Capitolo 15

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Quando si è costretti a fare un lavoro che non piace, il novanta per cento del tempo passato in un ufficio sembra tempo sprecato, o almeno questo era ciò che aveva pensato Aubrey Posen quando all'età di appena vent'anni era stata assunta in un piccolo teatro vicino casa. Eppure quel posto così striminzito, dalle vecchie poltrone sbiadite aveva cominciato sin da subito ad affascinarla, tanto che sette anni dopo era ancora il luogo in cui amava recarsi tutte le mattine.
Ogni qualvolta entrasse in quella sala sentiva un brivido correrle lungo la schiena mentre i suoi occhi scrutavano il palcoscenico vuoto.
Ancora oggi, a distanza di un anno, aveva nostalgia di quel posto che sentiva come casa sua. L'Ensemble Theatre, per quanto fosse grande e accogliente, non aveva niente a che fare con il teatro in cui aveva lavorato per tanti anni.
Ciò che non era cambiato era il suo impiego, quello di portare fotocopie, stampare copioni e assistere i produttori di qualsiasi spettacolo, un lavoro faticoso che lei aveva svolto al meglio sin dal primo momento.
La sole cose a cui non riusciva proprio ad abituarsi erano le feste, sentiva che quello non era proprio il suo ambiente, tutte quelle persone così importanti nel mondo dello spettacolo le incutevano non poco timore, fatta eccezione per quella ragazza incontrata qualche minuto prima.
C'era qualcosa in lei che la rendeva diversa rispetto agli altri, qualcosa che Aubrey non era riuscita a cogliere, forse era quell'innocenza o quel suo modo di approcciarsi allo spettacolo per la prima volta, chi poteva dirlo. Era questo che aveva pensato mentre percorreva lo stretto viale, cercando di identificare la voce del signor Nelson, il produttore che l'aveva accompagnata alla festa, in mezzo alle tante che si mescolavano fra loro. Riuscì presto a trovarlo, davanti alla piscina, intento a parlottare con due persone mai viste prima.
«Signorina Posen!» esclamò lui non appena la vide. «Vorrei presentarle Jason Brown e Janet Brenner.» continuò poi indicando un uomo, molto alto dai capelli e gli occhi scuri, e una donna dai capelli biondi e gli occhi verdi.
«Piacere.» disse Aubrey con un sorriso stringendo la mano ad entrambi.
«Ho sentito che siete molto impegnati in quest'ultimo periodo non è vero?» il signor Nelson faceva correre lo sguardo dall'uno a l'altro, come se fosse nervoso.
«Proprio così, questo musical non sarà per niente facile da realizzare. Ci abbiamo messo molto tempo per scegliere gli attori.» spiegò Janet.
«Sono sicuro che il signor Jordan è la signorina Mitchell saranno fantastici.» disse ancora il signor Nelson, lanciando una rapida occhiata ad Aubrey per poi proseguire:«Lei cosa ne dice?»
In un primo momento la ragazza si ritrovò spiazzata, non perché non sapesse cosa dire quanto al fatto che l'uomo non osava mai interpellarla di fronte a qualcuno di così importante.
«Bhe...ad essere onesta ho avuto modo di conoscere solo la signorina Mitchell e la trovo perfetta per questo ruolo.» ammise sentendo le guance andare a fuoco.
«Ad ogni modo...» cominciò il signor Brown con tutta l'aria di voler porre fine a quella discussione. «Non so se lei fosse presente allo spettacolo che si è tenuto la settimana scorsa signor Nelson ma devo dire che personalmente sono rimasto notevolmente sorpreso.» si aggiustò la cravatta e guardò fisso l'uomo di fronte a sé, che impiegò qualche secondo a rispondere.
«Vi ho partecipato anch'io allo spettacolo e ha perfettamente ragione, non avevo mai visto qualcuno suonare in quel modo. La signorina Beale è stata semplicemente meravigliosa.»
A sentir pronunciare quel nome il cuore di Aubrey perse un battito, le sembrava così surreale che credeva di aver capito male.
«Non mi stupisco che abbiano voluto organizzarle una festa. Spero davvero che continui su questa strada.» continuò il signor Nelson, incurante dello sguardo pressante che la ragazza gli stava rivolgendo.
«Signorina Posen andrebbe a prendere qualcosa da bere se non le dispiace?» chiese poi col solito tono amichevole che Aubrey era abituata a sentire, senza però ottenere alcuna risposta. «Signorina Posen?» ripeté con tono più agitato.
«Oh ehm...certo...vado subito signore.»
Si allontanò scuotendo la testa, non era minimamente possibile che stessero parlando di lei, non poteva trattarsi della sua migliore amica. Una parte di lei voleva credere di aver sentito male o che quantomeno si trattasse di un omonimia.
In breve tempo riuscì ad entrare nella villa, tra tutte quelle persone era complicato persino trovare il tavolo su cui si trovavano i vari alcolici e le varie bibite. Si avvicinò lentamente al grande tavolo in legno e prese due bicchieri pieni di champagne ma non appena si voltò qualcosa la spinse a riposarli per evitare di farli cadere a terra. Qualche metro più in là infatti si trovava una ragazza dall'aria sin troppo familiare, intenta a conversare con qualcuno; furono i suoi capelli, di un rosso molto acceso, a catturare l'attenzione di Aubrey, che era rimasta immobile ad osservarla.
«Cerca qualcuno?» chiese un uomo vestito di tutto punto notando la sua espressione.
«N-no. Credevo solo di aver visto...qualcuno che conosco.» spiegò frettolosamente per poi girarsi e riprendere i bicchieri.
Arrivò fino alla porta a vetri che dava sul giardino prima che qualcuno le urtasse le spalle.
«Aubrey?!» esclamò una voce.
La ragazza si girò, scontrandosi con due occhi azzurri che la fissavano sbalorditi.
«Chloe...» sussurrò abbassando rapidamente lo sguardo, incapace di sostenere quello della rossa.
«Che ci fai qui?» continuò lei, senza sforzarsi di nascondere la rabbia.
«Ero con un produttore. Non avevo idea che ci fossi anche tu stasera.» ammise.
Chloe dovette fare appello a tutte le sue forze per non riderle in faccia.
«Mi prendi in giro?!»
«Dico davvero. Ho scoperto poco fa che questa festa è stata organizzata per te.» lanciò una rapida occhiata alla piscina, dove si trovava ancora il signor Nelson e poi disse:«D-devo andare.»
Fece qualche passo ma la voce di Chloe la bloccò. «Aspetta!»
La rossa le si parò davanti togliendole i bicchieri dalle mani. «Vieni con me.» le fece cenno di seguirla al piano superiore e per qualche motivo Aubrey non riuscì a dirle di no.
Si ritrovarono nell'ufficio di Mark, al riparo da tutto e da tutti. Chloe si guardò intorno e poi con un sospiro disse:«Non credevo che ti avrei rivista dopo quello che è successo.»
La ragazza non fu capace di rispondere a quelle parole.
«Dove sei stata in questi anni?» domandò la rossa guardandola da capo a piedi.
«Ho continuato a lavorare in quel vecchio teatro per sette anni e poi...» fece una pausa, indecisa se dirle la verità o meno.
«E poi?» le fece eco Chloe alzando un sopracciglio.
«Qualche mese fa ho iniziato a lavorare all'Ensemble Theatre.» sospirò abbassando lo sguardo.
Chloe sgranò gli occhi, incredula di ciò che aveva appena sentito e non fu capace di replicare. Provava una tale rabbia in quel momento che se avesse deciso di parlare sarebbe diventata un fiume in piena tante erano le cose che avrebbe voluto rinfacciarle.
«So che sei ancora arrabbiata con me, te lo leggo negli occhi.» disse Aubrey dopo qualche minuto, avvicinandosi a lei. «E voglio che tu capisca quanto mi dispiace. È solo che...ero così gelosa del fatto che avessero scelto te per uno spettacolo che ho messo tutto da parte senza neanche pensarci.» provò a giustificarsi.
«È buffo non trovi? È incredibile come la situazione non sia cambiata in così tanti anni. Ricopriamo gli stessi ruoli di una volta...» sussurrò giocherellando con il sottile braccialetto in argento che portava.
«Non voglio sabotarti se è questo quello che pensi. Fino a qualche minuto fa non sapevo nemmeno che questa festa fosse stata organizzata per te. Non sapevo neanche che avessi avuto successo.» la anticipò notando l'espressione di Chloe cambiare ad ogni parola che pronunciava.
«D-davvero non ne sapevi niente?»
«A teatro sono solo una segretaria, i produttori non mi dicono queste cose. So che ti sembrerà strano ma è la verità.»
Poco dopo qualcuno bussò alla porta ed entrambe furono costrette a porre fine a quella conversazione.
«Chloe?» disse una voce familiare prima di entrare nella stanza.
«Beca...»
La mora si chiuse la porta alle spalle lanciando una rapida occhiata ad Aubrey, che le aveva rivolto un timido sorriso.
«Va tutto bene?» domandò Chloe sfiorandole la guancia, appena umida, con un dito.
«Oh...ehm...sì certo. Sto...sto bene.» farfugliò senza saperne il motivo preciso.
«Se stai davvero bene come dici...perché hai pianto?» insistette lei.
Beca roteò appena gli occhi, era davvero come un libro aperto per Chloe nonostante la conoscesse da pochissimo tempo. Aubrey intanto aveva alzato un sopracciglio, annuendo in modo quasi impercettibile come per darle coraggio per poi avvicinarsi all'uscio e dire:«Vi lascio da sole.»
«C'è qualcosa che devi dirmi?» la rossa inclinò il capo e le strinse leggermente le mani, cosa che fece correre un brivido lungo la schiena di Beca.
«Bhe...in effetti sì. Insomma...non sono stata del tutto sincera con te prima.» tentò di spiegare senza far tremare troppo la voce. «Non so perché abbia deciso di dirti una bugia visto che non ce n'era motivo ma...i produttori mi hanno contattata qualche giorno fa e...»
«E?» chiese la rossa ansiosamente.
«Mi hanno scelta per interpretare Cathy.» finì la frase osservando Chloe che aveva un sorriso stampato in volto.
«Beca ma è fantastico!» esclamò abbracciandola.
«Scusami se non te l'ho detto prima.»
Beca continuò a ripeterle varie scuse ma Chloe scosse la testa dicendo:«Non importa. Il fatto che me lo abbia detto tu piuttosto che qualcun altro mi basta.» la rassicurò senza però lasciarla andare.
Alla mora non restò altro da fare se non poggiarsi sulla spalla di lei e osservare da lontano quello che sarebbe diventato il suo mondo da lì a poco.

Everything has changed || BechloeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora