☠ 3. «Li ho voluti espressamente»

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Il sobbalzare della macchina, dovuto alle continue buche ed affossamenti stradali, gli stavano facendo venir la nausea

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Il sobbalzare della macchina, dovuto alle continue buche ed affossamenti stradali, gli stavano facendo venir la nausea. Appoggiò la testa al finestrino, cercando di concentrarsi sul paesaggio circostante.
Jungkook se le era immaginate diverse le periferie londinesi. Forse colpa del quartiere degradato nel quale erano finiti, la prima impressione che ebbe non era stata di certo la carta migliore che avesse potuto giocarsi quella città. Aveva immaginato le tipiche case del posto anche in quelle zone meno centrali, ma davanti a sé vedeva soltanto una fila interminabile di baracche fatiscenti.
La copertura di un tombino non fissata, produsse un forte rumore metallico al passaggio delle ruote su di essa, la sua testa rimbalzò, schiantandosi nuovamente contro il vetro. Un'espressione dolorante gli ricoprì il volto «Che merda» sussurrò rimettendosi dritto e portandosi una mano ad accarezzare il punto colpito.  

Sbuffò stanco, il viaggio era andato bene ma un pisolino lo avrebbe schiacciato volentieri, il jet lag si faceva sentire ma il lavoro ancora di più. Guardò l'orologio da polso che indossava e svogliatamente si tirò su la manica del maglione grigio. Erano scoccate le dieci in punto della sera, ma non sarebbero andati a dormire avevano altro da fare. In programma vi era un'irruzione all'interno di un capannone, dove -come dicevano fonti attendibili- delle ragazze venivano tenute prigioniere in condizioni di vita deplorevoli.

Si sedette nel mezzo, per affacciarsi tra i due sedili anteriori. Poggiò i gomiti su di essi «Jin, quanto manca? Questo giubbotto antiproiettile sta incominciando a darmi fastidio» chiese notando subito dopo la strada selciata che avevano imboccato.
 «Siamo praticamente arrivati, Kook» sentenziò Seokjin, alla guida di quel veicolo che andava inoltrandosi in quella natura, i cui alberi andavano chiudendosi all'orizzonte facendo sempre più scomparire la città.

Annuì felice della risposta mentre davanti a sé uno spiazzo si apriva dentro la foresta rischiarata solo dalla luna piena. Ed il capannone di loro interesse fece capolino non molto lontano. Frenò di colpo, facendo catapultare il corpo di Jungkook all'indietro fino ad imprimersi contro il sedile «Ahia! Avvisa prima di frenare così bruscamente» si lamentò attirando l'attenzione di Taehyung, rimasto fino a quel momento in silenzio -nel posto davanti del passeggero- che si girò all'indietro «Ecco perché ti dico sempre di metterti la cintura» sottolineò e Jungkook lo guardò stizzito mentre SeokJin amplificava la dose «Non si può vedere che proprio tu, che sei al servizio dello Stato, infranga le sue stesse leggi» scosse la testa guardandolo attraverso lo specchietto retrovisore «Sei incoerente»

Roteò gli occhi al cielo e scese insieme agli altri dalla macchina. Vigeva un silenzio tenebroso, cercarono così di richiudere gli sportelli producendo il meno rumore possibile. Un gufo solitario passò sopra le loro teste e Jungkook pensò a come qualche anno prima se la sarebbe data a gambe levate pur di non rimanere un secondo in più in quel luogo.

Camminarono con passo felpato lungo il ciglio della strada, notando sempre più particolari di quel capannone. Le finestre rotte con il vetro aguzzo sparpagliato per terra, davanti l'ingresso. La lamiera del tetto che sembrava quasi riflettere la luce notturna. Conoscevano a memoria la piantina di quell'edificio, talmente tante erano state le volte che l'avevano studiata. Ed il piano era stato curato nei minimi dettagli.

𝑳𝑨 𝑸𝑼𝑨𝑫𝑹𝑨𝑻𝑼𝑹𝑨 𝑫𝑬𝑳𝑳𝑨 𝑳𝑼𝑵𝑼𝑳𝑨 // ᴷᵒᵒᵏᵍᵃDove le storie prendono vita. Scoprilo ora