You've hurt me

2.1K 114 277
                                    

1969.

- Rog.

Il ragazzo sentì la voce familiare provenire dall'esterno della sua camera. Con rabbia sbatté violentemente il bicchiere di vetro che era sulla sua scrivania contro il muro, afferrando dei vecchi spartiti, strappandoli e accartocciandoli. Si mise le mani tra i capelli biondi, tremando e digrignando i denti, mentre cercava di non impazzire. Si sedette sul suo letto, stringendosi i capelli tra le mani e appoggiando i gomiti sulle ginocchia.

- Rog, per favore, posso entrare?

- Non rompermi il cazzo e vattene via. E' inutile che resti. - strinse i denti lasciando scivolare le lacrime dai suoi occhioni enormi e del colore del cielo. La porta si aprì comunque, rivelando dei ricci crespi e un corpo magro e alto che era appoggiato all'uscio. Roger lo fissò con gli occhi spalancati, tremante, le occhiaie marcate e le labbra martoriate per i morsi che lui stesso si procurava quando era nervoso. - Esci immediatamente.

Brian sentì il cuore diventare un macigno. La camera era un campo di battaglia. Regnava il disordine, i vestiti giacevano buttati sul pavimento, la batteria era a terra. Gli spartiti strappati, piccoli cristalli brillavano sul battiscopa. Non aveva mai visto Roger in uno stato peggiore. Di certo non lo avrebbe lasciato da solo, per alcun motivo. - Rog, devi distrarti.

- Che cazzo vuoi, Brian? Vattene, non ho bisogno di te e delle tue attenzioni da... - strinse gli occhi, venendo interrotto da colpi di tosse che gli scuotevano forte il petto. Aveva gridato, urlato fino a graffiarsi la gola, e quelli erano i risultati. Brian gli strinse una spalla, mentre la sua schiena continuava a essere tormentata dai tremiti. - Roger. - sussurrò, accarezzandogli il braccio dolcemente. Roger drizzò la schiena, tirando su col naso e scansando la mano di Brian dalla sua spalla. - Ho detto di andartene.

- No.

Il biondino gli lanciò un'occhiataccia, asciugandosi le lacrime, mentre Brian sospirava. - Rog, ti prego, devi dimenticare. Non è successo niente, andremo avanti senza Tim, troveremo qualcuno anche più bravo e più talentuoso. Devi fidarti di me. Sei il batterista migliore che io conosca. Hai una voce pazzesca e...

- Io lo amavo, Brian. - disse Roger, gli occhi fissi sul pavimento, le unghie che affondavano nel palmo della mano per via dei suoi pugni chiusi. Brian deglutì, respirando profondamente. - Lo so.

- Lo amavo e lui pensava a scoparsi chiunque, sbandierandomelo in faccia. Ma che lo dico a fare a te... Non ne hai di questi problemi.

Brian stette in silenzio. Si grattò la tempia con il dito affusolato, guardando Roger. Il respiro si stava calmando, ma poteva sentire la sua rabbia e la sua delusione solo sfiorandolo. - Rog, odio vederti così.

Roger si scostò incrociando le braccia. - Come fai?

Brian aggrottò la fronte.

- Come fai ad essere così... Così fottutamente calmo... Come fai a perdonare in questo modo? - sussurrò il biondino, guardandolo con gli occhioni azzurri rossi per il pianto. Brian non sapeva cosa dire. La vista di quegli occhi lo stava confondendo, non sapeva cosa dire o cosa fare. Si limitò ad abbassare la testa. - Io sono semplicemente rassegnato a molte cose.

- A che cazzo sei rassegnato, eh?! - esclamò il più piccolo, alzandosi dal letto a pugni stretti, gli occhi azzurri bruciavano di frustrazione e rabbia. Ma Brian sapeva che non era arrabbiato con lui. Era arrabbiato con la persona che li aveva abbandonati in quel modo menefreghista ed egoista. - Brian tu sei perfetto! Hai una vita perfetta, un cervello straordinario. Suoni il tuo strumento come nessun altro al mondo. Sai fare fottutamente tutto e per questo a volte ti odio. E odio ancor più me stesso per l'invidia che provo. E io sono tanto, tanto stanco di essere solo uno stupido, invidioso, inutile Roger Taylor. Io sono rassegnato. Io. Non tu, che sei così perfetto da far schifo. Non Tim, che ci ha abbandonati così, lasciandomi ancora più solo. Sono stanco. Così stanco. - quando Roger finì di parlare, deglutì. Era sudato, ma tremava e tirava su col naso. Brian scosse la testa, si alzò, guardando fuori dalla finestra. Roger strinse più forte i pugni, graffiando la pelle delicata del palmo. - Reagisci, porca puttana! Non parli nemmeno più, ora? Sono troppo stupido per te, non è così? Troppo stupido per...

You don't know what it means to me. (Maylor)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora