☠4. «Gioca a fare lo psicologo?»

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Yoongi aveva la brutta abitudine, se così la si vuole definire, di prendere per sentenza sputata la prima impressione che una persona gli dava

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Yoongi aveva la brutta abitudine, se così la si vuole definire, di prendere per sentenza sputata la prima impressione che una persona gli dava. Andando così, quasi ad imporgli un'etichetta che sarebbe stata immensamente difficile da cambiare. Con Jungkook era successo proprio questo, gli era sembrato fin da subito uno spocchioso bambinone, estremamente infantile, rozzo, aggressivo e creò tanti altri aggettivi negativi che non si fermarono nella sua mente andando così a creare una lunga lista nera. Di positivo? Non aveva ancora trovato niente e pensava, ne era sicuro, che non ne avrebbe mai trovato alcuno.

Forse fu proprio questa sua sensazione a pelle a farlo infervorare, vedendo uno squadra che non fosse la loro, investigare sullo stesso caso. Okay, sapeva che Seokjin li avesse chiamati, ma non sapeva che li avrebbe trovati proprio lì dentro. Diamine! E non bastava ciò, perché il colpo più duro fu lo scoprire che con quel soggetto avrebbe anche dovuto collaborare e ciò avrebbe voluto dire: vicinanza, argomentazioni, simpatia. Non aveva la minima voglia di impegnarsi in nessuna di quelle cose. 

Con la mano sinistra, scoprì il polso opposto, lasciando in vista un braccialetto altamente tecnologico che rappresentava una sorta di ricetrasmittente moderna. Lo avvicinò al viso e nel mentre che premette un tasto parlò con il capo «Nam, sposta la macchina e vieni alla porta nel retro del capannone» una voce leggermente deformata e metallizzata gli rispose «Okay, arrivo subito»

Gli sembrarono i trenta metri più lunghi della sua vita quelli che percorse fino ad uscire dall'edificio. Perché di fianco a lui ci fu sempre quel dannatissimo agente, che forse di buono aveva solo l'altezza. Le loro spalle si sfiorarono più volte ed entrambi si giravano a turno a guardare l'altro e a lanciargli occhiate di sottecchi per controllarsi dopo il sussulto dovuto ad una nuova collisione leggera. Tutti e due sentivano gli occhi dell'altro su di sé ma quando si giravano a controllare, tutto era nella norma e lo sguardo era fisso in avanti.

Spalancò la porta Yoongi e Jungkook la tenne aperta per far passare tutti. Nello stesso momento il rumore di un motore spezzò l'aria ed in pochi secondi una macchina venne parcheggiata davanti i loro occhi. Lo sportello del guidatore si aprì, si intravide prima un piede poggiare sul brecciolino, poi una chioma dai riflessi rosa sbucare da sopra lo sportello ed infine Kim Namjoon si palesò in tutta la sua monumentalità statuaria. Il portamento fiero. La divisa che fasciava perfettamente il suo corpo.

E poi un sasso.

Un maledetto sasso che impigliò la punta del suo scarpone e lo fece barcollare in avanti «D-dannazione» imprecò Namjoon rimettendosi dritto il prima possibile. Una veloce sistemata ai capelli e si stampò in volto un sorriso che trasudava preoccupazione ed imbarazzo. Li guardò tutti uno per uno e più nel suo campo visivo entravano nuove persone, più la sua bocca andava schiudendosi dalla sorpresa, lasciando tutta quella apparente sicurezza iniziale e rivelando il suo vero io «C-chi sono?» chiese balbettando a Yoongi.

Sul volto di Seokjin prese vita un sorrisetto divertito. E pensò solo una cosa, c'è anche lui, non mi ero sbagliato.

«Nam» riprese la parola Yoongi affiancandolo «coloro con cui dovremo collaborare» si voltò a guardarlo dopo aver studiato per quello che poté, dato il buio della notte, i visi altrui «Ti presento Kim Seokjin» ed il nominato si fece avanti tra i corpi allineati. Si fermò poi davanti Namjoon...lo fissava piuttosto incuriosito, incrociò le braccia la petto e scaricò il peso sulla gamba posta più indietro «Bene, allora» proseguì schiarendosi la voce «Lui è uno dei maggiori esponenti nella gerarchia dei capi dell'intelligence statunitense»

𝑳𝑨 𝑸𝑼𝑨𝑫𝑹𝑨𝑻𝑼𝑹𝑨 𝑫𝑬𝑳𝑳𝑨 𝑳𝑼𝑵𝑼𝑳𝑨 // ᴷᵒᵒᵏᵍᵃDove le storie prendono vita. Scoprilo ora