Capitolo 4

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Taehyung's pov
Sentii suonare alla porta e andai ad aprire, dato che Jimin stava facendo una doccia, per prepararsi all'appuntamento con Yoongi.
«Oh, ciao hyung. Chim si sta lavando, ci vorrà un po'» Riferii scherzosamente io, ritrovandomi davanti un Yoongi-hyung tirato a lucido.
«Non ti preoccupare TaeTae, io vado a vedere a che punto è il mio ragazzo. Magari gli dico anche di brigarsi.» Disse lui sorridendomi in una maniera alquanto ambigua.
«O-okay...» Dissi confuso io.

Non ebbi notizie dei due ragazzi per un bel po', fino a quando non vidi Jimin, entrare in salotto con solo un asciugamano alla vita.
«Tae, abbiamo deciso di stare a casa» Mi disse il biondo, seguito da un Yoongi con i capelli bagnati e i vestiti diversi da quelli che indossava in precedenza.
«Capito, tolgo il disturbo» risposi io afferrando il cappotto e uscendo in fretta dall'appartamento.
Una volta sulle scale, vidi la sagoma di quello che mi parve il mio passante e subito accellerai il passo.
Il ragazzo si accorse della mia presenza e come un fulmine scese le scale e voltò l'angolo, scomparendo completamente dal mio campo visivo.

«È impossibile che sia lui, è scappato perché mi ha scambiato sicuramente per un maniaco.» Pensai ad alta voce, schiaffeggiandomi la fronte.
Passeggiai a lungo e dovunque andassi mi sentivo osservato.
Oramai a Seoul ero conosciuto come lo studente migliore in tutta la città, ma a me quel titolo sembrava solo una presa in giro.
Nessuno di quelli che mi conoscevano sapeva che carattere avessi o cosa mi piacesse fare, né tantomeno che fossi gay.
Tutti avevano di me sicuramente l'idea del ragazzo perfetto, che non ha problemi ed è fidanzato con una delle ragazze più belle che conosca.
In realtà nulla di questo mi si addiceva.

Avevo tanti difetti e facevo spesso i capricci come un bambino. In più, non conoscevo molte persone del sesso opposto al mio, se non quelle che avevo respinto dopo essersi dichiarate e aver ricevuto come risposta un triste 'mi dispiace, ma non mi piacciono le ragazze'.
Insomma, non mi piaceva stare in città. Avrei preferito di gran lunga vivere in campagna, lontano da tutti i rumori e i fastidi creati dalla città.
Avrei voluto davvero traferirmi, o meglio, avrei voluto tanto farlo una volta finita la scuola e dopo aver trovato il mio passante.

Lui, per me, era un pensiero fisso. Non riuscivo a non pensare a Jungkook, neanche per un solo istante. Incontrarlo faccia a faccia era persino un desiderio mille volte più grande del vivere in campagna.
Sognavo ardentemente di trovare quel tipo di felicità e continuai a pensarci, fino al ritrovarmi davanti alla mia vecchia casa.
Lì viveva mio papà con la sua nuova moglie e con il loro figlio, poco più grande di me.

Quell'uomo che biologicamente era definito come mio padre, non era altri se non la persona più avida che conoscessi. Dopo la morte di mia madre, lui prese tutti i suoi beni e li vendette, godendosi il compenso con la compagna, diventata successivamente la nuova moglie.
Una volta, mentre prestavo aiuto a mia madre in ospedale, lei mi rivelò che era a conoscenza del tradimento di mio padre e della presenza di un altro bambino, avuto nonostante il suo matrimonio con lei.
Io mantenni il segreto, sotto richiesta della donna che amavo e continuai la mia vita in quella casa, fingendo che tutto andasse bene.

Alla morte di mia madre però, non riuscii più a tollerare la situazione e il resto lo sapete.
Rimasi qualche istante a fissare la casa in cui avevo passato la maggior parte della mia vita e tutti i ricordi, sia belli che brutti, tornarono a galla.
«Taehyung?» Sentii pronunciare dalla struttura.
Io alzai lo sguardo e vidi mio 'fratello' davanti alla porta.
«Ciao Seokjin» lo salutai freddo io.
«Che ci fai qui?»
«Facevo una passeggiata, ma sto andando via»
«Perché non ti fermi un po'? Ti offro qualcosa, sarai stanco dopo aver camminato molto»
«Come fai a sapere che ho camminato tanto?»
«Avanti Tae, so dove abiti ora»
«Eppure non sei venuto mai a trovarmi» sputai acido.
«Papà non vuole che io ti veda» confessò tristemente il ragazzo dai capelli neri e io mi adirai ancora di più.

«Certamente, non vuole che io ti contagi con la mia 'malattia'»
«Oh, andiamo Taehyung. Papà potrà essere contrario all'omosessualità, ma sai che io non sono come lui»
«No Seokjin, non posso saperlo. E poi come potrei fidarmi di te»
«Te l'ho detto miliardi di volte che io non c'entro nulla con mia madre e nostro padre. Io ti voglio bene davvero, come un fratello.»
«Devo farti i complimenti Jin, hai ereditato le ottime doti di recitazione da quell'uomo» continuai con un tono sempre più acido.

Non mi riconoscevo in quel momento. Io non ero così, di solito davo molta fiducia a chi non mi aveva mai fatto nulla. Eppure con Seokjin non riuscivo ad essere me stesso, forse perché avevo paura che si rivelasse essere la copia di quell'essere che ha fatto soffrire mia madre, persino sul letto di morte.

«Vuoi una prova che non ti sto mentendo, Taehyung?» Disse con un tono più serio e io annuii.
Lui si avvicinò a me e mi passò il suo telefono con aperta la galleria.
«Guarda, lui è Namjoon.» Disse sorridendo.
Era chiaro che lui fosse felice di parlare di quel ragazzo con me, come se io fossi veramente suo fratello e l'unica persona con cui poteva esprimersi.
«E allora? Cosa vuoi che mi importi di un tuo amic-» stavo dicendo, ma mi dovetti interrompere da solo quando, girando fra le tante foto, ne vidi una che ritraeva questo Namjoon e Seokjin baciarsi.

«Questa foto l'ho fatta apposta per te. Sapevo che non mi avresti creduto ma ti prego Tae, l'unica cosa che voglio è poter fare parte della tua vita» ritentò a convincermi e io gli sorrisi per la prima volta.
«D'accordo, ti darò una possibilità» Dissi arrossendo leggermente quando le sue braccia circondarono la mia figura.
«Grazie mille fratellino» mi ringraziò con voce rotta e io capii che fosse sul punto di piangere.
A quel punto, ricambiai dolcemente l'abbraccio e lui poggiò la sua testa sulla mia spalla, essendo comunque più alto di me.
«Non c'è di che, hyung»

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