Capitolo 16

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Christian. Mi faccio strada e corro verso di lui che si trova legato su una sedia. Ha il labbro spaccato e sanguinante e ha diversi lividi sparsi in tutta la faccia. Il suo completo grigio è sgualcito e la camicia bianca che porta di sotto è rotta. Non sembra che riesca a reggere la testa.
«Christian!» Gli prendo la testa con le mani. «Christian, per favore, guardami» Sawyer procede slegandogli i polsi e le caviglie, mentre Taylor fa da guardia.
«Ana» sibila, tossendo. Non riesce a parlare. Gli sposto alcune ciocche di capelli che gli cadono sul viso. «Mi dispiace» Gli occhi mi si riempiono di lacrime.
«Shh, tranquillo, è tutto okay. Dobbiamo andarcene da qui. Riesci a metterti in piedi?»
Lui scuote la testa. «Ti prego, vattene» Anche lui sembrerebbe sul punto di piangere.
«Non vado da nessuna parte, non senza di te» Gli prendo il viso tra le mani, costringendolo a guardarmi. Lui mi accarezza le mani stringendole a sé.
«Non capisci, ti farà del male» mormora.
«Chi? Linc?»
«Anastasia, vai via, per favore» Le lacrime iniziano a scorrergli sul viso ed io gliele asciugo con pollice, dolcemente.
«Nessuno mi farà del male, e neanche a te, non più ormai» Lui mi guarda con gli occhi umidi per colpa delle lacrime. Mi prende la mano e se la porta alla bocca, baciandola. Osserva anche l'altra mano. «Hai tenuto l'anello»
«Sì, certo che l'ho fatto. Avrei dovuto buttarlo?»
Scuote la testa, non è molto loquace, forse non può dirmi molto. «Ti amo, Anastasia. L'importante è che tu lo sappia.»
«Anche io ti amo, Christian, ma parlami, per favore. Andiamo via di qui, non ce la faccio più» Faccio per alzarmi e tirarlo, ma lui oppone resistenza.
«Lo sto facendo per te e la mia famiglia, non posso» Cerca di sistemarsi nella sedia ma fa una smorfia, credo abbia dolore da qualche parte.
«Cioè stai cercando di farti ammazzare per salvare tutti noi? È un gesto nobile, ma non sei mica Gesù Cristo. A noi chi ci pensa? Senza di te non sarebbe lo stesso, io non sarei più la stessa» Lui mi guarda incredulo. «Ascoltami, Sei una persona facile da amare. Non lo vedi? Eppure lo sei. E io ti amo e così pure la tua famiglia. Ed Elena, anche se ha uno strano modo di dimostrarlo. Ma ti amiamo. Tu ne sei degno. Tu sei una bella persona, Christian, davvero una bella persona. Non dubitarne mai. Guarda ciò che hai fatto... tutti i risultati che hai raggiunto.» Singhiozzo. «Guarda quello che hai fatto per me, quello a cui hai voltato le spalle per me e quello che stai facendo per me e per tutti noi.» Sussurro. «Sappiamo cosa sta succedendo, devi ringraziare Welch per le sue fantastiche doti e Taylor e Sawyer per il loro coraggio. Anche loro tengono moltissimo a te, nonostante non lo dimostrino mai. Dovresti dargli un aumento a questi tre» Lui mi sorride.
«Sì, dovrei»
«Risolveremo tutto insieme, so che possiamo farcela.» Prendo tra le mani il suo caro e bellissimo volto e lo bacio teneramente, infondendo tutto l'amore che provo in questo dolce contatto. Christian geme e mi prende tra le braccia, tenendomi stretta come se fossi l'aria di cui ha bisogno per vivere.
