cuore.

<<Io l'avevo accompagnata a casa, solo che sono dovuto scappare presto a scuola, non penso sia entrata>>James ha il mio stesso sguardo.

<<Aspetta, tu sei Michael? Il ragazzo di cui mi ha parlato spesso Leah, o mi sbaglio?>>mi scappa una risata al nome. Immagino Leah e il modo in cui l'avrebbe descritto.

<<Ehm, no si sarà sbagliata>>risponde lui.

<<Ah ok scusa allora. Volete entrare a mangiare qualcosa?>>domanda facendoci spazio per entrare, ma rifiutiamo ringraziandola.

Appena entriamo in macchina dopo aver salutato la madre di Leah, decidiamo di correre in biblioteca, grazie alle informazioni che ci ha dato la madre.

<<E se non dovesse essere nemmeno la?>>domanda James.

<<Chiameremo la polizia. Senti, voglio avere più informazioni sul suo comportamento, non è da lei>>

<<Hai ragione>>

La biblioteca fortunatamente è vicina, quindi facciamo presto ad entrare.

<<Che ne dici se ci dividiamo?>>domanda lui, fermandosi, mentre io ero già intenta a camminare verso una direzione.

<<Si ma ti prego, se la trovi, chiamami>>annuisce, quindi ci dividiamo, lui a sinistra ed io a destra.

<<Leah>>sussurro.

Sarebbe stato inutile sussurrare il suo nome, tanto non avrebbe risposto e nemmeno sentito. Ho sempre amato le biblioteche, e infatti mi fermo immediatamente appena vedo un libro. Un libro dalla copertina blu con un titolo elegante, che mi ricorda tanto qualcosa, sarà una mia idea, ma lo avevo già visto da qualche parte, e mi era piaciuto solo a leggere la descrizione.
Quando ne avrò il tempo, lo leggerò.

Intanto, mi accorgo di una ragazza bionda, con i capelli che le coprono il volto, seduta in una sedia isolata da tutti, nel posto più buio di tutti. All'inizio non mi sembrava nemmeno lei, non poteva essere lei, non mi ha mai detto che adora leggere, anzi, da quel che mi ha detto odia scrivere, soprattutto a scuola, dice che le stanca la mano, poi non mi ha mai parlato di libri, sarebbe strano vederla in una biblioteca.

Cerco di avvicinarmi lentamente, senza farmi vedere da lei, così appena sono consapevole che non possa scappare, la guardo per un po'.

<<Leah?>>domando con la voce leggermente tremante.

La ragazza alza il volto, guardandomi con due occhi che già conosco.

<<A-Alexia?>>è Leah, è veramente lei.

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