Joshua

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Joshua uscì di casa sbattendo la porta, era stufo di tutto, dei suoi genitori, dei suoi amici, degli insegnanti.

Era davvero così difficile comprenderlo, stargli accanto?

A questo pensava attraversando il porto a grandi falcate, con le mani in tasca e lespressione corrucciata, credeva di essere un libro aperto, ma le persone non lo sentivano, non lo vedevano mai davvero, La sua vita era composta da superfici e ogni volta che provava ad andare più a fondo ci sbatteva contro.

Voleva solo andarsene, lontano da quella cittadina infima, voleva sentire il sapore della libertà, di una metropoli affollata o di un oceano sconfinato, voleva vivere davvero.

Voleva ritrovare Maddalena.

Maddalena era stata la luce in fondo al tunnel, lunico sprazzo di verdicità in una realtà così ipocrita, aveva accolto le sue insicurezze e le sue paure, le aveva accarezzate e se le era prese con sé, Aveva sconvolto il suo piccolo mondo e gli aveva donato il sentimento più puro del mondo, lamore.

Ogni dettaglio di quella ragazza era scolpito sulle pareti della sua mente, i suoi capelli biondi, tessuti dagli dei, e gli occhi azzurri, ma non lazzurro freddo del ghiaccio, lazzurro di un cielo destate, lazzurro dellorizzonte e del mare calmo.

Maddalena era la sua Calliope, la sua musa, e senza di lei non cera nulla a dare senso ai momenti, aveva lasciato un vuoto incolmabile, e nulla poteva cambiarlo.

Joshua continuava a camminare furiosamente, sapeva lunica ragione per tutta quella rabbia e si chiedeva come mai nessunaltro si rendesse conto che era solo. Tremendamente solo.

Finalmente arrivò nel suo posto, il posto in cui andava quando tutto diventava troppo e le emozioni lo sopraffacevano.

Era una panchina, una panchina vicino allacqua. Due anni prima, proprio nel mese dellarrivo di Maddy in paese, era stata ridipinta di bianco; il colore aveva coperto tutte le incisioni di quando era un bambino e sembrava essere stato un segno dei cambiamenti che stava per affrontare.

Faceva male. Ogni luogo in cui metteva piede gli ricordava di lei e quel ricordo gli lasciava in bocca lamaro retrogusto delle cose meravigliose che vengono perse, era un circolo vizioso, non cera modo di scampare ai ricordi, non cerano posti nuovi in cui costruire una storia che fosse solo sua, o abbastanza rumore per coprire i propri pensieri, o abbastanza persone per dimenticare il suo volto o abbastanza divertimenti per scacciare la tristezza.

Si sedette e accarezzò lievemente la loro scritta: Ricordati di me e di tutto ciò che è stato

Era una strofa di una canzone di Mr.Rain. La loro canzone preferita.

Maddalena gli aveva fatto promettere che se avesse cominciato a essere troppo per entrambi lui avrebbe scritto sotto la strofa successiva: Ma sai che non cè futuro per chi vive nel passato.

Non lo avrebbe mai fatto. Non lavrebbe mai lasciata andare.

In quel momento vide un oggetto galleggiare sulla superficie dellacqua, si avvicinò e lo afferrò.

Era una palla nera con un 8 sopra laccato di bianco, dietro cera un piccolo display, sembrava una di quelle palle magiche che rispondono a ogni tua domanda.

Joshua provò a scuoterla ma sul display non comparì nulla, forse per lacqua o magari per il tempo.

La tenne comunque, gli piaceva pensare che nella vita nulla succede per caso, e che quando si tirano le somma, alla fine, tutto fa parte del quadro generale, tutto è successo per formarti, per renderti la persona che sei, e che sono le cose piccole e apparentemente insignificanti a comporre il tuo destino.

Si allontanò tenendo la palla tra le mani, chiedendole come cancellare il dolore per sempre.

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