~ Viaggio ~
Euripide ha detto:
"Quando un uomo buono viene ferito, chiunque si dica buono deve soffrire con lui."🍂🍂🍂
Una settimana era passata dalla tempesta; una settimana che, nel mio cielo, continuava a piovere. Ora mai il negozio, era divenuto la mia dimora; prendevo più ordini di quanti ne potevo gestire, chiudevo tardi per non rientrare subito a casa e, certe volte, rimanevo anche a dormire. Jimin continuava a chiedere scusa, a piangere e giustificare ogni scelta che aveva compiuto; io non ero più arrabbiato con lui, durante i giorni in cui al negozio era rara la visione di qualcuno, la mia mente continuava a fare calcoli su calcoli. La mia era quasi indifferenza, perché quando qualcuno ti ferisce, soprattutto se quel qualcuno è l'amore che credi per la vita; perdoni sì ma, quei sentimenti che tenevi così stretti per paura di perderli, ti scivolano addosso senza che tu te ne accorga. Quella sera avevo perso due cose che per me erano più che importanti.
Jungkook optò per il silenzio, sapeva quanto meschino potessi diventare e, dal mio canto, non avevo nessun desiderio di vedere la sua persona. Forse, lui più di tutti, mi aveva ferito; perché il nostro rapporto andava oltre la semplice amicizia. Sospirai stanco, era quasi ora di pranzo ed io volevo solo finire il lavoro da consegnare. L'oramai suono familiare del campanello posto sopra la porta, trillò fastidioso, un cliente dell'ultima ora era appena entrato. - Buongiorno, come posso aiutarla? - chiesi mentre tornavo dietro al bancone. - Mi hai aiuto abbastanza questa settimana Yoongi. - disse il ragazzo di fronte e me ed io sorrisi. - Cosa vi porta qui Vicepresidente. - dissi ridacchiando. Fece una smorfia e scosse la testa: - Ya! Sai quanto odio quel soprannome, soprattutto tra di noi! - rimproverò. Mi soffermai su quella parola, "Noi"; avremmo ancora avuto un Noi? Il sorriso scomparve sul mio volto e il mio interlocutore se ne accorse.
- Sono venuto per portarti a pranzo. C'è un nuovo ristorante ed io voglio provarlo. - disse, con uno strano sorriso in volto. Corrugai la fronte: - Esattamente, cosa, vuoi provare? - conoscevo troppo bene le sue espressioni. Ammiccò divertito:
- Lo chef! Dicono sia bello da far paura. - sentenziò. Scossi la testa e sorrisi.Ovviamente accettai, volevo uscire dal negozio ed ero felice di passare un po' di tempo con un amico. Il ristorante, dal nome particolare; "Tata Restaurant" era elegante ma non pretenzioso, quando varcai la soglia, mi sentii a casa, mi piacque immediatamente. Un cameriere ci portò davanti il nostro tavolo, un po' appartato, Seokjin aveva prenotato prima di passare da me. Ci lasciò i menu e andò via:
- Come stai amico mio? - chiese. Triste, a pezzi, amareggiato, disilluso, ferito, tradito, confuso, sconfitto, come se non fossi abbastanza. - Bene. - risposi e Seokjin sospirò. - Non dirmi bugie Yoongi. - disse duro e, fortunatamente o sfortunatamente, arrivò di nuovo il cameriere. - Siete pronti per ordinare? - abbassai il mio sguardo mentre Seokjin, parlò per entrambi. Una volta ordinato, prima che il ragazzo potesse andare via: - Ragazzo, dimmi una cosa, ti sembra che stia bene? - disse indicandomi. Sgranai gli occhi e, lo sentii, divenni un ammasso di rosso. - Ehm, non proprio. Con permesso. - concluse inchinandosi e andando via. - Quindi adesso mi dici come stai davvero? - chiese, fu gentile e sorrise.Raccontai tutto, ad intervalli tra un boccone ed un altro, il mio amico fece si che buttassi tutto fuori. Fu come se le parole, divenute liquido, uscissero dalla mia bocca per liberarsi, come un torrente che arriva alla foce e tira un sospiro di sollievo; stanco della tanta strada percorsa.
