1- Dolore e speranza

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Georgie era tornata a casa dopo l'esecuzione di Abel. Il suo amato era stato sparato ed era morto davanti a tutta quella gente. L'ultimo desiderio fu quello di vedere Giorgie, la donna che aveva sempre amato. La notte precedente era stata di grande passione per entrambi e Giorgie era rimasta incinta di Abel.

Era disperata, non rivolse la parola a nessuno e andò in camera sua, in quel grande palazzo, a sfogare le lacrime. Aveva visto morire il ragazzo che si era accorta di amare solo pochi giorni prima.

Tanti ricordi le passarono nella testa. Da quando erano piccoli è sempre stato per lei il "fratellone", quello protettivo, anche fin troppo, colui che ai suoi occhi era il più forte. Il fratellone che era partito come marinaio da ragazzo e che aveva visto tornare dopo mesi come un uomo, il ragazzo che le aveva dichiarato l'amore il giorno della verità, colui che l'ha seguita fino a Londra, che ha tentato di farle capire che non poteva stare con gente di quel rango sociale perché lei era da sempre vissuta tra i campi e i fiori.

Abel, Abel, perchè... mi sono accorta troppo tardi. Ho sbagliato... ora non si può tornare indietro. Ero così piena di speranza... pensavo che dovessimo farcela e invece...

Georgie pianse per tutta la notte sognando Abel accanto a sè che la stringeva tra le sue braccia come nella fredda cella. Pensò che ormai nessuno poteva farle tornare il sorriso.

9 mesi dopo...
Il bambino era nato. Era il bambino di lei e Abel. Lo guardò: era identico al padre. Georgie pianse e rise stringendolo al petto. Non voleva cederlo a nessuno. Aveva avuto la forza di continuare quella vita e di portare alla luce il bambino sbocciato dalla passione di lei e Abel, quel tanto Abel amato. Il padre entrò in stanza e le si sedette affianco sorridendo

-Che bel bambino...

Georgie lo porse al padre che lo prese tra le braccia:- Il mio nipotino... diventerà sicuramente grande e forte come suo padre. È identico, Georgie

-Sì, padre. E sono felice per questo. Lo chiamerò Abel Junior

-Abel Junior?

-Perdonami padre ma essendo identico a lui è meglio chiamarlo Abel, già che lui non c'è più

-Sì, tesoro hai ragione

Il padre la abbracciò e le baciò la fronte. A differenza di tanti conti che trattavano le loro figlie con freddezza il padre di Georgie oltre ad essere un conte molto amato era anche un padre comprensivo e sensibile, ancor più perché non aveva visto sua figlia crescere insieme a lui per 17 anni.

-Vorrei che anche tua madre fosse qui ora... sei diventata grande troppo in fretta. Ho perso la tua infanzia e parte dell'adolescenza. Ora sei una donna...

Il conte Gerald iniziò a piangere e anche a Giorgie vennero le lacrime agli occhi e lo abbracciò.

Aveva perso Abel ma per fortuna aveva ancora suo padre.

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