~ 진실 ~

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~ Verità ~

"Quando le ferite
sono guarite
con l'amore,
le cicatrici
sono bellissime."
David Bowles.

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Niente mi avrebbe preparato a tutto questo. Alla sensazione di perdita, alla paura di non poter più rivedere i suoi occhietti, guardarmi con dispetto o semplicemente guardarmi. Come avrei affrontato tutta una vita senza il mio adorato Jungkook? Quando mi sarei perdonato di averlo allontanato dalla mia per un po', provando odio e amore nei suoi riguardi. Probabilmente mai, perché non avrei mai accettato la sua perdita, avrei odiato me stesso per il resto della mia esistenza. Avevo sofferto per Jimin, anche troppo. Eppure questo dolore era imparagonabile. Se non avessi avuto vicino Hoseok, probabilmente sarei caduto dentro un labirinto che conoscevo bene. La sua presenza mi fu cara, il sostegno muto che mi aveva donato quel ragazzo, nonostante tutto, fu come raggiungere il sole e poterlo abbracciare. Quando entrai di nuovo in camera di Kookie, lui stava guardando fuori, ancora attaccato a troppi fili. Chiusi la porta piano e mi avvicinai: - Hyong, non colpevolizzarlo troppo. Taehyung non sa niente di tutto quello che è successo. - disse piano, cercando di spostarsi di poco gemendo.

- Fa attenzione. Ti aiuto io. - dissi, sollevandogli poco la schiena. Le sue braccia si attaccarono al mio collo e, ancora più lentamente, lo adagiai di nuovo. - Non ho nulla contro Taehyung. Ha scelto il momento peggiore per essere protettivo. - risposi alla sua constatazione. Non avevo alcun sentimento per quel ragazzo ma la sua lingua, aveva osato troppo ed io ero molto provato. Sorrise, il mio cuore scoppiò di gioia per quella visione, avrei rivisto il sorriso del mio piccolo fratellino. - Hyongnim? - chiamò piano Kookie, non avendo mosso un centimetro, portai i miei occhi sui suoi. - Mi terresti la mano? - chiese. Fu come se il mio corpo fu catapultato all'indietro, rividi Jungkook piccolo, due o tre anni massimo. Piegato su se stesso in lacrime. "- Perché piangi piccolino? - chiesi. Tirò su con il naso ed io sorrisi. Avevo appena compiuto otto anni ed ero già il suo tutore. - Ci sono i mostri sotto il letto. Mi terresti la mano? -" Non esitai un attimo, con delicatezza, presi la sua tra la mia e vi poggiai il viso. - Sono qui con te Kookie. Non andrò da nessuna parte. -

Dopo pochi minuti, chiuse gli occhi addormentandosi. Posai un leggero bacio sulla sua fronte e mi avviai verso la porta:
- Saranghae abogi. - disse ed io rimasi immobile. Per avere la sicurezza che stesse parlando nel sonno, voltai lo sguardo verso di lui, sorrideva e sosteneva il mio.
- Saranghaeyo. - risposi a mezza voce. Voltai lo sguardo e cercai invano di non piangere. L'avermi chiamato in quel modo, aveva scatenato in me, sensazioni che non avevo mai provato. Quando uscii dalla stanza buttai l'aria che avevo trattenuto senza accorgermene e lo vidi. Seduto che guardava la porta, aspettando che uscissi. I suoi occhi furono l'ancora per il mio corpo. Sorrise, quel sorriso di felicità misto a sorpresa. A grandi passi lo raggiunsi e allacciai le mie braccia al suo collo. - È tutto ok, Yoongi? - sussurrò ed io feci si con la testa. - Andiamo a casa. - gli dissi, Jungkook avrebbe avuto Taehyung e un'infinità di infermieri e dottori. Ero stanco, sporco e volevo stare da solo con Hoseok. Mi guardò, chiedendomi se ne fossi sicuro, acconsentii e, prendendo la sua mano, tornammo a casa.

- Ti va Giappone stasera? - non avevo nulla a casa ed ero troppo stanco per cucinare. - È un invito a salire a casa tua Min Yoongi? - disse lui arrossendo poco. Mentre continuavo ad accarezzare la sua mano, sorrisi: - Non credo tu abbia bisogno dell'invito per venire a casa mia. - e lui non rispose, si limitò ad abbassare gli occhi e fare un mezzo sorriso. - Mi va. - rispose ed io sentii il mio cuore battere più forte. Una volta a casa, gli disse che poteva ordinare tutto ciò che voleva, andai in camera e sistemai come potevo, avevo ancora qualche scatolone nel soggiorno e i divani erano occupati. Quando tornai da lui, osservava quelle scatole intatte: - Non le apri? - chiese, curioso come sempre. Feci no con la testa, non era il momento e sinceramente non volevo farlo. - Di la c'è più spazio, vieni. - dissi indicando il corridoio. Senza dire nulla mi seguì, sapevo ci sarebbero state altre domande. Cominciò a guardarsi in giro, toccando quelle poche cose che avevo sistemato in camera mia. - Ti piace? - chiesi quando lo vidi soffermarsi davanti una piccola statuetta che avevo comprato in Thailandia.
- Trasmette un sacco di energia. - rispose ed io spalancai poco gli occhi, l'avevo comprata per lo stesso motivo. - Non sono tue quelle scatole vero? - feci un mezzo sorriso. - Me le ha spedite Jimin. - Non volevo alcun tipo di segreto tra di noi, volevo fosse più genuina possibile la nostra storia, perché speravo intensamente che durasse davvero tanto.
- Quindi non sono tue? - chiese nuovamente. - Hobie, sono cose mie che avevo lasciato nella nostra casa. Me le ha spedite perché non ci abita più, è andato via. - dissi e, preso dal fastidio, gli diedi anche la lettere che li accompagnava.

Lo lasciai leggere, il cibo era arrivato. Presi due bicchieri e qualche tovagliolo. Quando rientrai in camera, era seduto sul letto, ginocchia al petto e sguardo vuoto. Sospirai, posai il cibo sulla scrivania e mi avvicinai a lui. - Fammi spazio. - dissi e lui lo fece. - Quando siamo rientrati da Gwangju, ho trovato una pila infinita di lettere, tra cui una che diceva di ritirare degli scatoloni. Non c'era mittente, nulla che mi indicasse cosa fossero. Pensavo dei semi per il mio negozio. Quando vidi la lettera capii subito. - dissi quasi d'un fiato. Per tutto il tempo non avevo fatto altro che guardare le sue mani, poggiate sulle sue ginocchia. - E perché stavi piangendo Yoongi. L'ho capito quando sono arrivato. - domandò. Perché stavo piangendo? In quel momento, con gli occhi di Hoseok fissi nei miei, seppi perché. - È stato un fallimento per me. Credevo di avergli dato ogni cosa e invece mi sono ritrovato vuoto e solo con delle scatole. Solo tu puoi capirmi, quando metti tutto te stesso in qualcosa in cui credi e poi... - ma non riuscii a finire. Hoseok mi era letteralmente saltato addosso. A cavalcioni su di me, il suo volto era tra l'incavo del collo e la spalla, sentivo tutto il corpo sul mio; sarei impazzito di li a poco.

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Smeraldo Flawer Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora