Niall

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La cena in silenzio non era un evento strano quando si trattava del nostro trio. Eravamo talmente intenti a gustarci il cibo nei piatti da non pensare ad altro. Almeno nel mio caso e quello di Shawn, visto che Julia stava rimuginando su altro nel frattempo. Forse era proprio per quel motivo che era così lenta a mangiare. Ma dopotutto lei era una donna e riusciva perfettamente a fare più cose contemporaneamente, no?
«Giochiamo.»
Shawn mugolò non appena sentì quella parola uscire dalle labbra della bionda. Mi morsi il labbro cercando di non ridere.
«Niente più alcool» dissi scuotendo la testa.
«Su questo sono d'accordo. Se finisco a scopare con voi, di certo vorrò ricordarlo.»
La sfacciataggine che Julia stava tirando fuori quel giorno stava stupendo perfino me. E stava facendo agitare il piccolo del gruppo.
«Shawn non vuole giocare» aggiunsi con un ghigno.
«Ma... ma se non ha detto nemmeno come» balbettò giustamente.
«Poker!» esclamò la biondina, battendo perfino le mani come una bambina.
Io scrollai le spalle, mi andava bene tutto. E stranamente anche Shawn fu d'accordo, forse pensando di essere abbastanza bravo in quel gioco con le carte. Peccato che ai nostri occhi la sua faccia da poker era inesistente. Avevo fissato troppe volte Shawn per notare i guizzi dietro agli occhi scuri, di felicità o frustrazione. Infatti, con dispiacere, fu il primo a perdere non appena cominciammo.
«Volete i miei soldi? Cosa c'è in palio?»
«Non ci importa nulla dei tuoi soldi. Niall ne ha anche più di te nel suo conto in banca» lo derise Julia.
«Giusto perché ho più anni di lavoro alle spalle» borbottai tra me e me. Shawn probabilmente mi avrebbe battuto molto presto da quel punto di vista.
«Voglio vedere la tua pelle.»
Il tono di voce di Julia mi fece scoppiare a ridere senza poterne fare a meno. Adesso avevo capito dove volesse andare a parare.
«O le tue palle» mugugnai, facendo spalancare gli occhi all'altro ragazzo.
«Shawn, via la maglia.»
«Se dobbiamo sbarazzarci dei vestiti, io comincio dalle scarpe» decretò con una sicurezza che stupì tutti, incrociando perfino le braccia muscolose al petto.
«Va bene, ha ragione» concordai e nonostante il broncio sul viso di Julia, iniziammo in quel modo.
Sta di fatto che le possibilità erano soltanto due: Shawn faceva veramente schifo a quel gioco; Shawn era veramente sfigato. Perché era l'unico che si stava spogliando ad ogni turno.
Diamine, mentre si toglieva i pantaloni per restare in mutande potevo sentire l'acquolina formarsi in bocca, manco fosse una bistecca succulente.
Shawn doveva iniziarsi a sentire a disagio con entrambi i miei occhi e quelli di Julia puntati addosso, con la speranza che presto anche quell'ultimo indumento che lo ricopriva venisse tolto. Eravamo perfino in silenzio, bloccati senza più pensare al gioco.
E forse fu proprio quello a far scattare qualcosa nel cervello di Shawn. Voleva risposte e aveva deciso di cominciare a chiedere per ottenerle.
«Voi due state litigando per me?» chiese così di punto in bianco.
Io e Julia ci guardammo negli occhi per qualche secondo, poi tornammo alla figura del piccolo gigante. «Noi non stiamo litigando affatto» decretai, vedendo che Julia non aveva la minima intenzione di rispondere.
«Tu non sei gay.»
Dio, che affermazione stupida. La mia mascella si serrò, non avevo nemmeno voglia di contraddire quell'uscita di Shawn.
«Cosa ne pensi dell'amore tu?» gli chiesi invece, posando sul tavolino il mazzo di carte che avevo in mano e che avrei dovuto mescolare, giusto per sporgermi in avanti sul vetro, ben proteso verso di lui.
Le sopracciglia di Shawn si aggrottarono e il suo sguardo si abbassò a fissare le sue dita lunghe e affusolate. Perfino quelle mani mi distraevano da tutto. Quelle mani con cui suonava la chitarra e il piano, forse anche meglio di me. Quelle mani che avrebbero potuto fare grandi cose se solo ci avesse permesso di usarle.
«Che è una... bella cosa?» anche lui non era poi così convinto. Sapeva che era un pensiero banale e che in quel momento non sarebbe stato d'aiuto. Stava solo cercando di sviare le mie domande, di evitare di arrivare dove lo stavo portando.
Ma io ero molto più stronzo di lui e non avevo di sicuro paura. «Il problema è che pensi di non essere gay e non riesci ad accettare la tua attrazione per me?»
Non avevo idea da dove arrivasse quella mia sicurezza, quella mia arroganza, ma diamine, volevo quel ragazzo e non ce la facevo più. Sotto sotto sapevo che anche per lui era lo stesso.
«Io non...» gli occhi cioccolato di Shawn si stavano allargando sempre di più, il suo petto si alzava e abbassava visibilmente più in fretta del normale.
«Non provare a negare, Shawnie. Chiunque è attratto da Niall su questa terra.»
«Non è questo il punto» la rabbia attraversò all'improvviso il viso del più piccolo. «Se Niall ha un bel faccino, non significa che io ne sia innamorato, cazzo! Tu lo sei?» chiese con acidità alla cantante bionda.
«Ovviamente.»
Il gelo che calò nella stanza dopo quella uscita di Julia fece rabbrividire anche me, ancora completamente vestito. Cercai di non restare ferito dalle parole di Shawn nei miei confronti e iniziai quasi a dubitare del fatto che lui volesse anche a me, probabilmente era interessato soltanto a Julia.
Quella negli occhi di Shawn infatti era delusione? Bene, non riuscivo a capirlo davvero.
«Continuiamo a giocare» fu proprio lui a decretarlo e noi non riuscimmo ad aggiungere altro. Ripresi il mazzo e obbedii, dividendo le carte.
Fu proprio in quel momento che qualcosa cambiò durante quella serata. Forse mi sbagliavo, forse c'era una terza possibilità: forse Shawn aveva perso apposta fino a quel momento. O semplicemente la fortuna aveva iniziato a girare, perché il canadese aveva iniziato a vincere ad ogni turno.
Cominciai io a pagare pegno. «Toglilo» era l'unica parola affilata che usciva dalla bocca di Shawn, mentre io e Julia non emettevamo più un fiato.
Non feci come lui, non partii dalle scarpe, ma dal maglioncino, restando al primo colpo a petto nudo. Se era quello che volevano perché non darglielo subito?
Anche Julia a poco a poco cominciò a spogliarsi. E nessuno poteva negarlo, anche gli occhi scuri di Shawn erano interessati, al piccolo seno di Julia rimasto dentro al reggiseno a barca e alle mie gambe mentre mi liberavo dei jeans.
Eravamo tutti in intimo. Adesso eravamo arrivati al dunque. Avevo in mano una bella scala, che probabilmente mi avrebbe messo al sicuro. Le facce degli altri due sembravano dire tutt'altro.
Fui il primo a mettere per terra le carte e Julia squittì, seguendomi. Feci una smorfia vedendo la sua scala reale. Mi voltai istintivamente verso Shawn e mi sorrise in modo da farmi perfino deglutire. Cazzo, sapevo di aver perso già prima che mettesse a terra le carte. Poker d'assi.
«Toglili» quell'ordine era arrivato chiaro dalle labbra di entrambi i miei sfidanti.
Sentii il sangue scendere più che salirmi al cervello. Le mie mani iniziarono a tremare. Non per paura, ma per eccitazione.
Mi alzai in piedi e portai le dita all'attaccatura dei miei boxer neri. Esitai ed entrambi mi lanciarono degli sguardi fulminanti. Volevano che mi sbrigassi. Va bene, li avrei accontentati.
Abbassai il mio ultimo indumento, che scivolò da solo lungo le mie caviglie e liberai la mia erezione già prominente.
Mi sentivo osservato e bramato e quello non faceva che accrescere la mia eccitazione. Guardavo gli altri due, entrambi fissi su quel mio particolare. Era ciò che volevamo tutti, dall'inizio.
Shawn si alzò di scatto e io lo seguii con lo sguardo, cercando di capire che cosa avesse intenzione di fare.
«Chi diavolo vuoi, Niall James Horan?» mi chiese tra i denti.
E io sorrisi, mentre entrambi si avvicinavano a me. Credevo che a quel punto anche il più piccolo avesse capito. Forse non lo avrebbe accettato, o forse sì. Ma per lo meno aveva messo da parte la confusione e aveva capito.
Avevo sia Shawn che Julia davanti a me a quel punto. Allungai il braccio e Julia mi lasciò slacciare il suo reggiseno senza alcun problema. Shawn serrò la mascella, forse immaginando che quella fosse la mia risposta definitiva.
Ma io non avevo ancora finito. Guardai per qualche secondo le forme stupende della ragazza e poi mi voltai verso di lui. Cazzo, era piccolo e ingenuo, ma la sua spanna in più d'altezza lo rendeva dannatamente minaccioso ed eccitante, con i suoi muscoli ben in rilievo.
Afferrai l'elastico delle sue mutande bianche e le tirai giù.
«Voglio entrambi» dissi finalmente ad alta voce. Voce decisa, roca e già piena di desiderio.
«Anche tu?» chiese Shawn, girandosi verso la ragazza.
Julia ghignò. «E me lo chiedi pure?» domandò ironica, prima di afferrare entrambe le nostre erezioni con le mani.
Cercai di non mugolare, invano. Il mio respiro stava già diventando più pesante.
«Andate a farvi fottere, entrambi» sibilò Shawn tra i denti. Ma non era un rifiuto. Per niente. E lo potevo leggere chiaramente dietro ai suoi occhi.
Le mie labbra si distesero in un sorriso. «Accomodati pure.»

L'invincibile TrioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora