Capitolo 1

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«Buongiorno, Miss Steele» mi salutano all'unisono. Rispondo solo con un cenno e un sorriso gentile, riesco a sentire il rumore dei miei tacchi e delle tastiere del computer. Sono impegnata a leggere dei manoscritti che mi hanno consegnato qualche giorno fa, devo visionarli per bene.
«Hannah, vorrei un the e i miei impegni di oggi, per favore» Le dico mentre entro nel mio ufficio e chiudo la porta, senza darle neanche il permesso di replicare. Hannah è la mia assistente. È alta, snella e implacabilmente efficiente, al punto che talvolta la trovo un filo angosciante. Ma con me è dolce, nonostante il fatto che sia più vecchia di me di un paio d'anni.
Poggio i manoscritti sulla mia scrivania e mi siedo al computer, accedendo alla mia posta elettronica per controllare le mail.
Hannah bussa ed entra con il mio the in mano e un'agenda accompagnata da un bloc notes. Poggia il the sulla scrivania e si siede in una delle due sedie di fronte.
«Fortunatamente oggi ha tempo libero fino alle 11, dopodiché c'è una riunione con i "grandi capi"» Gesticola ed io ridacchio. «Poi ha il pranzo con Miss Kavanagh e un incontro con due autori» Hannah si alza in piedi facendomi capire che ha finito.
«Perfetto, grazie Hannah» la congedo con il gesto della mano e lei sparisce dal mio ufficio, lasciandomi sola tra me e le mie innumerevoli email. Molte di loro possono aspettare, altre invece sono da parte di Kate e da parte di mia madre e Ray che hanno imparato da poco a usare un computer. Alzo gli occhi al cielo a quel pensiero e ritorno ai miei manoscritti.

Alle 10:45 Hannah mi ricorda della riunione ed io ne approfitto per andare in bagno a darmi una rinfrescata. Spero sia uno dei soliti incontri veloci, non ho molta voglia di perdermi in chiacchiere con Jerry Roach o Elizabeth Morgan. 
Esco dal bagno e mi dirigo a passo svelto nella sala riunioni, chiedendo ad Hannah di avvisarmi per la qualsiasi cosa. Francamente ero in cerca di una scusa per uscire più in fretta possibile da lì. Gli uomini della sicurezza mi aprono le porte della sala ed io li ringrazio con un cenno, entro nella stanza e trovo una decina di persone girarsi contemporaneamente quando entro. Il mio sguardo ricade su un giovane uomo, alto e molto bello, con una ribelle chioma biondo rame scuro e occhi grigi. Indossa un completo grigio. Occhi grigi che conosco fin troppo bene. Porca miseria.
«Anastasia» mormora.
«Christian» Il mio cuore batte fortissimo e credo di stare per svenire. Sono passati mesi dal nostro ultimo incontro, e non è andato benissimo. L'ho lasciato. Ricordo ancora i colpi di cinghia e le parole che gli ho detto riecheggiano nella mia testa. Sei un bastardo squilibrato. Devi risolvere i tuoi cazzo di problemi, Grey! «Che ci fai qui?» Sposto nervosamente lo sguardo, non immaginavo di incontrarlo qui, specialmente alla riunione dei capi e non vorrei che fosse accaduto ciò che sto pensando.
«Ho comprato la SIP» Viene verso di me. «Sono il capo del capo del tuo capo, cioè di te» Mi sorride come se fosse compiaciuto ed io lo guardo in cagnesco. Il suo sorriso si spegne subito.
«Hai comprato la SIP?!» sibilo a denti stretti. «Come hai potuto? Lo sai che non dovevi interferire con il mio lavoro»
«Non avrei mai fatto nulla per guastarti il lavoro, ma la SIP andava salvata»
«Si, certo. E anche il culo della sottoscritta nonché tua dipendente andava salvato?» Lui fa per replicare, ma io alzo una mano interrompendolo e scuotendo la testa, accorgendomi che ci stavano guardando tutti. Faccio un sospiro profondo. «Ne parliamo dopo, Grey. Non pensare sia finita qui»
«Non vedo l'ora» sussurra a pochi centimetri dal mio viso. Mi sorride ed io lo ignoro. Prendo posto nella sedia di fronte a tutti. Jerry Roach si schiarisce la gola dopo aver assistito al mio scontro con Christian e dopo che tutti stanno assistendo al nostro guardarci in cagnesco. Christian sembrerebbe divertito e molto entusiasta di ciò che ha fatto.
«Come sapete» prosegue Jerry. «Mr Grey ha comprato la SIP e, dopo quattro settimane di assoluto silenzio, adesso possiamo dirlo. Benvenuto a bordo, Mr Grey»
Christian sorride e un applauso si diffonde in tutta la sala. Io contribuisco solo per educazione, ma ce l'ho a morte con lui. Mi guarda e mima un "mi dispiace" con le labbra, ma io lo ignoro.
«Abbiamo finito, Jerry?» chiedo, e lui mi guarda aggrottando la fronte, forse sorpreso davanti la mia reazione. Cerco di ammorbidirmi un po', per evitare di spaventarlo. «Avrei del lavoro arretrato da fare e da consegnare entro domani» sorrido cordialmente.
«Oh, sì, abbiamo finito» replica.
«Perfetto. Buona giornata, signori» Mi alzo dalla sedia e mi incammino a passo svelto verso il mio ufficio, ma qualche dispotico e presuntuoso amministratore delegato mi insegue.
«Non dirmi che ce l'hai con me» Mi giro di scatto, fulminandolo con lo sguardo. «Okay, ce l'hai con me» Alza le mani in segno di resa e ridacchia.
«Certo che ce l'ho con te, l'avrai sicuramente fatto apposta» sbotto, facendo girare tutti quelli presenti in sala. Mi guardo intorno e prima che lui possa replicare, lo prendo per il braccio e lo tiro nel mio ufficio, sbattendo la porta. Christian prende posto su una delle poltrone presenti in stanza, come se nulla fosse.
«Inizialmente era così» dice pacato. «Poi ho visto che la SIP offriva svariati vantaggi»
Alzo gli occhi al cielo. «Non ti è mai importato nulla del tuoi soldi, Christian, smettila di giocare a fare l'amministratore delegato»
«Hai appena alzato gli occhi al cielo?» Alza un sopracciglio, guardandomi.
«Questo trucchetto non funziona più» Appoggio le mani sulla scrivania e lo guardo, in attesa di una risposta.
«È vero, non m'importa del mio denaro, ma questa era una buona causa» Le sue labbra formano una linea sottile.
«Cioè? Sperare di riconquistarmi?»
Vedo un sorriso malizioso spuntare sul suo viso e gli occhi che brillano. Sospiro.
«Quindi adesso sei il mio capo» Mi siedo sulla sedia.
«Tecnicamente sì. Non influirò sul tuo lavoro, Anastasia. Guardati, sei arrivata fin qui da sola»
Non so quanto possa essere vera quest'affermazione. «E tecnicamente, questa è grave condotta immorale... Il fatto che mi sia scopata il mio capo»
Christian sorride. «In questo preciso momento ci stai litigando»
«Perché è un tale coglione» sbotto e lui sbarra gli occhi, probabilmente divertito.
«Adesso sono un coglione?»
«Credo tu lo sia sempre stato» Alzo gli occhi al cielo e lui ride.
«Intanto ti piaceva stare col coglione, o ti piace ancora?» Alza un sopracciglio ed io faccio per replicare, ma qualcuno bussa alla porta. È Taylor, la guardia del corpo e autista di Christian.
«Buongiorno, Miss Steele. Sono lieto di rivederla» Taylor mi fa un cenno.
«Anche per me è un piacere, Taylor. Come stai?»
«Bene, signorina, la ringrazio. Scusatemi per l'interruzione, ma dobbiamo andare, Mr Grey»
Questo è uno dei pochi momenti per il quale sono grata a Taylor per averci interrotto.
Christian lancia un'occhiata prima a Taylor e poi a me, sorridendomi compiaciuto. Poi si avvicina alla mia scrivania e mi prende il mento con una mano, costringendomi a guardarlo negli occhi.
«La conversazione non finisce qui. A più tardi, piccola» Mi strizza l'occhio e si sposta da me, dirigendosi verso la porta.
«Buona giornata, caro» Piego la testa e lui si gira, lanciandomi un'occhiata divertita. Quando esce dall'ufficio, chiude la porta ed io mi lascio andare sulla sedia, sospirando rumorosamente. Scuoto la testa, riprendendomi dallo scontro che abbiamo appena avuto. Un tempo era divertente ed eccitante litigarci, adesso la rabbia ha preso il sopravvento.
Era eccitante? Oh, si, da morire. Specialmente quando ricevevo certe punizioni. Mi rabbuio immediatamente, mentre le parole continuano a riecheggiare nella mia testa. Uno. Due. Tre. Conta, Anastasia. I colpi ancora mi fanno male. Ma l'ho voluto io, sono stata io a spingerlo a farmi del male. Perché lo amavo. Lo amo ancora, nonostante siano passati dei mesi. È stato il periodo più brutto della mia vita, e credo che lo stesso sia stato per lui. L'ultimo desiderio che gli ho chiesto prima di andarmene via definitivamente era di non cercarmi mai più e di non provare neanche a farlo. Un po' me ne pento, forse le cose sarebbero andate in modo diverso se lui non me l'avesse permesso. Ho visto il suo volto, il suo sguardo mi ha tormentata per giorni, anche nei miei sogni. Anche lui è stato male, anche lui viveva una notte perenne, dove il sole non sorgeva mai. Il mio piccolo Christian indifeso. Ma adesso è diverso, è tutto diverso, tutto è così complicato, così...
«Ana, tra poco devi andare a pranzo con Miss Kavanagh» Hannah al telefono mi risveglia dai miei pensieri e le sono grata per questo, avrei pianto da un momento all'altro.
«Oh, sì, giusto. Grazie, Hannah» Prendo la mia borsa e mi dirigo fuori dall'edificio della SIP raggiungendo quel che è diventato il nostro ristorante di fiducia: Fifty. Il nome lascia un po' a desiderare, ma il cibo è una buona scusa per perdonarglielo. Entro e chiedo del tavolo prenotato a nome Steele e mi accomodo aspettando l'arrivo di Kate, che non tarda ad arrivare. Mi volto. Lei è bellissima. Capelli biondo ambra schiariti dal sole, abbronzatura dorata, sorriso smagliante, e fisico perfetto nei jeans attillati e top. Tutti gli occhi sono su di lei. Mi alzo e vado ad abbracciarla. Oh, quanto mi è mancata!
«Com'era Barbados?» Le chiedo dopo aver ordinato un po' di cibo.
«Divertente, e anche bellissima. Ancora meglio se ci vai con il tuo ragazzo» Mi strizza l'occhio ed io ridacchio. Un tempo quest'affermazione mi faceva male, anche perché il suo ragazzo è il fratello di Christian. Beh, fratellastro. «Te la consiglio, anche come meta per svagarti un po'» Alza le spalle. Annuisco un po' distratta. «Che succede?» mi chiede.
La fisso un po' titubante e sospiro. «C'era Christian in ufficio, oggi»
«Quel Christian? Christian Grey?!» sgrana gli occhi. Annuisco lentamente e lei prosegue. «Beh, e che vuole?» sbotta.
Non sa tutto ciò che è successo, non mi avrebbe permesso di vedere più nessuno se l'avesse saputo. Accordo di riservatezza. «Ha comprato la SIP» sospiro.
«Che gran figlio di puttana» esclama.
«Kate!» La rimprovero, un po' scioccata per la sua esclamazione. Certe volte non riesce a contenersi.
«Scusami, Ana, ma di sicuro per conquistare un ragazzo non vado a comprargli una macchina o direttamente l'intera casa editrice» gesticola.
Arrossisco. Beh, Christian ha una percezione diversa dell'amore. Certe volte credo proprio che non sappia cosa sia. Guardo Kate di sottecchi, soppesando le sue parole e il suo sguardo si addolcisce. «Come hai reagito?» mi chiede.
«Più o meno la tua stessa reazione» ridacchio. «Ho dato di matto, anche davanti al mio capo. Credo pensino che io sia una pazza squilibrata.»
Kate scoppia a ridere. «Almeno pensano che dove sei ora sia soltanto merito tuo e non di quel plurimiliardario che ha strappato la tua verginità»
La rimprovero un'altra volta, ridendo. «Credo di avergli ceduto la mia verginità molto volentieri, se non ricordo male»
«È iniziato tutto in modo strano» Se fosse stato strano solo quello. Il mio telefono emette un suono ed io capisco che è ora di tornare a lavoro.
«Oh, mi dispiace, ma devo ritornare. Il dovere mi chiama»
«Anche a me» sospira. «È stato bello rivederti, Ana. Voglio vederti più spesso però»
Sorrido. «Contaci!» Ci alziamo e mi abbraccia, prima di ritornare ognuno ai rispettivi lavori. Sono di nuovo sotto incantesimo di Christian Grey?
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Ciao a tutti ragazzi! Sono tornata con una nuova storia che forse avrete visto e rivisto, ma mi mancava molto scrivere.
Ditemi se vi piace.
xoxo

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