4- Non si può tornare indietro

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Georgie non credeva ancora di aver ritrovato il suo caro Arthur, il suo dolce "fratello". Erano tutti dallo zio Kevin ed era pomeriggio. Per Arthur quella di rivederla dopo tanto tempo, anni, era la cosa più bella del mondo. Georgie era diventata una donna. Arthur aveva riconosciuto Abel nel piccolo bambino. Gli era sembrato un sogno dopo tutto ciò che aveva dovuto subire e che stava ancora subendo.

Arthur non riusciva a toglierle gli occhi di dosso ma doveva farlo perché non voleva che si notasse.

Lo zio Kevin spiegava nel frattempo perché Arthur si trovasse lì.

-Cadde nel Tamigi e dei marinai inglesi lo portarono sulla nave. Erano diretti in Australia. Andai un giorno al porto e lo riconobbi scendere dalla nave. Lo portai qui ma mi accorsi che era in gravi condizioni psicologiche

-Oh, Arthur. È per quello che hai subito a Londra, vero?

A Georgie doleva il cuore per essere stata impotente davanti all'inferno che aveva dovuto subire in Inghilterra come prigioniero.

-In questi anni l'ho curato e sembra essere migliorato molto, ma ha ancora qualche allucinazione e incubo

-L'aria dell'Australia mi ha fatto star bene- spiegò Arthur che non aveva ancora parlato -Poi ero sicuro che tu e Abel eravate al sicuro in Inghilterra

Georgie distolse lo sguardo imbarazzata come lo era stata con lo zio Kevin.

-Ragazzi, volete andare a fare una passeggiata?- domandò lo zio Kevin per deviare la domanda, o almeno consentire a Georgie di rispondergli in privato.

-Sì. Zio Kevin potresti occuparti tu del bambino?- chiese Georgie.

-Ma certo. Sarà un piacere avere questo bel nipotino con me- sorrise rivolto al bambino che battè le mani.

Georgie rise ma ad un tratto il bambino chiamò Arthur tirandogli un po' il pantalone:- papà

Georgie rimase pietrificata davanti a quella parola e nessuno credeva alle proprie orecchie. Suo figlio aveva scambiato Arthur, che era suo zio, per il suo papà. Arthur non sapeva che rispondere ma lo prese in braccio e lo abbracciò.

-Torna presto

Il bambino era la tenerezza personificata.

Georgie non sapeva che fare ma Arthur gli sorrise e gli disse:- certo che torno presto. E stasera per festeggiare il nostro ritrovamento la mamma fa una buona crostata di marmellata, eh?

Il bambino emise un grido di entusiasmo e Arthur lo porse a Zio Kevin per poi uscire di casa.

-Scusa per questa situazione imbarazzante...- iniziò Georgie camminando per il sentiero.

-Georgie... chi è il bambino?

Si fermarono sotto un albero vicino ad un ruscello e iniziarono a conversare sull'argomento.

-Il bambino si chiama Abel Junior

-Abel Junior?

Georgie annuì e continuò sempre rivolgendo lo sguardo altrove:- Arthur tu sei salvo perché Abel prese il tuo posto in cella, ricordi?

-Di quella sera non ricordo molto. Irwin mi aveva drogato per non farmi tentare di scappare e per essere il suo burattino...- Arthur cambiava subito espressione a quei discorsi.

Georgie gli accarezzò la schiena e poi continuò:- Beh, comunque Abel ha involontariamente ucciso Irwin ed è stato condannato a morte per fucilazione

-Come?!- esclamò Arthur spalancando gli occhi.

Per Georgie arrivò la parte più difficile, sapendo quanto sia Arthur che Abel la amassero più di semplici fratelli.

-Io e Abel... insomma... la notte precedente con l'aiuto di Maria sono riuscito a parlargli per un'ultima volta e... sono rimasta incinta

Ad Arthur gli si gelò il cuore. Pensare che l'avesse fatto già con qualcuno, per di più suo fratello, era un duro colpo. Non pensava che Abel potesse riuscirci un giorno, anche se era tanto determinato.

-Avevo capito in quel momento che lo amavo e non me ne ero mai accorta. Facemmo di tutto per salvarlo ma fu sparato dal duca Dangering, il quale fu giustiziato per traffico di droghe e crimini contro la Regina. Sono riuscito a rivelare ad Abel soltanto che aspettavo un bambino, ma lui è morto

Georgie a ripensarci come sempre pianse e ad Arthur sfuggirono lacrime che cercava di trattenere.

-Arthur, sfogati. Non puoi soffrire e tenerti tutto dentro- gli consigliò Georgie.

Arthur era sempre stato calmo e prudente, non si era mai comportato come quella volta. Ad occhio di uno sconosciuto poteva sembrare un pazzo ma Georgie lo comprendeva, capiva quanto soffrisse. Gridava e piangeva come nel tentativo di chiamarlo. Strappava l'erba e tirava pugni all'albero come per incolparlo di aver preso il suo posto e avergli salvato la vita.

Dopo l'ennesimo pugno le mani diventarono rosse e si lasciò cadere a terra tra le braccia di Goergie, l'unica persona che riusciva ad amare fortemente ancora, nonostante lei avesse dato il suo corpo e il suo cuore a suo fratello.

-Io non potevo fare niente

Arthur riprese pian piano a calmarsi come se Georgie glielo avesse ordinato. Forse perché tra le sue braccia si sentiva bene e amato.

-Arthur caro, anche io non potevo fare niente. Cosa potevo? Ero una ragazza di soli 16 anni... ho provato a salvarlo ma proprio in quel momento l'hanno sparato. Dangering in persona l'ha fatto

-Voglio vederlo all'inferno!- esclamò Arthur -Vorrei che passasse le mie pene e molto di più. Vorrei poterlo uccidere con le mie stesse mani. Abel aveva fatto bene ad uccidere Irwin!

Georgie pianse e lo accarezzò sempre tra le sue braccia, come faceva con Abel Jr.

-Arthur non fare così ti prego, non sei tu... Arthur non si comporterebbe in questo modo. Cerca di calmarti, ti prego. Non abbiamo potuto fare niente per Abel però abbiamo Abel Junior, identico a lui, e questa è una felicità. Pensi che io non abbia sofferto in questi anni? Volevo morire, lasciarmi andare, ma poi ho capito che non ne sarebbe valsa la pena, che c'era una vita dentro me, quella di me e Abel. Dovevo mostrarla ad Abel, sperando che lui dal cielo vedesse quanto gli somigliasse

-Georgie...- riprese a parlare Arthur riuscendo a calmarsi -Abel Jr. mi considera suo padre, mi considera Abel per la mia somiglianza

-Sì, è vero, Arthur. Gli mostrai dei quadri che lo raffiguravano

-Quando ci siamo incontrati io e lui nel bosco... mi ha chiamato "papà"- Arthur sorrise -Sono rimasto sorpreso, ho pensato che si fosse confuso, ma poi si è avvicinato e mi ha teso le mani così l'ho preso in braccio e ho sentito come se fosse Abel stesso accanto a me ad abbracciarmi

-Oh, Arthur- Georgie poggiò la testa sulla sua spalla.

-Non m'interessa che non sia il mio vero figlio. Voglio prendermi cura del bambino come avrebbe fatto Abel

La determinazione di Arthur lasciò di stucco Georgie. Non aveva mai visto Arthur così determinato e sicuro di sè. Era sempre stato Abel quello deciso e testardo. Georgie sorrise felice e lo abbracciò ringraziandolo.

Quell'abbraccio rese felice anche Arthur per averla ritrovata, quella creatura dai capelli biondi e dorati e dagli occhi azzurri, paragonabile ad una ninfa che l'aveva rapito da quando era entrata nella sua vita.

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