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Finalmente la sera del ballo arrivò. Emma voleva veramente conoscere il suo futuro sposo, così, anche se non rientrava nei suoi gusti, quella sera aveva indossato uno sfarzoso abito rosso, che le ricordava tanto una meringa insaguinata.

Sul suo capo era stata posizionata una tiara ben abbinata all'abito e a tutti gli altri gioielli che le ricoprivano il collo e le braccia.

Era stata costretta, dall'ampiezza del vestito, ad indossare scomode scarpe alte che violentavano il pavimento nel mentre Emma passava per raggiungere la sala da ballo.

Nel mentre veniva annunciata nella sala da ball, la principessa si chiedeva se ciò che stava per fare era giusto, ma poi una voce risuonò nella sua testa: Emma, le altre persone cercheranno sempre di buttarti giù, ora smettila di pensare e ripensare e fai finalmente qualcosa per te.

Incosciente ascoltò quella voce e si diresse verso il centro della sala da ballo, dove la attendevano Snow e Charming:

"Sei incantevole stasera figlia mia, hai fatto benissimo a vestirti così, vieni con noi, ti presentiamo il tuo promesso sposo." 

Emma si lasciò trascinare verso il lato destro della pista da Snow, che sembrava più impaziente di lei di farle conoscere il suo futuro sposo.

Arrivati a quella che Emma considerò la destinazione della corsa della madre, le fu presentato il suo sposo:

"Emma, questo è Killian Jones, o meglio conosciuto come Capitan Uncino. Ex pirata, come ben saprai avevamo un grande debito nei confronti di Killian e ora è arrivato il tempo di ripagarlo."

Emma guardò prima Capitan Uncino che si inchinava a suo cospetto e le baciava la mano e poi la madre.

Ora Emma era ancora più sicura di avere un cuore perché le si stava veramente spezzando, sentiva che gli ultimi pezzi rimasti si stavano distruggendo.

Sapeva che i genitori avevano promesso ad Uncino, quando Biancaneve era incinta, di rendere possibile la sua vendetta verso Tremotino in cambio di un passaggio sicuro al castello di Regina.

La promessa fatta dai suoi genitori, però, non si avverò mai, perché ritornati al castello dei sovrani del Nord, Tremotino era magicamente sparito.

Così, Snow e Charming erano rimasti in debito con l'ormai ex pirata. Debito che era cresciuto nel corso del tempo, tanto da poter essere ripagato solo con la mano della loro unica figlia.

Gli occhi di Emma si riempiono di lacrime.
Prese vita lo smanioso tormento del suo spirito strano, del quale nessuno tra le persone, a cui s'era accostata, aveva saputo e voluto prendersi cura.

Non le mancò però l'accortezza di inchinarsi a sua volta a cospetto dell'uomo davanti a lei, che era rimasto a guardarla con i suoi penetranti occhi azzurri:

"È un onore conoscerla Principessa."

"Il piacere è tutto mio, Killian."

L'uomo sorrise all'affermazione della donna, illudendosi interiormente che alla bionda potesse far piacere veramente che il suo sposo fosse proprio lui.

"Gradirebbe bere un po' d'acqua prima di ballare? Questo vestito mi stringe enormemente il busto."

"Veramente preferisco il Rum all'acqua, se piace anche a lei Principessa, sono sicuro che quello che ho con me basterà per entrambi."

Emma sorrise e questa volta il sorriso fu vero. Per come era iniziata quella serata e per come sarebbe continuata, un po' di Rum le sarebbe servito:

"Non mi dispiacerebbe sicuramente il tuo Rum, Killian."

Il pirata prese la principessa per mano e con poca eleganza la fece allontanare dalla pista da ballo.

Un'ora dopo i due promessi sposi erano al centro della pista da ballo, per niente sobri, salutando nobili di cui Emma non riconosceva le facce e ballando Valzer che Killian non sapeva ballare.

Poi fu un momento, tra una piroette sgraziata e un inchino traboccante, Emma si ritrovò sul balconcino della grande sala senza nemmeno capire come ci fosse arrivata.

Non vedeva Killian, ma un po' di distacco dal pirata non le sarebbe dispiaciuto. Era ancora arrabbiata con sua mamma, ma non poteva non ammettere che il partner che aveva scelto per lei non fosse quello giusto.

Emma non si era mai sentita una vera principessa e avere al suo fianco Killian che non era mai stato un nobile la rincuorava.

Nonostante si conoscessero da una sola notte Emma aveva la sensazione di sentirsi sicura tra le sue braccia.

Con lui, e con un po' di aiuto dell' alcol, sentiva come se la scomoda gonna e le scomode persone che li cicondavano sparissero.

"Principessa..."

Emma si voltò di scatto sentendosi chiamare da qualcuno. La donna che aveva davanti non l'aveva mai vista prima, ma non le sembrava antipatica come tutti gli altri nobili invitati al ballo.

"Io e lei ci conosciamo?"

La donna per tutta riposta fece un breve inchino, che fu replicato in modo poco graziato dalla principessa.

"Non credo che si ricordi di me, non si può di certo ricordare tutti i nobili che i suoi genitori invitano...
Sono la contessa Matilde di Canox."

La contessa incrociò per un momento gli occhi di Emma, e alla bionda sembrò che il suo cuore facesse un tuffo: quegli occhi marroni, erano così belli. Le trasmettevano qualcosa che solo Regina, prima di allora, era riuscita a trasmetterle.

"Sei convinta che lui possa rendeti felice?"

"No, ma sono stanca di aspettare."

Emma non sapeva perché si stava aprendo così tanto a quella sconosciuta, ma aveva qualcosa che le ricordava Regina nel modo più puro possibile.

"Allora ti augurò tutta la felicità possibile principessa, te la meriti tutta."

Detto questo la donna andò via, lasciando Emma che fissava il suo corpo sinuoso avvolto nel vestito rosa che indossava.

In quell'istante fece un augurio speciale a Regina: le augurò di svegliarsi una mattina e non sentire più l'amore della persona che un giorno le sarebbe stata accanto. Le augurò che lui fosse freddo ed incostante.

Sperò vivamente che un giorno, all’improvviso, Regina potesse pensare di volerlo accanto per il resto della sua vita. A quel punto, però, lui, non si sarebbe fatto trovare.

Le augurò di andare a colazione, a pranzo, a cena e pure a letto con il dubbio. Le augurò che quell'uomo le corrodesse i pensieri, le azioni, l'amministrazione del regno, gli amici, la vita. Le augurò che lui diventasse il suo punto interrogativo e la sua ossessione cattiva più grande.

Sperò ardentemente che lui le rispondesse male, che non avesse più baci da parte per lei e che facesse l’amore con forza, ma non con le lacrime agli occhi. Le augurò che la  lasciasse e se ne andasse con un' altra, più insulsa di Regina stessa. 

Per finire, le augurò che lei potesse essere spettatrice della sua felicità. Che lui non si curi dei ritratti che avrebbe visto, delle voci che avrebbe sentito, delle notti che avrebbe sudato, sognandolo.

Le augurò di innamorarsi e di stare tanto male. Le augurò, esattamente, tutto quello che aveva fatto a lei.



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