«Oh, Ana» sussurra, con la voce roca. «Cosa farei senza di te? Menomale che hai accettato di sposarmi ed io non vedo l'ora di passare il resto della mia vita complicata con te, sempre pronta a proteggermi per tutto» Alza una mano e mi sposta una ciocca di capelli dal viso, asciugandomi con il pollice una lacrima scesa involontariamente. Quest'uomo bellissimo e complicato, che una volta pensavo fosse il mio eroe romantico – forte, solitario, misterioso – è anche fragile e distante e pieno d'odio per se stesso.
«Ti proteggerò sempre. Adesso andiamo via, per favore, prima che possa succedere altro.»
«Dove credete di andare voi due?» Una voce profonda e roca ci interrompe mentre proviamo ad alzarci nuovamente. Mi volto e non è un volto familiare, ma quando mi giro e vedo lo sguardo di Christian capisco che si tratta di Linc. Mi guarda a fisso. «Oh, quindi tu sei la fantastica Anastasia, che piacere conoscerti personalmente» dice, in tono sarcastico.
«Non credo di poter dire lo stesso di te» Faccio spallucce e lui mi fulmina con lo sguardo.
«Fa lo stesso» Alza le spalle e poi prosegue. «Fortuna che sei qui, così potrai assistere alla morte del tuo futuro marito» Sbianco di colpo.
«Che cosa vuoi da lui, Linc? Soldi? Un lavoro?» La mia voce è tutta un tremolio.
«Ce l'ho già un lavoro, non mi serve lavorare in quella schifosissima azienda» Christian non replica, non dice niente, non ne ha la forza. Dove sono Taylor e Sawyer? «Nè tantomeno i suoi soldi, non è l'unico ricco sfondato, sai?»
«E allora? Che te ne fai di lui?»
«Oh, a lui non lo voglio proprio. Preferisco vederlo morto. Voglio vendetta per aver distrutto la mia famiglia. Adesso distruggerò anche la sua, partendo da te» Da una mano che teneva dietro la schiena, esce una pistola che punta verso di me. Christian si mette davanti a me, zoppicando. «Non ti azzardare» dice.
«Due piccioni con un colpo solo, si può fare. Salutate la vostra vita insieme» Immediatamente sentiamo uno sparo e ci accasciamo a terra, insieme a Linc che getta un urlo. «Vaffanculo» urla, tenendosi la coscia tra le mani che si macchiano di sangue.
Alzo lo sguardo e davanti lo stipite della porta c'è Taylor con in mano una pistola che si affretta a posarla nella cintura. «Non quando sarò in vita io, signor Lincoln» Taylor si affretta a rialzarci e ad accompagnarci fuori, mentre una squadra di poliziotti porta via Linc. «Assicuratevi che stia dentro per molto tempo, non lo voglio vedere in giro per molto tempo» I poliziotti annuiscono ed io aiuto Christian a restare in piedi fino a quando non arriviamo in macchina.
«Preferisci sdraiarti?» gli chiedo.
Scuote la testa. «È troppo difficile» Entra in macchina sedendosi normalmente ed io mi siedo accanto a lui, accarezzandogli i capelli. Lui ha un'aria sollevata.
«È finita» sussurro e lui mi annuisce. Noto che ha delle difficoltà a respirare causate dal dolore. Allungo le mani per poter guardare. «Posso?» gli chiedo, e lui annuisce.
«Sono tutto tuo, Ana» Sorrido e gli alzo delicatamente la camicia, notando che ha un enorme livido all'altezza delle costole.
«Mio dio, Christian. Dobbiamo andare in ospedale» Lui aggrotta la fronte.
«Non mi faccio visitare da nessuno»
«Andrebbe meglio se chiamassi tua madre?» Mi guarda titubante. «Per favore. Fallo per me, devi essere curato. Io non sono un medico, tua madre sì»
«Non voglio farla preoccupare, ne ho combinate troppe in tutta la mia vita» Abbassa lo sguardo. Ci risiamo.
«Non la farai preoccupare, ci penso io. Per favore»
Sbuffa. «Va bene, basta che stai con me»
«Sempre e per sempre»

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