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Avevano avuta la benedizione dei sovrani del Nord, e questo non poteva che rendere gioiose le due che avevano passato un altro mese facendo sesso e lanciandosi occhiate piene di amore.

Quella mattina Regina si guardava allo specchio e si accarezzava la pancia; Henry stava già crescendo troppo in fretta.

Un giorno gli avrebbe raccontato dell'altra sua mamma, di come la amasse quando finivamo di fare l'amore, delle espressioni del suo viso che la facevano impazzire, delle passeggiate mano nella mano e di come si sentisse orgogliosa al suo fianco.

Gli avrebbe raccontato di Emma anche quando non era con lei, di come si addormentava nei suoi sogni, di come passeggiava nei suoi pensieri, di come la spogliava, di come la inventava.

Un giorno gli avrebbe raccontato di lei, gli avrebbe raccontato gli attimi e i momenti che erano insieme, di come si amavano, di come si sentiva. Si, di come Emma si sentiva, perchè lei lo sapeva come si sentiva, lo sentiva nelle gocce di sudore, lo sentiva nel respiro, nei suoi occhi chiusi che la guardavano.

Un giorno gli avrebbe raccontato di Emma, e avrebbe ringraziato Merlino per essere stata amata come si amano i figli, incondizionatamente. Gli avrebbe raccontato delle sue lacrime e di come la uccidevano dentro, di come si sentiva piccola. Gli avrebbe raccontato delle sorprese e dei sorrisi nel suo viso, della luce che aveva negli occhi quando la aspettava.

Un giorno gli avrebbe raccontato della sua donna, dell'amore dentro che le aveva dato, di come ormai viveva di rendita, di sogni realizzati, di come dipingeva le sue giornate, di come la prese per mano.

La amava oggi, la amava domani e sapeva che l'avrebbe amata anche dopodomani. E in quella certezza c'era tutto l'amore che conosceva.

La bionda intanto fece il suo ingresso nella stanza ammiccando alla mora. Quello sguardo voleva dire solo una cosa: aveva voglia di sesso.

Si slacciò il corsetto fino a che non fu in grado di sfilarselo, e trattenne il fiato mentre l’indumento scivolava lungo il suo corpo nudo. Lo specchio le rimandò la sua immagine sorridente, incoraggiandola ad esplorarsi con lo sguardo. L’acqua scorreva in sottofondo mentre Emma con le mani le raggiungeva i fianchi, li superava, e piccoli brividi affioravano sulla sua pelle. Poteva vedere i capezzoli della bionda farsi irti e le sue mani raggiungerli, mentre Emma si sentiva rabbrividire a quel contatto. Lasciò che i polpastrelli delle dita viaggiassero a piacimento, finché gli occhi verdi davanti a se si furono chiusi completamente restituendole brivido velato sulla sua pelle.

Si riscossero allora e Emma chiuse il rubinetto in tutta fretta, la vasca si era riempita più del dovuto, ma non le importava. Versò qualche goccia di olio di cocco e si immerse, lasciando al suo corpo il tempo di abituarsi alla nuova temperatura.

Invitò poi Regina a fare lo stesso e quando anche la mora fu nuda nella vasca la tirò a se dandole un bacio sul collo.

Quando arrivarono ad immergermi fino alle spalle, allungò una mano verso lo sgabello che aveva preparato di fianco alla vasca e prese il bicchiere di sidro di mele analcolico, passandolo all'amata. Regina lasciò andare un respiro profondo prima di prenderne un sorso che scese gelido, infiammandole la gola.

Decisero di lasciare tutti i loro pensieri fuori dalla vasca, quello era il loro spazio, un momento solo per loro. Emma le  passò le mani sulle cosce e si sorprese della loro incredibile morbidezza, le accarezzava lentamente, spostandosi poi lungo il corpo per vedere se anche il resto avesse la stessa consistenza setosa. Regina iniziò a rabbrividire mentre le dita di Emma la riscoprivano un’altra volta.

Bevve un altro sorso di sidro e lasciò andare un gemito quando le mani della bionda raggiunsero il suo sesso. Nonostante l’acqua, Emma riconobbe perfettamente l’umidità inconfondibilmente sua, e ne sorrise contro il collo di Regina, che stava rimettendo il bicchiere a posto. Era passata una settimana da quando Emma l'aveva toccata per l'ultima volta, e non certo per mancanza di desiderio.

L’altra mano si era aggiunta alla danza e aveva iniziato ad accarezzare lentamente il mio clitoride di Regina. Nella sua mente una battaglia epica era in corso: non riusciva a decidere tra il desiderio di abbandonarsi al piacere e quello di prolungarlo il più possibile. Le sue dita si muovevano in circoli ipnotici attorno al clitoride, gli occhi di Regina erano chiusi da un po’ e il suo corpo si lasciava scivolare nella vasca, mentre l’acqua quasi le sfiorava i biondi capelli raccolti.

Non passò molto tempo, prima che sentisse il bisogno di qualcosa di più. Moriva dalla voglia di sentirla dentro e sapeva già che le dita di Emma sarebbero state abbastanza.
Le lasciò un livido sulla schiena che stava tempestando di baci, l’idea di quel gesto la eccitava enormemente.

Dentro Regina il desiderio, l’eccitazione e l’anticipazione del piacere si fondevano in un insieme di sensazioni che la facevano fremere. Prese una mano di Emma e la lecco prima di posizionarla sul suo clitoride accompagnandola nei massaggi. E, sebbene avessero già fatto l'amore in più di un’occasione, non vedevano l’ora di scoprire come sarebbe stato sott’acqua.

Così, senza pensarci due volte, immerse anche l'altra mano di Emma, che le stava tormentando il capezzolo dolorante e la portò verso la sua apertura. Trattenne il respiro quando la sentì farsi strada dentro di se lasciò andare un gemito quando  entrò del tutto. Mosse i fianchi più volte per sentirla meglio, si inserì e si tolse come faceva sempre.  Ma il desiderio travolse ogni altra remora e mise una mano dietro la sua schiena riuscendo a toccare l'intimità di Emma. Le massaggiò forte il clitoride provocandole  un brivido e facendo si che lasciasse andare un rantolo quando la sentì muoversi dentro di se. La parte che era sommersa nel suo corpo non ruotava né vibrava, ma seguiva un movimento sinuoso che sembrava volersi addentrare sempre più nel profondo. Aumentarono l’intensità insieme, non erano lì per fare giochini, e Regina buttò la testa all’indietro per abituarsi a quella nuova carezza, incontrando le labbra della sua Emma.

I movimenti delle loro mani, erano così  umani. In pochi secondi le dita esperte di Emma si ripiegavano dentro Regina, alla ricerca di quel punto che l' avrebbe fatta gemere ancora di più. Le loro mani si aggrapparono, così come le loro labbra, che Emma cercava di avvicinare al sesso di Regina sempre di più, come se non fosse mai abbastanza vicina. In un attimo la situazione fu capovolta ed immerse  nell'acqua Regina. La  lingua di Emma era contro il clitoride della sovrana e  lo stimolava e i suoi gemiti si riverberavano dentro la sua intimità. Senza che seppero come, non era più l’acqua ad avvolgerle, ma le lenzuola morbide e sgualcite del loro letto.

Erano bagnate e sudate e Regina urlava dal dolore e dal piacere, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. Non era mai riuscita a non farsi sottomettere da Emma.

Sospettava addirittura che dopo il parto la dominazione sarebbe stata peggiore e la cosa strana era che non le dispiaceva per nulla.

Erano arrivate a quel punto in cui non ti puoi più fermare, nemmeno se lo vuoi, e si stavano lasciando andare. Emma stringeva i suoi capelli lisci e neri, i seni che cercava nella sua scollatura dirompente e pensava  al modo in cui la sentiva tra le gambe. Poi, qualcosa esplose dentro di loro con forza grandissima e si stava propagando per tutto il loro corpo.

"Dovrai smetterla di farmi questo Emma."

La voce di Regina era tremante, ma non riuscì a non allarmare Emma, che si girò di scatto a guardarla:

"Non ti piace?"

"Lo adoro."

"E allora sarà ancora peggio, sei mia."

Si abbracciarono a conchiglia e Emma prese a bere il latte materno dal seno di Regina. Era la cosa più buona che avesse mai assaggiato.

"Ti amo principessa."

Si scostò dal seno della bruna. Non se l'aspettava, non si sarebbe mai aspettata di poter sentire per la prima volta quelle parole dalla bocca della Evil Queen. Le sorrise e la baciò:

"Ti amo anche io Regina."

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HO INIZIATO A LAVORARE AD ALTRE DUE STORIE CHE PUBBLICHERÒ DOPO AVER FINITO QUESTA.

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