7- Una serata speciale

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Passarono altri giorni, uno più bello dell'altro. Georgie era felice e sembrava aver ritrovato la spensieratezza di un tempo. Anche Arthur se ne accorse e non potè fare a meno di sorridere. C'era sempre accanto a lei.

Georgie aveva ritrovato Barbara, la famosa stilista che quando lei aveva 12 anni chiese di adottarla per farla divenire una brava sarta. Barbara non si trovava a Sydney ma nella residenza che Georgie conosceva.

Non la riconobbe all'inizio perché erano passati 7 anni ma dopo qualche secondo lo capì. Georgie quindi lavorava da lei come sarta e Barbara le insegnava le tecniche. Georgie apprendeva in fretta come aveva sempre fatto e mentre lavorava Abel giocava con dei giocattoli o una palla. Lei e Barbara prendevano sempre il tè delle 5 e chiacchieravano.

-E quindi sei figlia di un conte, in realtà

-Già. Ma non voglio essere riconosciuta dalla gente per questo. Sono la solita Georgie di sempre

-Sei sempre stata una brava ragazza e genuina, lo dimostri tuttora. Tuo figlio poi è stupendo

Georgie la ringraziò. Era contenta che tra loro fosse nata un'amicizia.

-Ora con chi vivi?

- Con mio "fratello", Arthur

-Non è il tuo vero fratello quindi

-No

-E lui ti vede ancora come una sorella?

Georgie a quella domanda alzò lo sguardo sorpresa:- come?

-Intendo vivete nella stessa casa ma non siete davvero fratelli. Forse lui può provare qualcosa di più del semplice affetto fraterno

-Non penso... insomma, lui... non lo so

Barbara sorrise appena e alzandosi le disse:- va bene, Georgie. Per oggi il lavoro è finito

-Di già? Ma...

-Non preoccuparti Georgie. Vai a casa

Georgie annuì e chiamò Abel.

-Abel, vieni!

Abel maneggiava un giocattolo e non lo lasciava.

-Dai Abel, te lo compro io, va bene? Potrai giocarci a casa quando vorrai. Ora però dobbiamo andare

Abel si arrese e si fece prendere in braccio. Georgie ringraziò come sempre Barbara per l'ospitalità e dopo aver salutato il suo cane uscì dal cancello dirigendosi a casa con il carro.

Alla fattoria trovò Arthur.

-Arthur! Pensavo stessi lavorando- gli disse Georgie.

-Lo pensavo anche io- aggiunse Arthur.

-Barbara mi ha fatto finire il turno prima oggi

-Zio Kevin mi ha dato pomeriggio libero. Ha detto che ogni tanto fa bene svagarsi

-Ha ragione. Sei sempre al lavoro. Dovresti riposarti di più

Arthur lavorava molto per togliersi dalla testa il pensiero di Georgie ma questo non poteva dirglielo.

-Sei stanca Georgie?

-Affatto

-E il bambino?

Georgie spostò lo sguardo su suo figlio chiedendogli:- tesoro tu sei stanco?

Abel scosse la testa e Arthur sorrise dicendo:- che ne direste di andare in giro?

-Come? E dove?

-Passiamo tutta la serata fuori

-Tu vuoi andare, Abel?- chiese Georgie per paura che il figlio fosse davvero stanco.

-Sì! Sì! Voglio andare con papà! Mamma mi compri il giocattolo?

-Certo tesoro. Ciò che vuoi. Allora andremo prima in città

-Va bene. Allora è deciso. Andremo a Sydney- annunciò Arthur -Ora vado a cambiarmi

Georgie pensò che Arthur dovesse vestirsi elegante ma mise in dubbio il fatto che avesse un vestito elegante da indossare così andò in camera sua e prese un completo da uomo che aveva portato da Londra. Aveva pensato a tutto l'impossibile e immaginabile e constatò infondo che non era stata una cattiva idea. Aveva lasciato Abel sul letto ed era entrata nella camera di Arthur. Quando aprii la porta lo trovò a torso nudo e arrossì. Arthur si girò verso Georgie e quest'ultima cercò di non sembrare turbata.

-Ti ho portato questo completo elegante- spiegò -pensavo che ce ne fosse stato bisogno

-Grazie Georgie. Poggiato sul letto- rispose Arthur.

Georgie fece come richiesto e poi uscì dalla stanza chiudendo la porta. Perché era arrossita a guardare il fisico di Arthur? Eppure l'aveva visto nudo molte volte, ma come un fratello. Quindi ora non lo guardava più come un fratello?

Queste furono le domande che invasero la testa di Georgie, che si occupò di vestire Abel. Poi si vestì lei con un abito rosa con la gonna ampia, come si addiceva ad una signora di alto rango. Non si era ancora abituata a essere in Australia come una nobile.

Georgie aveva finito di prepararsi e uscì dalla stanza con il bambino. Arthur aspettava in soggiorno e quando la vide restò incantato sul serio. Non riusciva a dire niente e Georgie ne era leggermente imbarazzata.

-T-ti sta d'incanto- balbettò Arthur rapito dalla sua figura.

-Grazie- rispose Georgie arrossendo.

-Papà! Andiamo!- esclamò il bambino avvicinandosi ad Arthur. Quest'ultimo gli sorrise e lo prese in braccio.

-Oggi sarà la tua serata! Potrai avere e fare ciò che vuoi, Abel!- disse Arthur rendendo emozionato Abel che lo abbracciò con il suo corpicino.

Nel frattempo Georgie aveva chiuso la porta di casa alle spalle e aveva trovato pronta una carrozza.

-L'hai chiamata tu?- chiese Georgie ad Arthur.

-Beh, sì. Non mi sembrava il caso di andare col carro, no?

Georgie sorrise ed entrò per prima aiutata da Arthur. Poi entrò il ragazzo col bambino e la carrozza partì.

Per arrivare a Sidney ci volevano circa quindici o venti minuti ma il tempo sembrò passare velocemente. Georgie era accanto ad Arthur che aveva il bambino in braccio. Ad un certo punto Georgie poggiò la testa sulla spalla del ragazzo. Arthur girò lo sguardo e sorrise.

A Sidney passeggiarono per il lungomare. Arthur si era sentito di alto rango sociale solo dai Dangering ma a quel tempo non poteva sentirsi tale perché in realtà era un prigioniero. Ora invece era libero e poteva affiancare la ragazza, per lui, che era stata sempre più bella di tutte. Si diceva che era fortunato ad avere Georgie. Voleva proteggerla da tutto e da tutti, voleva trattarla come una principessa, ed era per questo che lavorava sodo e metteva i soldi da parte. Un giorno le avrebbe voluto regalare un anello con i soldi della fatica, del sacrificio, del lavoro per farle capire quanto avesse lottato per lei, per non essere soltanto il suo "fratello".

-Arthur, andiamo in questo ristorante! Sembra delizioso!

Arthur le sorrise ed entrarono nel bel ristorante. Mangiarono benissimo e si divertirono molto. Poi passeggiarono ancora per un po' di sera ma il bambino era stanco così decisero di tornare a casa.

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