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Sbadigliai a fauci aperte.
Ingoiai.
Con le mani gelide mi stropicciai malamente gli occhi e con fatica li aprii...ma li richiusi subito per la forte luce proveniente dal mio balcone.
Qualcosa non andava, il mio cuscino era estremamente rigido e non capivo il perché.
Mi girai dall'altro lato mentre mi rannicchiavo, poi socchiudendo gli occhi vidi delle scarpette rosse.
"...co...Cosa..?"

"SOOOOREEEEELLOOOOOOOONAAAAAAAAAH"

Urlò una misteriosa piccola peste sbattendo i piedi, il che mi fece sobbalzare dall'infarto appena preso e ri-caddi di schiena.
Capendo finalmente che sotto di me c'era solo il pavimento freddo, che mi accoglieva a braccia aperte.

"Ahh... Miriam ma che cazzo..."

Dissi massaggiandomi la testa dolorante. La mia sorellina gonfiò il petto a pugni serrati e, dandomi le spalle, marciò fino alle scale...

"PAAAPAAAAÀ!!!! (T/N) HA DETTO LA PAROLA CON LA CIIII!"

"(T/N)!! Sai quante volte ti ho detto di non parlare così in presenza di tua sorella!!"

Spalancati gli occhi e la bocca guardandola al contrario per via della mia posizione. Con un piccolo ghigno malefico scese le scale canticchiando. Io grugnì e mi alzai a fatica.
Mentre mi massaggiavo la schiena e il sedere scesi le scale mentre i due stavano facendo colazione.

"Miriam potevi anche evitare di svegliarmi in quel modo.."

Dissi esausta e leggermente seccata. Lei in risposta scosse la testa con le labbra ancora fatte di latte. Mio padre ricambiò con un leggero sorriso divertito. Mi sedetti a tavola mentre i profumi di una buona colazione italiana mi riempiva le narici. Per non parlare poi delle papille gustative, per fortuna mio padre era davvero bravo a cucinare, infatti oggi aveva preparato delle graffe con lo zucchero che erano la fine del mondo.
Una volta sparecchiato guardai l'orologio appeso in cucina che segnava le 9:30, poi rivolsi lo sguardo ad una delle finestre che dava su una giornata di sole che spaccava le pietre.
Un venerdì così non poteva essere migliore.
Quel giorno non avevamo scuola, per qualche motivo l'avevano chiusa ma non hanno voluto specificare il perché, dicevano solo che era per motivi "istituzionali"??? Boh? Non ne ho idea.
Notando quelle circostanze presi la decisione di uscire a fare allenamento, avevo notato un parco, venendo verso casa, uno di quelli fighi, tipo americano con tutti gli attrezzi Seh insomma ero gasata all'idea di un posto del genere.
Con i miei leggins e il mio maglioncino corto (con sotto ovviamente un top) mi misi a correre con la musica nelle orecchie verso questo magico posto.
Passarono una 15ina di minuti e finalmente arrivai. Non c'era praticamente nessuno e ne approfittai per iniziare a riscaldarmi sulla superficie con gomma apposita.
Andava tutto tranquillo, il rumore delle onde rimbombava nelle mie orecchie e si mischiava con la musica che stavo ascoltando. Il parchetto era, per l'appunto, vicino al mare, quindi era fantastico. Procedeva tutto tranquillamente finché non sentii il mio nome provenire da lontano....

"(T/c)-chan!!!"

Disse un certo ragazzo dai capelli rossi correndo verso di me in quella meravigliosa canotta altrettanto rossa... la canotta era bellissima.
Ansimai un sorriso asciugandomi la fronte, misi una mano sul fianco e lo guardai

"Ehi Kirishima! Che ci fai qui?"

Gli domandai una volta vicini. Ansimò un po' anche lui e sorrise.

"Oh nulla, io vengo sempre qui ad allenarmi, che coincidenza eh?"

Ah.
Capisco.
Involontariamente sospirai nervosa rivolgendo lo sguardo allo strapiombo sul mare, spiazzata dalla mia premessa di "non pensarlo più" che veniva fatta oramai in frantumi.

"Qualcosa non va? Se vuoi me ne..."

"Nonono! Solo stavo pensando ad una cosa che mi era successa e mi si era abbassato un'attimo l'umore.!"

Lo fermai prima di rischiare qualcosa che non volevo accadesse...

"Oh bene... allora.. ti spiace se mi alleno con te, compagna?"

"Compagna...? Che razza di soprannome è compagna? Non è nemmeno un soprannome?"
Pensai aggrottando la fronte mentre guardavo il ragazzo che sfoggiava i suoi denti da baby shark.
Non capivo perché mi avesse chiamato così ma annuii senza fare troppa farsa e mi incamminai verso le sbarre.
Il ragazzo si mise in quella davanti a me e ,scotolandosi prima le mani e poi sistemandosi i guanti che portava, si aggrappò con una tale abilità alla sbarra che mi fece rimanere a bocca aperta. Iniziò a fare veloci sollevamenti ed io non potei che rimanere a fissare quella magica visione che mi si stava parando davanti ed ora voi penserete:
Sicuramente arrossirà e continuerà a sbavargli dietro per tutta la durata dell'allenamento senza poi concludere nulla col PROPRIO di allenamento ma...No
Non è andata così.
In quel momento sì, avevo pensato a quanto fosse bello, a quanto fossero belli i suoi muscoli che spiccavano da sotto quella canotta, leggermente aderente, e da sotto quei capelli stranamente sciolti e legati solo in un piccolo codino basso ma, No.
Poco dopo quella emozione si trasformò quasi in delusione, e in disagio.
Ammiravo quanto fosse forte e ammiravo anche quanto si impegnasse in tutto. Sembrerà che il giorno del test io non lo abbia guardato per nulla, troppo concentrata ad osservare il testone caldo del porcospino, ma no.
Io avevo visto, avevo visto quanta grinta gli invadeva l'anima, quanta voglia di andare avanti e non fermarsi mai.
E in quel momento provai lo stesso sentimento di quel giorno.
Un sentimento davvero poco nobile del quale mi vergogno estremamente... mi accorsi che, guardando Kirishima allenarsi, mi rese...
...estremamente gelosa.
Ero gelosa di Kirishima, e non ne ero soddisfatta.
Presto presi questi sentimenti contraendo a forza il viso per non pensarci esageratamente e riuscii a trasformarli in qualcosa di leggermente migliore. Strinsi i pugni.

"FERMO."

Dissi a voce alta e ferma. Il ragazzo saltò giù , di girò verso di me accennando un sorriso all'angolo della bocca, sotto la sua fronte sudata, con aria interrogativa.

"Facciamo una gara."

Dissi seria guardandolo. Sembrò stupirsi leggermente all'inizio. Ma poi piegò la sua espressione in una specie di ghigno, incrociò le braccia e si avvicinò a me guardandomi dall'alto.

"Ci sto."

Disse con altrettanta fermezza, sorrisi come fiera di me stessa per averglielo chiesto. Porsi una mano verso di lui, gonfiando il petto, ricambiai il suo ghigno a bocca chiusa.

"Ben.."

"No."

Disse lui senza porgere la sua mano verso la mia per stringerla. Inarcai un sopracciglio confusa mentre il rosso alzò un dito verso l'alto.

"Chi perde, deve una penitenza.... dovrà... fare qualsiasi cosa per il vincitore...qualsiasi."

Porse lentamente la sua mano verso la mia...
Scandì le ultime frasi con una faccia strana, per un attimo pensai alle peggio cose e lo guardai sconcertata, ma prima che ci fossero altri "ma" annuii.
Presi la sua mano in una stretta potente assottigliando gli occhi.

Volevo dimostrare qualcosa, qualcosa a me
stessa.
Io sono capace quanto lui, dovevo convincermene.
Non volevo restare indietro a nessuno, tantomeno ai miei compagni di classe.
Non dovevo essere gelosa di Kirishima.
E per far sì che questo sentimento sparisca
Avevo solo una cosa da fare.
Vincere.
Dovevo. Vincere.

{A love of stone}- Kirishima Eijirou x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora