We weren't born to follow

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I tre moschettieri

 

Ballo finché non ce la faccio più, le mie gambe sono stanche, sono ore che ballo senza fermarmi. Tra un drink e l’altro abbordo le ragazze sul cubo, e molte altre fanno la fila per avermi, non passo inosservato e la cosa non mi spiace.

E me la voglio godere fino alla fine questa serata, come se fosse l’ultima.

Una ex diva del porno diceva “ vivi come se dovessi morire domani, pensa come se non dovessi morire mai” e l’ho fatto mio, così mio che è finito nel mio biglietto da visita. Nicola Davis, piacere.

Non so quanto alcool ho in corpo, sicuramente abbastanza perché i miei freni inibitori stiano festeggiando con me, e non troppo da impedirmi di dimenticare ciò che sto facendo.

Mi sto strusciando con una bionda da paura, ovviamente americana, con due bocce come meloni e un fisico mozzafiato. Solo le straniere possono ballare in modo così volgare e risultare sexy allo stesso tempo, le italiane ballano come scope a confronto.

Si chiama Nathalie o Emily, o forse no. Aspetta Kimberly ecco! E sto la che mi bacio con questa, la sua lingua sta esaminando ogni aspetto della mia bocca e non mi fa schifo, e con la coda dell’occhio vedo che ci sono un sacco di altre ragazze che per la disperazione si voltano dall’altra parte.

Francesco e Matteo invece sono sui divanetti a parlare con due tipe. I miei due folli amici che mi seguono in ogni avventura.

Il primo giorno di asilo, dopo esattamente cinque minuti che le nostre madri se ne erano andate, ci siamo presi per i capelli per una macchina rossa e da la è stato amore.

Sono le sei e mezzo del mattino, e per oggi decidiamo di non portarci a casa nessuna tipa ma di andare a fare colazione.

“oh Nico” mi dice Fra accendendosi una sigaretta “ma quante ne avevi ai tuoi piedi? Sei una carogna cavolo..solo la tua bella faccia e il tuo cognome ti salvano dalla tua fama!”.

“E guardalo il Casanova dei giorni nostri come vince di brutto sul vecchio Casanova” aggiunge Teo “ e sorride pure beato”

“Mica sputo sul piatto che mi fa mangiare” dico voltandomi verso di loro. Congiungo le mani in segno di vittoria e partono in un applauso mentre s’inginocchiano adoranti, partendo con una serie di complimenti osé che farebbero arrossire anche Siffredi.

E partiamo a ridere a crepapelle, anche se non è molto divertente per alcuni questa scena, ma per noi e la vodka che circola a braccetto con gin lo è, eccome.

Ricordo ancora la prima volta che siamo ubriacati, avevamo quattordici anni, eravamo nella mia villa al mare a festeggiare la fine del primo anno di liceo. Al tempo il mio obiettivo principale era costruirmi la fama, l’avere ai miei piedi il maggior numero di ragazze possibile era secondario.

Non chiedetemi cosa avessimo bevuto, ma so solo che bevemmo così tanto che il giorno dopo ci svegliammo in costume sui materassini galleggianti nella piscina.

Epico ragazzi, epico.

Da la, ci soprannominarono i tre moschettieri.

Ma eravamo tre moschettieri anche prima che la gente ci chiamasse così.

Per esempio, quella volta che andammo in gita a Firenze, uscimmo di nascosto, solo noi tre e andammo in un locale vicino all’albergo, ci facemmo passare per quasi maggiorenni e abbordammo tre ragazze, con quali poi finimmo per fare colazione sulle rive dell’ Arno.

A dieci anni invece andammo con le nostre famiglie a farci la settimana bianca, e pensammo bene di far prendere paura ai nostri genitori facendo saltare la corrente e facendo finta che un orso fosse fuori dalla baita.

E quando invece l’estate scorsa fuggimmo di nascosto per farci un fine settimana sulle coste della Sardegna a fare surf.

Arrivammo a casa, dopo aver fatto colazione al nostro solito bar.

Al bar ordiniamo il solito, io cappuccino e brioche alla nutella,mmm..ragazzo goloso! Fra una semplice spremuta e Teo un macchiato con brioche alla marmellata.

La ragazza ormai ci conosce, siamo diventati clienti fissi e appena entriamo ci saluta con un sorriso e ci indica il nostro tavolo, l’ha riservato per noi con un palloncino a forma di maialino, fissato con lo scotch al piano.

“I tre moschettieri tutti soli?” commenta stupita venendo a prendere le ordinazioni, poi mi guarda e sorridendo mi dice che se ho bisogno di compagnia lei è disponibile.

“grazie bimba” le rispondo con un buffetto sulla guancia, e sfoderando uno dei miei sorrisi migliori le dico per lei non c’è bisogno di prenotarsi, sono già suo e quando vuole basta che mi faccia un fischio.

Prima di uscire e raggiungere quei due mi fermo a pagare, e nel darmi il resto mi guarda e dice “ guarda che ero seria giovane Davis, non aspettavo altro per provarci con te”.

“Se lo avessi saputo prima mia dolce Silvia..” dico serio, stavolta non scherzo le do un bacio a stampo e me ne vado.

Stranamente siamo in silenzio, la stanchezza comincia a farsi sentire e i miei fedeli compagni di avventure sbagliano simultaneamente.

“Così ora anche alla ragazza del bar hai iniettato il tuo veleno “ commenta Francesco, rompendo il silenzio.

“A quanto pare non c’è ragazza che sappia resistere!” rispondo “Te l’ho già detto, se fossi una ragazza sai bene anche tu che saremmo già finiti a letto assieme..ahahah”.

E già so come reagirà..faccia stupita, espressione di disgusto e pugno sul braccio.

Matteo si gode la scena e non commenta.

Siamo arrivati a casa, butto il cellulare sul tavolo, mi spoglio, mi lavo i denti e mi butto a letto.

Francesco e Matteo si gettano sul letto così come sono.

Ora che ci penso potevano chiamarci anche i tre porcellini.

Buonanotte gente.

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