Capitolo 14

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Se mai qualcuno le avesse detto che quella serata così importante per lei si sarebbe rivelata un disastro, probabilmente Chloe non gli avrebbe dato ascolto, il pensiero che qualcosa sarebbe potuto andare storto dopo aver suonato davanti a centinaia di persone non l'aveva neanche sfiorata.
Se chiudeva gli palpebre riusciva ancora a sentire gli applausi del pubblico e vedeva il sorriso fiero di suo padre che la osservava con gli occhi lucidi. Purtroppo però nonostante i suoi ripetuti sforzi non riusciva a non pensare nel contempo a quella ragazza, che mai prima d'ora aveva visto così arrabbiata.
Quella settimana si era rivelata più lunga del previsto, non erano certo mancati i complimenti e gli elogi per la sua musica ed il suo innato talento ma quel peso che le schiacciava il cuore diventava ogni giorno più difficile da sostenere. Aveva perso il conto di quante telefonate aveva fatto nel disperato tentativo di rintracciarla, Beca sembrava scomparsa nel nulla e forse furono proprio quelle chiamate a vuoto o i messaggi senza risposta a farle sorgere un dubbio. Successe quattro giorni dopo lo spettacolo; Chloe si stava finalmente godendo una serata di assoluta calma in compagnia di una tazza di tè, sebbene fosse giugno, il suo cellulare giaceva abbandonato in bilico sul bordo del tavolo al centro del soggiorno e l'ultimo messaggio che aveva mandato alla mora illuminava la stanza insieme ad una lampada solitaria posta in un angolo della parete. I suoi occhi si spostavano pigramente dalla libreria alla tv fino al pianoforte nella stanza di fianco, raramente si posavano sul display del telefono, accanto a quest'ultimo vi era una tazza che fino a quella mattina conteneva del cappuccino e che ora aveva lasciato una lieve macchia color caffè sul legno chiaro. Fu quella tazza in particolare a catturare la sua attenzione, non per il colore o il disegno bensì per ciò che aveva contenuto. Nella mente di Chloe quel ricordo apparve come un flashback che sembrò scuoterla dallo stato di trance in cui si trovava, le parve quasi che quell'avvenimento fosse accaduto chissà quanto tempo prima e non che fosse passata solo qualche settimana. Ripercorse a ritroso gli eventi successi fino a quel momento fin quando non concentrò la sua attenzione davanti alla porta di una caffetteria. Fu in grado di ricordare ogni minimo particolare o pensiero e presto si ritrovò a pensare a quella ragazza. Si ricordò anche il più piccolo gesto da lei compiuto probabilmente senza neanche rendersene conto come ad esempio quel suo modo di balbettare o di gesticolare o di come avesse fatto un passo indietro, quasi spaventata, non appena lei si era avvicinata per togliere quella leggera patina di latte che le sporcava le labbra. Non appena quel preciso istante le si parò davanti agli occhi, lo scenario nella sua mente cambiò e al suo posto comparve un parco sotto il cielo stellato e di seguito quegli sguardi, quella canzone ed infine...quel bacio.
Chloe scosse la testa cercando di rimuovere quell'immagine, quel piccolo frammento che le aveva fatto venire i brividi; posò la tazza di tè sul tavolo e si passò le mani tra i capelli mentre cominciava a rimettere al proprio posto i vari pezzi, formando un puzzle decisamente complicato. Portò lo sguardo alla finestra immergendosi nel viavai di gente che passava lungo quella strada ma non riusciva ad ignorare quella domanda che la stava facendo impazzire.
Dopo quella che sembrò un'eternità, la sua mano destra lasciò la tazza bollente e afferrò indecisa il cellulare. I suoi occhi indugiarono per svariati secondi sul nome di Beca, in cima alla rubrica. Prima che potesse cambiare idea, Chloe fece partire la chiamata a cui rispose una voce, non quella della segreteria che si era abituata a sentire bensì la sua.
«Chloe?» fu la prima cosa che disse, con un sussurro seguito da un lungo sospiro.
«Ehy...uhm...so che sembra stupido e infantile chiedertelo ma ho bisogno di saperlo. Sei ancora arrabbiata con me?»
Beca non rispose e la rossa cominciò a preoccuparsi.
«I-io ho bisogno di vederti, di parlare. Voglio almeno capire perché hai reagito in quel modo. Dimmelo Rebeca, ti prego.» la sua suonò come una supplica e furono proprio quella voce incrinata e quel mezzo singhiozzo a convincere Beca a darle una possibilità.
«So che sei stata parecchio impegnata in questo periodo. La tua carriera sta andando a gonfie vele...» cominciò.
«Domani sera ci sarà una festa nella villa dei genitori di Mark, posso mandarti l'indirizzo.» provò ad invitarla ma ciò che ottenne fu uno sbuffo.
«I genitori del tuo ragazzo hanno una villa?» chiese sottolineando la parola "ragazzo" e aumentando con rabbia la stretta sul cellulare.
«Verrai?» domandò speranzosa ignorando la sua ultima frase.
«Ci penserò.» fu tutto quello che disse prima di chiudere la chiamata e farla sprofondare di nuovo nel silenzio.

Everything has changed || BechloeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora