Capitolo 13

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Quando Tom si era ritrovato a rincorrere Beca per strada, vedendo quell'espressione dispiaciuta, si era offerto di risollevarle il morale. Ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe finita così.
Che Beca odiasse l'alcol era abbastanza evidente, quel sentire la gola andare in fiamme le dava la nausea, eppure, forse per alleviare la rabbia o forse per mettere a tacere quell'assurdo sentimento che provava, aveva iniziato a bere un drink dietro l'altro, persino Tom aveva perso il conto dopo il quarto bicchiere.
«I-io credo che dovremmo tornare a casa. Non ti pare?» chiese riluttante mentre la mora agitava un bicchiere quasi vuoto continuando a far girare il suo contenuto. Beca rispose con una specie di lamento, passandosi una mano sul volto come per coprirsi gli occhi dalla luce del lampadario.
«Andiamo dai.» disse lui alzandosi. La ragazza fece lo stesso ma dopo qualche istante si rovesciò nuovamente sulla sedia scoppiando a ridere.
«Qualcosa mi dice che dovrò portarti di peso.» sospirò raggiungendola e facendola alzare di nuovo in piedi, non prima di averle messo una mano sul fianco per tenerla in equilibrio. Beca intanto per chissà quale ragione non riusciva a smettere di ridere.
«Dio mio sei ubriaca fradicia.» constatò Tom una volta usciti dal locale.
«Quella birra faceva davvero schifo.» biascicò lei.
«Davvero?»
Camminarono per dieci minuti, che Tom aveva passato cercando di assecondarla e fingendosi interessato ai suoi discorsi senza senso su come la giacca di un tizio fosse orribile o sul fatto che trovasse il padre di Chloe davvero irritante.
«Non credo che quel taglio di capelli gli stia così male.» rispose Tom di fronte all'ennesimo commento riguardante un pover'uomo che stava passando in quel momento.
Di tanto in tanto guardava un'abitazione chiedendole se fosse quella giusta ma lei si limitava a scuotere la testa.

«È questa qui?» chiese per l'ennesima volta parandosi davanti ad un edificio grigio cenere. Beca annuì debolmente e Tom non poté fare a meno di sorridere tanto era sollevato all'idea di essere riuscito a riportarla a casa sana e salva.
«Mi daresti le chiavi?» tese una mano verso di lei ma quest'ultima lanciò un'occhiata alla borsa sospirando.
«Capito faccio io. Permetti?» le sfilò la borsa dalla spalla e cominciò a frugarvi dentro, la mora intanto si era lasciata cadere sugli scalini poggiando la testa contro il muro.
«Trovate! Devo dire che è stato più semplice di quanto pensassi.» affermò agitando le chiavi in aria. «Adesso entriamo, si sta facendo davvero tardi.» continuò avvicinandosi a Beca per farla alzare ma lei si ritrasse schiacciandosi ulteriormente contro la parete.
Tom le rivolse uno sguardo perplesso a cui Beca rispose con una semplice frase.
«Odio questa casa.»
«E per quale motivo?»
«Non mi è mai piaciuta. Non l'ho mai sentita davvero casa mia. Lì mi sento sempre...sola.» spiegò mentre gli occhi le si inumidivano.
«Devi pur dormire da qualche parte. Non credo che il giardino sia il posto migliore.» disse con un lieve sorriso prendendo posto accanto a lei.
«Non mi va di passare la notte da sola!» sbottò cominciando a piangere.
«Ehy. Beca. Ti prego non...non piangere. Non è così terribile passare la notte da soli, devi soltanto dormire e poi l'indomani puoi andare dove ti pare.» si guardò intorno spaesato provando a convincerla.
«Non importa. Non entro comunque.» si mise a braccia conserte assumendo il tono di qualcuno che ha tutta l'aria di voler fare i capricci.
Tom represse uno sbuffo, volendole nascondere il fatto che il suo atteggiamento lo stesse facendo innervosire; si alzò in piedi e percorse avanti e indietro il vialetto, sperando che cambiasse idea ma naturalmente non ottenne nulla. All'ennesimo sospiro da parte di Beca, alzò gli occhi al cielo tentando di scacciare quella vocina nella sua testa che continuava a ripetergli di andare via ma poi qualcosa gli fece rimuovere quel pensiero dalla mente in un battito di ciglia: un singhiozzo, un leggerissimo singhiozzo gli arrivò chiaro alle orecchie facendolo sentire quasi in colpa per ciò che aveva pensato.
«Rebeca?» la chiamò avvicinandosi ancora una volta e inginocchiandosi davanti a lei.
«Resta con me.» sussurrò lei guardandolo negli occhi. «Solo per stanotte.»
Per qualche motivo il ragazzo non poté resistere a quelle pozze blu che lo osservavano speranzose.
«D'accordo. Ma solo per stanotte.» le tese una mano aiutandola a rimettersi in piedi e la condusse dentro casa.
La fece sedere sul divano in pelle e si accomodò al suo fianco, sprofondando nello schienale. Nessuno dei due pareva avere la voglia di parlare, Tom era stanco e Beca stava cominciando a sentire gli effetti dell'alcol.
«Mi sembra di essere su una nave. Il pavimento ondeggia.» ammise poggiando il capo su un cuscino.
«È normale, hai bevuto parecchio stasera.»
Il ragazzo si fece da parte, permettendole di sdraiarsi del tutto e solo allora notò una busta di plastica sul tavolo da caffè.
«Marshmallow?» chiese guardandola.
«Sono lì da ieri. Ho passato la serata a guardare film.» spiegò Beca socchiudendo appena le palpebre.
«Ho un'idea.»
Tom si alzò e raggiunse una delle mensole del salone, prese una candela e poi domandò:«Hai degli stuzzicadenti per caso?»
La mora annuì indicando un cassetto in cucina.
Dopo qualche secondo il ragazzo fece ritorno davanti al divano, posò la candela sul tavolo, la accese, prese un marshmallow e lo infilzò con lo stuzzicadenti poggiandolo vicino alla fiamma.
«Non ho mai visto nessuno arrostire i marshmallow con una candela.» osservò Beca con un sorriso.
«Ecco qui. Fà attenzione, è bollente.» gliene porse uno e si sistemò sul tappeto arrostendone degli altri.
«Non credevo fosse il tipo di persona capace di mentire in questo modo.» disse Beca sul più bello rimettendosi a sedere.
«A chi ti riferisci?»
«Chloe.» pronunciò quel nome con una vena di disprezzo.
«Tutti sono capaci di mentire. Sta
a noi scegliere se farlo o meno.»
«Sì ma lei...lei non è così.» sospirò poggiandosi contro lo schienale del divano.
«Non puoi saperlo. La conosci solo da qualche settimana giusto? Ci sono un mucchio di cose che non ti ha detto.»
«Ma perché mentirmi dicendo che Mark era il suo migliore amico? Cosa sperava di ottenere?»
«Magari non voleva ferirti. Lo avrà fatto per te. Ci hai mai pensato?» inclinò il capo e alzò un sopracciglio.
«Non lo ha fatto per me.» rispose decisa. «Lei è solo una bugiarda, una grandissima bugiarda. Mi chiedo come sia possibile che mi sia innamorata di una come lei.» concluse acida.
«Sei solo ubriaca, sono sicuro che non pensi davvero queste cose.»
«Cosa ci trova di carino in Mark? Non è il massimo della bellezza e ha quel modo di fare che lo fa sembrare un vero stupido.» scosse la testa mangiando un altro marshmallow.
«Siamo gelosi per caso?» la provocò con un sorriso divertito.
«Chi io?! Assolutamente no.»
Tom annuì ma dopo poco non poté trattenere una contagiosa risata.
«Sai...credo di non aver mai incontrato qualcuno come te.» ammise Beca voltandosi verso di lui.
«Cosa ho di diverso rispetto agli altri?» chiese curioso.
«Sei così...premuroso e dolce, e pensare che mi conosci solo da qualche giorno. Credo che Ashley non si sia resa conto di ciò che ha perso.»
Quell'ultima frase fece quasi andare di traverso il marshmallow che il ragazzo stava mangiando.
«Sono così felice di averti conosciuto.» continuò lei.
«Anch'io.»
A quel punto la mora gli si avvicinò, più di quanto non lo fosse già, e poggiatagli una mano su una spalla gli diede un bacio a fior di labbra.
«Credo sia meglio che tu ti riposa. Hai avuto una lunga serata.» disse Tom scostandosi appena, imbarazzato.
«Lo credo anch'io.» rispose accoccolandosi sul suo petto e chiudendo gli occhi.
Tom le accarezzò i capelli fin quando non la vide abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.

~~~~~~~~~~~~~

Il mattino seguente, al suo risveglio, Beca si ritrovò raggomitolata sul divano, col vestito ancora addosso e completamente sola.
Si mise a sedere e si massaggiò le tempie, aveva un gran mal di testa, colpa della grande quantità di alcol che aveva bevuto la sera prima.
Provò a ricordarsi cosa fosse successo ma la sua mente sembrava aver cancellato gli eventi della notte passata, solo un momento era rimasto al suo posto, il colpevole del suo malumore, la ragione per cui si era ubriacata.
Quando il volto di Mark prese forma nella sua testa sentì una scarica di rabbia invaderle tutto il corpo. Si alzò, nonostante le girasse un po' la testa, e andò a prendere un bicchiere d'acqua. Appoggiata contro il bancone della cucina lasciava che i ricordi tornassero indietro dall'abisso in cui erano finiti. Si ricordò di come aveva convinto il padre di Chloe ad assistere allo spettacolo, di come aveva trovato la ragazza in lacrime spaventata per il proprio futuro, di come era riuscita a beccare lei e Mark e risentì quella famosa fitta al petto che stava imparando a riconoscere.
Tornata in salone si lasciò cadere nuovamente sul divano ma stavolta notò un foglietto posato sul tavolo da caffè; si trattava di un post-it giallo, non lesse subito il messaggio, scritto con una calligrafia sbilenca, ma capì chi poteva essere stato l'artefice: Tom.
Quel ragazzo che l'aveva portata a casa quando lei riusciva a stento a stare in piedi e che era rimasto al suo fianco arrostendo i marshmallow con l'ausilio di una candela, lasciata ormai mezza sciolta sul bordo del tavolo.
Con un sorriso Beca si rigirò il foglietto fra le dita e dovette leggerlo più volte per essere sicura di non aver capito male. Il biglietto infatti diceva una semplice frase che però bastò per farle balzare il cuore in gola: "Eri troppo disperata ieri sera per ascoltare davvero ciò che volevo dirti ma...congratulazioni Cathy Hyatt!"
Sul retro del foglio, Tom aveva lasciato il suo numero di telefono che la mora non esitò a chiamare. Fu molto difficile comporre il numero, tanto tremavano le sue mani e fu ancora più difficile aspettare di sentire la sua voce all'altro capo del cellulare.
«Pronto?» rispose finalmente dopo tre squilli.
«Tom. S-sono Beca.» l'emozione le impediva quasi di parlare.
«Ehy.»
«È vero?»
«Che cosa?» domandò facendo finta di cadere dalle nuvole.
«Quello che hai scritto. È tutto vero o mi stai prendendo in giro?»
«Ho aspettato tanto per capire chi fosse la mia Cathy e ora l'ho trovata.» spiegò con una leggera risata.
«Oddio. Non ci posso credere!» si portò una mano alla bocca mentre la voce le si strozzava.
«Che fai piangi?»
«È...è l'emozione. Ho aspettato per tutta vita questo momento.» disse asciugandosi le guance con le dita.
«È normale. Pensa...hai ottenuto il ruolo più bello che si possa desiderare in questo musical.» la incoraggiò.
«Se non fosse stato per te non avrei mai ottenuto questa parte. Hai avuto fiducia in me sin dalla prima volta in cui mi hai vista. Sei un ragazzo fantastico.» lo ringraziò ma la risposta di lui la lasciò di sasso.
«Lo so, me lo hai detto ieri sera. Prima di...» si bloccò imbarazzato.
«Prima di?»
«Sì bhe...non ce l'ho con te, insomma eri ubriaca.»
«Perché che ho fatto?» insistette.
«Mi hai baciato.»
Beca quasi cadde dal divano sentendo la sua rivelazione.
«Beca? Sei ancora lì?» chiese Tom a causa del lungo silenzio che si era creato.
«S-sì c-certo ma...se non ti dispiace adesso dovrei andare, ho alcune cose da sbrigare.»
«Certo bhe allora...»
«Scusami ancora per il bacio.»
«Non preoccuparti. A presto Bec.»
«A presto.»

Quel giorno stesso chiamò i suoi familiari per dargli la bella notizia, la madre si lasciò sfuggire qualche lacrima mentre il padre, che prima non voleva saperne di questa sua passione, non poté fare a meno di ripeterle quanto fosse fiero e orgoglioso di lei.
Una persona mancava all'appello, la prima della sua rubrica, quella pianista che l'aveva incoraggiata sin dal primo momento a credere nei suoi sogni e combattere per farli diventare realtà ma che meno di ventiquattro ore fa aveva mandato in frantumi il suo cuore senza neanche saperlo.
Spinta dalla rabbia nei suoi confronti Beca spense il telefono e prese una decisione, molto amara e difficile, non avrebbe detto nulla alla ragazza dai capelli rossi.

Everything has changed || BechloeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora