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Eccoci al dunque, aveva pensato Regina, mentre sollevava avida il coperchio di cartone spesso, dalla superficie setosa e guardava dentro.

Non sapeva cosa aspettarsi, e in effetti non si aspettava niente, ma era rimasta un po’ delusa quando aveva intravisto due strisce di stoffa ordinatamente ripiegate, con degli anelli metallici a un’estremità.

Aveva sollevato lo sguardo su di Emma che la scrutava. Ma forse la delusione era apparsa evidente nei suoi occhi perché la bionda aveva leggermente sorriso e aveva allungato una mano verso la confezione. Aveva preso una delle strisce, era piuttosto lunga e gli anelli di metallo avevano tintinnato con un suono leggero. La aveva stretta tra due dita, tenendola tesa tra medio, indice e pollice e gliel’aveva strusciata sulla guancia. Era stato allora che lei si era resa conto della morbidezza della stoffa e della squisita fattura della seta che mostrava un delicato gioco di contrasti in superficie.

Si era un po’ pentita, allora, del suo primo disappunto e di averlo mostrato così apertamente, ma troppo tardi ormai, perché già una luce diversa brillava negli occhi della principessa. La luce che gli vedeva spesso quando giocavano, il sottile trionfo di chi vede la propria fantasia prendere vita, come una creatura di carne e sangue.

Con gesti ordinati Emma aveva appoggiato la confezione sul tavolo, poi l’aveva presa per le mani e le aveva avvicinate, l’una all’altra.  Sempre con quella calma meticolosa aveva sovrapposto i polsi della mora, uno sopra l’altro, e li aveva avvolti, una, due, tre volte con la seta frusciante della fascia. Era avanzata anche una porzione di stoffa che aveva infilato tra gli anelli più volte, in modo da assicurare i suoi polsi in una morsa morbida e irremovibile.

Poi aveva preso la stola e gliel’aveva avvolta intorno ai gomiti, come fanno le principesse, e ne aveva portato i lembi sul davanti, a coprire la fascia che le imprigionava le mani. Le labbra di Regina si erano aperte in una piccola:

"Oh..."

Di stupore, che si era allargata ancora di più quando Emma le aveva allungato la clutch.  Le era sfuggita in un primo momento ed era caduta a terra. Si era aperta e tutto il contenuto era schizzato in giro per la stanza. La bionda si era chinata a raccogliere gli oggetti, senza fretta, aveva rimesso tutto dentro in bell’ordine e gliel’aveva offerta di nuovo. La sovrana questa volta aveva fatto uno sforzo ed era riuscita a prenderla tra le mani strettamente serrate tra di loro.

La bionda le aveva dato una pacca sul sedere. Senza cattiveria, senza cameratismo. Un piccolo avvertimento, come a dire La prossima volta stai più attenta. Le aveva infilato un braccio sotto il suo, le aveva sorriso,

"Andiamo?"

Le aveva detto. L'aveva presa per il fianco e le aveva dato una mano a scendere i gradini; era molto più facile farlo senza pancione.

Erano uscite dal castello e camminavano per la Foresta Incantata e all’inizio era stato piuttosto semplice, escludendo il fatto che camminava con l’atteggiamento di un’educanda dell’Ottocento o con l'atteggiamento che assumeva alle cena di gala, e che si preoccupava di tenere la stola a posto per coprire le fasce, rosse, che le avvolgevano i polsi, il resto era abbastanza normale. Erano appena entrate nei confini di un villaggio. Nessuno faceva caso alla coppia che camminava allacciata, Regina con le mani raccolte in grembo e Emma con un braccio infilato sotto il suo.

Ma già al momento di salire sulla carrozza che la bionda aveva fatto preparare, aveva rischiato di perdere l’equilibrio e la principessa l’aveva dovuta aiutare a non sbattere la testa, come fanno le guardie con le persone arrestate. Il cocchiere le aveva rivolto un’occhiata fugace, probabilmente pensando che fosse troppo ubriaca per stare in piedi.

Breath my soulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora