Gnarlak

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Tina

Ci siamo smaterializzati in cima ad un palazzo.

Da quassù la città sembra anche più grande. Le lunghe vie si diramano sotto i nostri occhi, disperdendosi all'orizzonte. Alcune nuvole scure fluttuano leggere nel cielo violetto del crepuscolo, mentre spunta il sottile spicchio argenteo della luna. Illumina l'oceano, profondo e misterioso, e la Statua della Libertà, con la sua torcia alzata vittoriosa verso i moltissimi diamanti scintillanti che cominciano ad apparire incastonati nella volta celeste.

Guardo le fievoli luci delle finestre, immaginando le vite dietro quei sottili vetri. Persone che fanno cena, bambini che giocano, discussioni leggere con una tazza fumante fra le mani.

Chissà come sarebbe stata la mia vita senza la magia. Chissà cosa avrei fatto, chi avrei incontrato, cosa mi sarebbe piaciuto fare. Ma non avrei conosciuto niente di questo magico mondo, gli incantesimi brillanti e rapidi che scivolano dalle bacchette, la gioia di volare su una scopa volante, con il vento fra i capelli e le stelle negli occhi, ubriaca di aria fredda. Non avrei saputo niente di folletti, elfi e delle creature magiche appena scoperte.

Sorrido appena, rivolta alla distesa di tetti scuri di fronte a me, felice di appartenere a questo mondo.

Newt mi raggiunge sul cornicione, salendo accanto a me.

Il viso è rischiarato dalla debole luce del sole al tramonto, mostrando la moltitudine di leggere lentiggini sparse sul suo viso, come costellazioni nascoste sulla pelle. Gli occhi verdi brillano, mentre osserva il paesaggio notturno di New York.

"Graves ha sempre insistito che le perturbazioni dipendevano da un animale. Dobbiamo trovare le tue creature, così non potrà più usarle come capro espiatorio." gli consiglio.
"Ce n'è solo una da recuperare. Dougal, il mio Demigaise." mi confida, continuando a guardare fisso di fronte a sé.

"Dougal?" gli chiedo divertita, lasciandomi scappare un sorrisetto. Non sapevo desse anche dei nomi ai suoi buffi animali.

È quasi... dolce.

"C'è un problemino: è ehm... invisibile." conclude.

Lo fisso. "Invisibile?"

"Sì, più o meno sempre, lui ha... ehm..." cerca di spiegare.
"Come si prende una cosa..."
"Con immensa difficoltà." finisce la mia frase, sorridendomi goffo.
"Oh..."

Ci scambiamo un lieve sorriso. È così carino, con quel ciuffo ribelle di capelli bruno-rossastri che gli ricade sulla fronte, e gli occhi verdi e il comportamento impacciato e il modo di essere sempre gentile...

Mi avvicino a lui. E all'improvviso mi viene in mente...

"Gnarlak."

Sembra preso alla sprovvista. "Scusami?"

Emozionata, gli spiego: "Grarlak. Era un informatore che usavo quando ero un'Auror. E commerciava in creature magiche per arrotondare."

Finalmente capisce. Sveglio, il ragazzo.

"E non ha mica un interesse per le orme di zampe?" mi chiede.
"Ha un interesse per tutto quello che può vendere."

***

Jacob

Tina ci guida in un stordito vicoletto, ricoperto di lattine, cassette ed altri rifiuti. Ecco, non certamente il posto dove porterei una ragazza, diciamo.

Ci conduce verso una scala che porta a un appartamento nello scantinato e ci fa segno di seguirla e scendere.
I gradini sembrano finire ad una parete chiusa, senza alcuna porta. C'è solamente un manifesto di una debuttante in abito da sera che si guarda allo specchio.

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