Urli. Gridi. Piangi.
Lanci quel vecchio libro di Nicholas Sparks, quello dalle pagine macchiate di caffellatte, che ti ho regalato al nostro primo appuntamento.
Tiri le radici dei tuoi capelli, di cui ne fai un vanto, sputando verso di me, ogni tipo di parola che mi possa ferire.
"Jane, ti prego."
"No, fanculo!" Ti muovi come una pazza, arrivando a passo spedito davanti a me. Afferri con violenza la mia camicia, strattonandomi più volte.
"Ti odio." Lanci pugni contro il mio corpo.
Il tuo viso non è mai stato così rosso, piccola Jane.
Scuoti la testa numerose volte, mentre lacrime salate bagnano il tuo viso.
"Non anche te, ti prego. Ho già perso troppo." Singhiozzi tutto il tuo dolore, accasciandoti contro il mio petto.
Io ti accarezzo semplicemente i capelli, che poi lo sai che non sono mai stato bravo con le parole.
Sempre discorsi troppo aggrovigliati e contorti.
Tremi contro il mio corpo, quando ti mostro la lastra. Ricordi quel giorno in cui ti ho detto che avrei aiutato Jim col trasloco? Bene Jane, in realtà mi trovavo sopra a un gelido e bianco lettino.
Una palla da golf all'altezza del mio cervello.
I tuoi occhi blu, troppo rossi e stremati, analizzano con passività il leggero foglio semitrasparente.
Superemo anche questa, Jane. Vorrei dirtelo, ma non lo faccio perché so che adesso non mi credi. So che adesso stai maledicendo Dio e il giorno in cui ci ha fatto incontrare. So che stai odiando il mio bambino che porti al grembo.
So che stai piangendo per una vita troppo effimera e bastarda.
Ingiusta.
Te lo lascio fare. Ti lascio continuare a guardare la lastra e me ne sto in silenzio.
Del resto, la cosa che mi riesce meglio.
Mi muovo silenziosamente nella stanza, sprofondando sul divano per cui abbiamo fatto due settimane di straordinari a lavoro.
Sfrego il viso tra le mani più volte, cercando di scrollarmi di dosso la brutta sensazione di morte.
Non sto morendo. Guarirò.
Sento i tuoi leggeri passi farsi vicini e il divano sprofondare.
Sei qui. E ti sento più vicina che mai.
"Mi dispiace. Non volevo essere cattiva." Sposto lo sguardo su di te. Bella da far paura. Anche con i capelli che sono un disastro e gli occhi gonfi.
"Non ti odio, assolutamente. Non ho idea di come io abbia potuto dirti simile cose. Mi dispiace." Strisci sopra le mie ginocchia, mormorando diverse volte molteplici scuse.
Io ti sorrido, stringendo le tue spalle fra le mani.
Ti amo da far male, Jane.
"Eri solo arrabbiata, Jan." Appoggio la fronte contro la tua, respirando il tuo inconfondibile odore di cannella.
Sei casa, Jane.
"Combatteremo insieme. Lo faremo insieme." Baci dolcemente la mia guancia e io mi sento in paradiso.
"Ti amo, Harry."
"Anche io, ragazzina." Ridacchio al nomignolo, ricordando la tua espressione quando l'ho utilizzato la prima volta, quel giorno in piscina.
"Siamo una famiglia. Non ti lasceremo solo Harry." Accarezzo il tuo ventre piatto. Le tue mani si poggiano sulle mie guance.
Mi baci.
Ci baciamo.
All'insegna di quello che siamo, e di quello che saremo.