Ritorno in Inghilterra

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Ragazzi, è la mia prima fanfiction, non fucilatemi. Buona lettura

Newt

Devo tornare a casa mia. In realtà non vorrei, ma Madama Picquery è stata categorica su quest'argomento: devo assolutamente portare la mia valigia lontano da New York, e se possibile lontano dall'America. Perlomeno questo vale per un primo periodo: credo voglia rassicurare tutti i cittadini americani e spiegare l'accaduto, e che preferirebbe farlo senza altri "incidenti".

Per un viaggio oltreoceano non posso sicuramente prendere una passaporta, tantomeno smaterializzarmi: ho un alto rischio di spaccarmi. Perciò devo tornare come sono arrivato, cioè in nave. Prima di partire però, mi assicuro che nessun animale esca dalla mia magica valigia, legando stretta una spessa corda intorno ad essa.

È il momento. Sto per uscire dalla casa delle sorelle Goldstein, dove sono rimasto per qualche giorno, quando una voce mi chiama.
"Newt! Dove vai?"
Mi volto. È Tina. Da un po' di tempo vederla mi provoca una strana confusione.
"Devo - ehm - devo tornare a casa." Non riesco a guardarla negli occhi. Mi concentro perciò su un punto indefinito vicino alla sua spalla.
"Oh." mormora lei in un soffio. Incrocio per un secondo il suo sguardo. Sembra... Triste? Ma io non sono bravo a leggere le emozioni delle persone. Probabilmente è solamente stanca, dopotutto è mattino presto. Torno a fissarle la camicia.
"Sì, insomma, dovrei andare al porto." Non so bene cosa dire.
"Beh, allora, ehm..."
Sto già cominciando a girarmi per imboccare la porta, quando lei esclama: "Ti accompagno!"
Sorpreso, rimango immobile mentre lei indossa rapidamente il cappotto blu e agita la bacchetta per lasciare un breve messaggio a Queenie. Poi si avvicina, stringe delicatamente la manica della mia giacca e ci smaterializziamo.

Ci troviamo al porto, e camminando lentamente giungiamo al punto d'imbarco per l'Inghilterra. Non voglio partire. Mi giro lentamente per salutarla.
"Beh, è stato..." comincio sorridendo. Lei mi fa sempre sorridere. Cioè, quando non siamo in pericolo di morte e/o non sono troppo imbarazzato.
"Eh, sì!" Anche lei sorride. Io guardo il terreno, come al solito troppo timido per alzare lo sguardo.
"Senti, Newt, ti voglio ringraziare." Di solito le persone non mi ringraziano. Anzi, spesso mi maledicono puntandomi le bacchette contro perché lo snaso è fuggito o perché Dougal fa gli scherzi. Raramente mi vogliono ringraziare.
"E per cosa? Io..."
"Beh, insomma, se non avessi detto quelle cose carine a Madama Picquery su di me, non mi avrebbero ripresa nella squadra investigativa." Certo che ho parlato di Tina alla Picquery. So quanto le mancava essere un Auror.
"Beh, io non so chi meglio di te potrebbe investigare su di me." Non avevo in mente di dirlo, ma ormai è troppo tardi...
"E tu cerca di non farti investigare per un po'." replica lei.
"Lo farò" le dico sorridendo. "Sì, vita tranquilla, da ora in poi (si credici), torno al Ministero. Consegno il mio manoscritto."
Finalmente l'ho finito. Ci ho messo circa otto anni per completarlo.
"Attenderò l'uscita. Animali fantastici e dove trovarli."
Alzo lo sguardo. È un nome bellissimo. E sono sorpreso che me lo abbia consigliato, perché lei all'inizio praticamente non mi sopportava. E non mi capiva. Ora invece...
Dopo qualche secondo, la vedo come prendere una decisione.
" A Leta Lestrange piace leggere?"
Come fa lei a sapere di Leta?
"Chi?" dico, cercando di capire come faccia a conoscerla.
"Quella nella foto, la ragazza." Ah, ecco.
"Ti dirò che oggi come oggi non so cosa piaccia a Leta. Sì. Perché si cambia."
"Sì." sospira lei.
"Io sono cambiato." realizzo. "Credo. Almeno un pochino."
Le brillano gli occhi. Cioè, le brillano sempre gli occhi, perché ha degli occhi stupendi, castano scuro e lucenti, e hanno un particolare effetto che...
La sirena della nave interrompe il flusso dei miei pensieri: quasi tutti i passeggeri sono ormai a bordo.
Non so dove trovo il coraggio. "Ti invio una copia del mio libro se permetti." Non so cosa risponderà.
Ma sorride. "Mi piacerebbe!"
Sollevo lentamente la mano libera per sfiorarle i capelli. Ho paura che si ritragga. Ma non lo fa.
La mia solita ritrosia nel guardare negli occhi le persone non c'è più, vorrei solo perdermi nei suoi caldi occhi castani ma... Devo andare. Rapidamente mi giro e imbocco il ponticello per salire a bordo. Ma... Potrei non vederla mai più. E so che voglio incontrarla di nuovo, anche se non so perché. Torno indietro.

"Scusa tanto. Che ne diresti se ti
portassi la tua copia di persona?"
È l'unica scusa che mi è venuto in mente. Sono patetico.
Lei è sorpresa, ma il dolce viso le si illumina di un bel sorriso.
"Mi piacerebbe." Ride, felice. "Moltissimo."
Anch'io felice, mi incammino verso la nave. A metà strada mi blocco un attimo. Dovrei... No, per ora va bene così. Ci rivedremo, e questo è già abbastanza.




Allora, questa è la prima scena. Spero di poter pubblicare le prossime presto.
Volevo specificare che la maggior parte delle cose che ho scritto sono tratte dallo Screenplay originale del film, oppure dal film vero e proprio. Il mio obiettivo era prendere la scena e trascriverla con uno stile narrativo, invece che come fosse un copione.
Niente, per quelle poche persone che stanno leggendo (nessuno), vi chiedo se potreste consigliarmi magari altre scene che potrei pubblicare, sempre con questo stile.
E in ogni caso, spero che vi sia piaciuta.
Ciaoo
~Kate

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