- Quindi hyong, sto. Mi trascino, perché non voglio tornare in quella maledetta casa, perché sono stanco di stare a lavoro e perché mi sento a pezzi. - conclusi. L'ultima porzione di cibo fu consumata e, pulendosi le labbra carnose nel tovagliolo: - Hai bisogno di staccare. Questo è un biglietto per la Thailandia. Tante volte ne hai parlato e credo sia arrivata l'ora di vederla. - disse passandomi una bustina piena di carte. Sbattei più volte le palpebre, non riuscivo a trovare parole adatte. - Consideralo un regalo di compleanno. Prenditi del tempo per te, quando sarai tornato, sono sicuro che saprai cosa fare. - concluse. Posai il mio sguardo sul suo, i miei occhi lucidi guardarono i suoi, determinati. - Grazie hyongnim. - riuscii a sussurrare.- Benvenuti al Tata Restaurant. Spero che il pranzo sia stato di vostro gradimento. - disse una voce profonda, voltammo lo sguardo verso la persona proprietaria. Un ragazzo, probabilmente più piccolo di noi, alto, snello e con un viso che, davvero, metteva paura per quanto era bello. Se non avesse avuto la divisa da chef, avremmo potuto scambiarlo per un modello. Aveva il viso lineare, dalle forme perfette; gli occhi grandi e scuri, riuscivano ad entrarti dentro anche quando la sua bocca, carnosa ed aurea, sorrideva. - Era tutto delizioso, lei deve essere il proprietario. - rispose Seokjin. Il ragazzo sorrise nuovamente e fece si con la testa: - Piacere di conoscervi, sono Kim Taehyung, proprietario del Tata. - rispose. Metteva pace, guardarlo dava una sensazione di benessere che si propagava per tutto il corpo. - Piacere nostro, io sono Kim Seokjin e lui è il mio amico Min Yoongi. È bello esattamente come la descrivono. - spalancai la bocca, come poteva essere così sfacciato. Lo chef rise, diventando dello stesso colore delle ciliegie e fece un inchino: - Lei è molto gentile, grazie davvero. Penso sia lo stesso pensiero del mio compagno. - concluse mettendo le distanze con eleganza. - Sarà davvero un buongustaio questo ragazzo. - detto ciò, lo chef Taehyung salutò e andò via.
- Se mi posso permettere hyong, hai la faccia come il culo! - dissi e lui scoppiò a ridere. Quel pranzo fu il migliore della settimana. Accettai il regalo, sentivo che quel viaggio, proprio come aveva detto Seokjin, mi avrebbe schiarito le idee. - Tra due giorni parto! - annunciai quando aprii la porta di casa. Jimin era davanti il tavolo con la cena apparecchiata. Lo vidi deglutire, gli occhi divennero rossi ed io voltai lo sguardo. Come puoi consolare l'unica persona che, solo pronunciando il suo nome, ti ferisce come se infinite lame ti perforino il petto? Una sera, qualche giorno dopo la "splendida" notizia; il corpo cedette alle attenzioni del "mio" ragazzo. Lui fu dolce, quasi venerava la persona che aveva davanti, eppure la mia mente, si era proiettata altrove, c'ero con il corpo ma tecnicamente, ero assente. Se ne accorse e allontanandosi da me, pianse tutta la notte; io voltato di spalle, ascoltai quel suono che mi accompagnò fino all'alba, quando stremato si concesse al sonno. - Miane Jimin, davvero. Ma ho bisogno di andare via e sono sicuro che farà bene a tutti e due. - dissi. Fece si con la testa e sedutosi a tavolo, iniziò a spiluccare quello che aveva preparato; con ancora l'amore che provavo per lui, mi sedetti anche io, consumando, forse, il nostro ultimo pasto insieme.
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Scusate l'enorme ritardo, ma non ho avuto il tempo materiale per pubblicare il capitolo. Oltre al fatto che la mia mente, certe volte, si spegne totalmente... Spero che vi piaccia in ogni caso. 💜
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Smeraldo Flawer
Fiksi Penggemar"Un addio, per me, è uno squarcio; perché le cose come le lacrime, sono un lusso. Non esiste una separazione che sia bella quindi, per favore, inizia adesso. Lacera il mio cuore lentamente, così. Cammina gentilmente sui frammenti che sono andati dis...