~1~ Dimenticare

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{Nome Cognome}

Buio.

Apro gli occhi e non vedo altro che buio. Sbatto le palpebre un paio di volte, prima di spostare il mio sguardo sulla piccola sveglia sopra al comodino di legno bianco dalle venature grigio chiaro accanto al mio letto. I luminosi numeri gialli segnano le tre e ventisette di notte. Sbuffo scocciata e mi alzo a sedere sul letto, iniziando a fissare un punto a caso con occhi socchiusi.

È successo ancora. Ci ho ripensato di nuovo. E ovviamente ho pianto.

Sospiro e allungo pigramente il braccio per cercar di accendere l'abat-jour sul medesimo comodino, brancolando nell'oscurità.

La stanza viene illuminata da una fioca luce gialla. La montagnola di vestiti sulla mia sedia non passa di certo inosservata. È sempre lì, pronta a farmi sentire in colpa per non aver messo in ordine la mia camera. Per non parlare dei numerosi libri di narrativa sparpagliati sul pavimento. E quella tazza? Chissà da quant'è che è lì...

All'improvviso, ricordo il motivo per cui mi sono messa a piangere prima di addormentarmi.

Ormai è diventato frequente. Non proprio una routine. Però accade spesso. Specialmente la sera. La mia mente prende, parte e torna a quel maledetto giorno di quasi otto mesi fa.

Afferro il cellulare buttato a casaccio sul tappeto a lato del letto e leggo per l'ennesima volta l'ultimo messaggio di Ryouta: "È stata solo l'avventura di un'estate. Nulla di più".

Non avevo risposto a quel messaggio. È stato l'ultimo che ho ricevuto da parte sua. E io non gli ho mai più riscritto. Ho conosciuto Ryouta la scorsa estate in vacanza. Io e i miei genitori alloggiavamo in un albergo nei pressi della spiaggia Jodogahama a Miyako. Ricordo che avevo iniziato ad incamminarmi per conto mio verso il mare, portandomi dietro il mio zainetto, il mio asciugamano e l'ombrellone. I miei mi avrebbero raggiunto più tardi. E fu lì che lo incontrai. Vedendomi in difficoltà, si era avvicinato e mi aveva aiutato a piantare l'ombrellone nella sabbia. All'inizio mi era sembrato un ragazzo a posto: dolce, educato, di bella presenza... ed io mi ero subito invaghita, proprio come una cretina. Abitava a circa un'ora dalla spiaggia, quindi, in quel periodo, si era sistemato insieme ad alcuni suoi amici in una casa per le vacanze lì vicino, proprietà del padre di uno di loro.

Avevamo iniziato a chiacchierare, facevamo delle passeggiate sul lungomare, ci raccontavamo un po' della nostra vita... non che mio padre fosse molto contento di tutto questo, e come contraddirlo... insomma, era praticamente un estraneo. Mia madre si limitava a ridacchiare e a dire «sono ragazzi, lasciali fare».

Dopo due settimane, arrivò il momento della mia partenza. Ricordo di essermi sentita davvero triste. Avrei mai potuto rivederlo? Ci eravamo scambiati il numero di cellulare, avremmo potuto continuare a sentirci, ma non sarebbe stata la stessa cosa. Mi limito a dire che, alla fine, mi aveva dato un piccolo bacio a stampo sulle labbra. Era stato davvero rapido, casto, una cosa velocissima. Eppure, sentivo come se da un momento all'altro sarei morta sul posto, mi aveva completamente presa alla sprovvista.

In quel momento ho provato una gioia indescrivibile... ora vorrei solo tirargli un'incudine in faccia.

Quando ritornai a casa, gli scrissi immediatamente. "Vorrei tanto potertelo dire di persona e avrei potuto farlo prima ma purtroppo, lì per lì, non ne ho avuto il coraggio. Quel bacio mi è piaciuto... non so se capisci cosa intendo. Hai provato la stessa cosa?". Ecco, questo. Diretta e senza tanti giri di parole. Ci avevo impiegato tipo venti minuti per trovare il coraggio di premere il maledetto tasto di invio.

Mi aveva risposto dopo un po' di ore. E la sua risposta mi aveva fatto letteralmente cadere il mondo addosso. L'avventura di un'estate. Non sono stata altro che l'avventura di un'estate. È cambiato da così a così. Sembrava tanto dolce, premuroso, tutte quelle cose che mi aveva detto... cazzate. Una marea di cazzate. Mi resi conto che avrei dovuto dar retta a mio padre...

Ormai sono passati otto mesi, non sto più male per lui, per Ryouta non provo più alcun sentimento... è per il gesto. Mi sono sentita usata... e questo mi fa arrabbiare. Guardando sui suoi social, ho scoperto che adesso sta con una tettona di cinque anni più grande che fa la modella in una famosa agenzia di moda.

Non ho più voglia di ricordarlo, non ho più voglia di stare male per quello che ha fatto... sono assolutamente intenzionata a tornare ad essere felice.

Improvvisamente, mi rallegro un po' al pensiero che fra un po' di ore vedrò la mia migliore amica Tooru. Mi ha praticamente costretta ad uscire insieme per andare a visitare quei negozi di gadgettistica sui coniglietti che conosce solo lei. Dice di essere stanca di vedermi ridotta ad una "triste larva umana", come mi ha gentilmente definita. Più che altro, usciremo per darci un po' di sostegno psicologico a vicenda (non che lei ne abbia bisogno, è più pimpante di un cardellino) in vista di quel giorno. Il solo pensarci mi fa venire l'ansia. Si tratta del primo giorno di scuola.

Tempo fa abbiamo sostenuto un esame di ammissione per entrare nella scuola per Eroi più famosa del Giappone, la U.A. Sin da bambine è sempre stato il nostro sogno. Ci eravamo appassionate agli Eroi dopo aver visto alla televisione uno di loro in azione, era un Eroe con il potere della telecinesi, adesso credo sia in pensione. Da lì, ci siamo ripromesse di iscriverci insieme a questa scuola tanto parlata da tutti. Sarò sincera, ero sicura di non essere passata. Durante l'esame ci avevano attaccati dei giganteschi robot e, presa dalla paura, non ero riuscita a fare molto. Quando è arrivata a casa la lettera con il responso, mi sono quasi sentita svenire. Passata. Sono passata. Ed è passata anche Tooru. Non ci resta che sperare di ritrovarci in classe insieme.

Do' un'altra occhiata alla sveglia sul comodino e noto che sono più o meno passati venti minuti da quando mi sono svegliata. Mi sento molto più rilassata rispetto a prima e questo mi rasserena. Mi lascio cadere sul letto, la mia testa sprofonda nel morbido cuscino. Sospiro contenta e sorrido leggermente, guardando il soffitto. Solo adesso mi rendo conto di quanto io sia fortunata. E di quanto sia stata stupida a pensare sempre al passato. Non voglio più questo. A breve inizierò una nuova vita, voglio ricominciare.

Allungo di nuovo il braccio per spegnere l'abat-jour. La stanza piomba nuovamente nell'oscurità più totale.

Chiudo lentamente gli occhi per provare a riaddormentarmi, molto più serena. Non so cosa sia successo questa notte, ma, tutto d'un tratto, sono più decisa che mai. Sono decisa a dimenticare e a ricominciare daccapo. Voglio dedicarmi in tutto e per tutto alla mia nuova vita da studentessa.

Ora so cosa fare.

Angolo dell'autrice
Salveeee ❤
Oddio, è il primo capitolo, non ci credo...
Ammetto che non è uscito proprio come volevo, ma spero di migliorare più avanti ❤
Mi rendo conto che è parecchio noioso, ma serve, più che altro, ad introdurre 😊
Ci vediamo al prossimo capitolo ❤
Bye 🦀


Parlami {Bakugou Katsuki x Reader} [LEMON]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora