Julia

2.8K 64 3
                                    

Il momento più divertente da quando eravamo arrivati a casa di Niall era stato quando il fattorino delle pizze aveva suonato al campanello e il padrone di casa, che dormiva beatamente sotto di noi da un pezzo, si era svegliato di soprassalto. Certo, aveva praticamente spinto giù dal divano sia me che Shawn, ma era stato comunque divertente vederlo spaventato.
«Non vi addormentate, cit» fu il commento borbottato di Shawn, che con facilità mi afferrò e mi rimise sul divano, mentre Niall, ormai in piedi, urlava esaltato: «Le pizze!» fingendo che fino a qualche attimo prima non stesse russando come un orso.
Ovviamente quello era solo l'inizio del divertimento. La nostra serata non era nemmeno cominciata.
Nonostante stessimo mangiando per terra, con le schiene poggiate al divano e le scatole sul tavolino davanti alla televisione, era piacevole perfino guardare i due ragazzi che mangiavano come degli animali. «Posso assaggiare un pezzetto della vostra?»
La mia domanda a Niall non piacque per nulla, fece perfino una smorfia visibile, ma i pastrocchi sulle loro pizze sembravano più invitanti della mia solita semplice.
«Ve ne do un pezzo della mia» cercai di convincere il più grande, visto che Shawn mi stava già porgendo una fetta della sua. Solo guardando il gesto altruista del più piccolo e la mia frase rabbonirono Niall a tal punto da concedermela. In più, si era illuminato dopo essersi reso conto che la mia pizza era rimasta a metà sul cartone, i loro ormai vuoti da un pezzo, e io avevo smesso di mangiare. «Posso finirla?» mi chiese speranzoso.
«Anche io la voglio» Shawn aveva fatto sbuffare il maggiore, ma visto che entrambi avevano mangiato anche le loro, se la divisero senza grandi polemiche in più.
Una volta finito di cenare Niall si alzò per togliere le scatole e i tovaglioli sparsi e portarli in cucina: era veramente meticoloso e maniaco del pulito, quel particolare mi sconvolgeva ogni volta. Gli chiesi se avesse bisogno di aiuto, ma mi ordinò di restare dov'ero, da buon padrone di casa.
Shawn fu il primo a notare la bottiglia di vodka che Niall aveva in mano una volta tornato nella stanza.
«Si beve?»
«Sono un uomo di parola io» dichiarò Niall con solennità.
«Certo, e il mio gelato ancora non l'ho nemmeno visto con il binocolo.»
Niall si girò verso di me e il sorriso che mi rivolse, mi fece rabbrividire. Era pieno di malizia e furbizia. «A breve ti interesserà poco del gelato, amore.»
«Giochiamo?» gli chiesi, raddrizzandomi con la schiena. Sapevo perfettamente quanto fossero sempre innovativi i giochi di Niall con l'alcool. Lo avevo già appurato andando in tour con lui.
«Il gioco della bottiglia a modo mio. Aprite le orecchie, sono regole semplici e non mi va di ripeterle.»
Notai perfettamente come gli occhi di Shawn fossero già spalancati, prima ancora di sentire le condizioni.
Dentro di me? Solo strana eccitazione. Niall aveva una faccia malvagia quella sera e più che preoccuparmi o spaventarmi, mi faceva andare in visibilio.
«Si gira la bottiglia.» afferrò quella di plastica smezzata che aveva lasciato sul tavolino e la fece ruotare. «E chi viene puntato...» la bottiglia si fermò proprio su di lui e tirò fuori dalla tasca un dado. «Lancia. Se il numero è pari, mi farete una domanda a vostro piacimento. A quel punto io deciderò se dirvi la verità o mentire e voi dovrete indovinare proprio se è una bugia o meno. Se vincete, bevo io. Se vinco io, bevete voi.»
«E se il numero è dispari?» chiese Shawn, con le sopracciglia aggrottate. Dio, avrei voluto vedere l'eccitazione nei suoi occhi e invece ci vedevo soltanto ansia. A volte la sua età differente dalla nostra sembrava farsi sentire, insieme all'esuberanza del mio carattere e quello di Niall diverso dal suo. Questo e l'essere più piccolo sembrava metterlo sempre a disagio in situazioni come quelle. Provavo quasi pena per lui. Anche perché sapevo perfettamente che Niall sarebbe stato stronzo quella sera.
«Se il numero è dispari, i due che non sono stati puntati devono scegliere qualcosa da far fare all'altro.»
«Tipo un obbligo?» mi intromisi a quel punto.
«Un obbligo a cui ti puoi rifiutare, ma ovviamente ad una condizione. O esegui o bevi.»
Bene, le regole erano più che chiare. «Ci sto» dissi subito, facendo sorridere l'irlandese.
«Shawnie?» attendevamo la risposta del più piccolo, che non riusciva a guardarci in faccia.
Quel momento di esitazione fece pensare a tutti che stesse per rifiutarsi, ma alla fine sollevò gli occhi scuri e li puntò su Niall. «Giochiamo» dichiarò. Diavolo, tutto quello sarebbe stato interessante.
Niall fece ruotare la bottiglia e si fermò per la prima volta proprio sul più piccolo, che mugolò per la sfortuna. Shawn afferrò il dado e lo fece ricadere sul tavolo. Tre. Obbligo.
«Scegliamo insieme?» chiesi subito a Niall.
«A te l'onore di scegliere, piccola» mi concesse.
Portai una mano al mento e iniziai a pensare, mentre guardavo l'irlandese. Mi accorsi subito del gesto che fece Niall, afferrando il lembo della sua maglia e facendo per tirarlo su. Era nascosto alla vista di Shawn, che stava diventando sempre più nervoso nell'attesa. Ed ecco che fu Niall a scegliere... altro che me.
«Togliti la felpa e la maglia sotto» dissi al più piccolo.
Shawn emise uno squittio. «Andiamo, non voglio stare mezzo nudo con voi vestiti» si lamentò.
«Ci saranno quaranta gradi qui dentro» decretai, anche se quello era l'ultimo dei problemi. «E poi la bella vista di Niall oggi l'ho avuta. Adesso manca la tua.»
Niall allungò la bottiglia e uno dei bicchierini tirati fuori da sotto al tavolino e li passò a Shawn.
«Puoi sempre bere.»
Ero già delusa, perché immaginavo che Shawn avrebbe scelto la vodka. Ma dopo qualche attimo di esitazione sospirò e si spogliò, facendomi leccare le labbra alla vista dei suoi pettorali e addominali.
«Bene, andiamo avanti.»
A quel punto fu la mia volta. Domanda. «Sei vergine?» mi chiese Niall, scegliendo senza il più piccolo.
Ridacchiai nervosamente. «Sì» mentii.
«Bugia» dissero in coro.
E io sbuffai afferrando il bicchierino che Niall aveva già riempito. Lo buttai giù senza nemmeno dar loro il tempo di aggiungere altro.
Al terzo giro la bottiglia puntò di nuovo Shawn. Domanda, che feci io, decisamente innocua. «Quante volte al giorno fai la cacca?»
Ed ecco che persi Niall, che iniziò a ridere come un demente alla mia domanda demente.
«Due» disse Shawn, scuotendo la testa esasperato.
«Verità» dissi e Niall, che continuava a ridere, si accodò a me.
Shawn ghignò soddisfatto e ci passò la vodka. «Bugia. La faccio tre volte. Adesso bevete.»
Niall non riusciva più a smettere di ridere. Si fece dare il cinque da Shawn affermando che la faceva tanto anche lui. Adesso capivo perché non prendevano un grammo, vista la velocità del loro metabolismo. Maledetti. E io ero comunque sconcertata. «Ma fate cagare!» esclamai per restare in tema. «Io sono fortunata se la faccio una volta.»
Shawn batté il cinque a Niall, prima di dire: «Sì, ma adesso bevete.»
E buttammo giù senza esitazione. Il sapore della vodka fruttata mi stava già scaldando la gola e lo stomaco.
Subito dopo toccò di nuovo al più piccolo e sia io che lui ci lamentammo del fatto che Niall non venisse mai puntato, tanto che Shawn gli tolse la bottiglia, girandola al suo posto. Quando il bersaglio fui di nuovo io, Niall ghignò soddisfatto, dichiarando che a quanto pareva il problema non era la sua mano, ma la sorte.
Non risultai molto brava in quel gioco, visto che stavo bevendo ad ogni turno e l'alcool mi stava già dando alla testa.
Ovviamente esultammo quando la bottiglia puntò finalmente anche Niall. Obbligo.
«Fai dieci volte le scale di corsa.» sarebbe stata una buona vendetta se solo Niall non si fosse messo a ridere e avesse deciso di bere, visto quanto regnasse dentro di sé l'animo da sfaticato.
Se dovevo essere sincera, l'aria si infuocò decisamente quando arrivarono le domande anche per Niall. Se Shawn inizialmente non voleva giocare, di certo era stato lui ad azionare il meccanismo, quando aveva scelto la domanda senza il mio aiuto.
«Ti sei mai segato pensando a noi?» e indicò me e se stesso con le dita. La sua voce era ferma, probabilmente quel coraggio era dovuto all'alcool entrato in circolo.
Le mie sopracciglia schizzarono verso l'alto. Niall, invece, rimase impassibile. Solo un sorrisino sorse sulle sue labbra, prima di rispondere. «Sì.»
«Bugia» dichiarò Shawn.
«Concordo» sussurrai, ma solo perché sarebbe risultato strano agli occhi del più piccolo.
«Verità... bevete.»
E Shawn si strozzò con la sua stessa saliva. Dal canto mio, non ero poi così stupita, sapevo già. Nessuno di noi mise in conto che Niall stesse mentendo, comunque. Non sarebbe mai andato contro le sue stesse regole. Così bevemmo.
E quella per me fu l'ultima domanda che effettivamente sentii. Ricordavo una lingua dentro la mia bocca, ma non potevo esserne sicura. Avevo bevuto troppo e continuavo a farlo. Avevo dei gemiti nelle orecchie, ma avrei potuto anche averli semplicemente sognati.
La vodka mi aveva completamente stesa, la mia testa era pesante.
«Stai male, amore?» la voce dolce di Niall era l'ultimo ricordo della mia serata con loro. Un bacio sul collo che mi fece rabbrividire e due braccia che mi afferravano, facendomi sedere sulle sue gambe e stringendomi al petto. E poi, il buio completo.

L'invincibile TrioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora