La Partenza

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Matteo era seduto in uno scopartimento di seconda classe sul treno che avrebbe realizzato il suo sogno: andare all'università.

Guardava fuori dal finestrino il paesaggio che lentamente cambiava, mentre la mente ritornava agli ultimi mesi trascorsi.

Ricordava ancora la sera di maggio quando suo padre Gennaro radunò tutta la famiglia (Gennaro, sua moglie Maria, Matteo e sua sorella Federica) e con grande dignità iniziò a parlare:<<Matteo il tuo prossimo diploma mi renderà molto orgoglioso di te, come lo sono stato quando a colloquio con i tuoi insegnanti mi hanno detto quanto fossi bravo e portato per lo studio e capisco pienamente il tuo grande desiderio di andare all'università. Sono orgoglioso ma allo stesso modo triste. In queste ultime settimane o visto e rivisto i conti della nostra famiglia e purtroppo devo confessarti che non ho i mezzi per poterti mantenere agli studi. Per riuscire a pagare l'affitto, le varie bollette e garantire due pasti al giorno alla mia famiglia sapete che già faccio due lavori, ma non posso fare di più>>.

Matteo quasi con le lacrime agli occhi abbracciò suo padre e lo ringraziò per quelle belle parole e gli disse che, se non sarebbe andato all'università, con un diploma avrebbe sicuramente trovato un lavoro ed avebbe aiutato la famiglia ad andare avanti.

Il padre si strinse al petto Matteo e ci mancò poco che entrambi fossero sopraffatti dalla commozione.


Mamma Maria osservava questa scena ed invece lei le lacrime non le tratteneva.

Piangeva per suo marito, uomo eccezionale che si spaccava la schiena per sostenere la sua famiglia ma si addolorava perché non poteva mandare suo figlio a studiare.

Piangeva per suo figlio che vedeva infrangersi forse il suo più grande sogno ma che riusciva anche a dire che avrebbe lavorato, per aiutare suo padre.

Piangeva per se stessa che non riusciva ad aiutare suo marito e suo figlio e piangeva anche per Federica, circondata non della gioia che le spettava, ma dalla tristezza.

Consumarono la cena in silenzio ed altrettanto in silenzio ognuno si ritirò nella propria camera.

Presa dall'angoscia, Maria uscì nella veranda e decise di fare quello che aveva sempre fatto quando si sentiva così male, chiamare sua sorella Sonia che viveva a Torino. Lei era l'unica che la conosceva così bene e forse l'avrebbe tirata un po' su con le sue parole.

<<Ciao Sonia!>>

<<Maria cosa è successo? Hai una voce da oltretomba.>>

<<...niente...>>

<<Maria non farmi preoccpare, lo so che quando succede qualcosa tu mi chiami.>>

<<In effetti Gennaro ci ha riuniti per comunicarci che non è in grado di mantenere Matteo all'università...>>

<<Matteo deve esserci rimasto propio male, povero ragazzo.>>

<<Credo di si anche se ha affermato che dopo il diploma si cecherà un lavoro per aiutare la famiglia.>>

<<Stronzate!!! Non può buttare al vento il suo futuro!>>

<<Sonia purtroppo questa è la realtà.>>

<<Maria ascoltami: la realtà è che Matteo verrà a stare qui a Torino con me e potrà iscriversi al Politecnico che è sicuramente l'ateneo a lui adatto. Io avevo intenzione di ristrutturare il mio alloggio che come sai occupa tutto il 7° piano del condominio in cui abito e questo sarà un buon motivo per farlo. Ricreerò i due alloggi indipendenti che avevo fuso, lasciando comunque un passaggio interno tra i due. Se i lavori inizieranno adesso, per Settembre, quando Matteo verrà qui, sarà tutto pronto>>

<<Sonia sto piangendo, non ho parole, sapevo che eri generosa ma questo ...>>

<<Piantala, so perfettamente che tu avresti fatto lo stesso al mio posto e poi non mi perdonerei mai di poter salvare il futuro di mio nipote e non farlo. Adesso finiscila di frignare e va a risollevare la tua famiglia.>>

<<Grazie Sonia, non lo dimeticherò mai!>>

<<Non preoccuparti, queste vacanze le ho già programmate ma le prossime verrò da voi per potermi godere per 2 settimane il vostro stupendo mare.>>

<<Sai che sei sempre stata la benvenuta ed adesso lo sarai anche di più!>>

<<Va adesso, ci sentiamo poi nei prossimi giorni. Ciao Maria.>>

<<Ciao Sonia e grazie.>>

Matteo ricordava ancora le urla di sua madre che richiamava tutta la famiglia e con le lacrime agli occhi raccontare la telefonata con sua sorella.

Ricordava suo padre raggiante che abbracciava prima Maria e poi lui. Le lacrime di sua madre che non volevano smettere di uscire e sua sorella che saltellava.

Sarebbe andato a stare da sua zia Sonia, il suo sogno erotico preferito, la donna a cui pensava spesso durante le sue masturbazioni.

Per Matteo era la donna più bella del mondo. Alta, capelli lunghi e corvini, carnagione olivastra, labbra carnose costantemente ricoperte dal rossetto rosso acceso che Sonia era solita usare. Occhi scuri e profondi. Il seno prorompente poi era la prima cosa che catturava Matteo. Alla visione dei capezzoli poi, grazie agli abbigliamenti leggeri e trasparenti che sua zia predilegeva, il ragazzo si sentiva venir meno.

Matteo rimaneva particolarmente incantato anche mentre osservava sua zia mentre fumava ed in particolare le sigarette dal filtro bianco immancabilmente macchiate dal rossetto rosso acceso. Era una sensazione indescivibile ma che terminava sempre in un'immancabile erezione. Una volta, di nascosto, si era impossessato di una di quelle cicche che aveva custodito gelosamente nella sua camera e che tirava fuori prima di toccarsi.

La zia Sonia era anche la donna con la quale aveva avuto il coraggio di aprirsi e parlare apertamente di queste sensazioni. Era anche la donna che gli aveva fatto scoprire la sua indole di feticista.

Parlando in maniera chiara e concisa , senza nascondersi dietro tabu o convenzioni, aveva raccontato a Matteo di come fosse complessa la sessualità umana. Gli aveva detto che c'erano uomini che erano attirati da altri uomini, donne da altre donne e poi uomini da donne e donne da uomini. Sua zia gli disse che non bisgnava giudicare ma pensare che comunque si trattava di amore e quello che aveva a che fare con questa magica parola non doveva essere contestato e criticato, ma solo accettato.

Gli aveva poi detto di quelli che si eccitano causando dolore fisico al partner e di quelli che parallelamente godevano solo provando dolore. Infine gli aveva accennato dei feticisti. Confessò che esistevano innumerevoli tipi di feticismo e probabilmente lei non sarebbe riuscita a riportarli tutti, ma per cercare di fargli capire avrebbe fatto qualche esempio. E quindi c'erano persone che raggiungevano l'apice dell'eccitazione o a causa di oggetti indossati o visti indossare (stivali e stivaloni, guanti, corsetti ed indumenti in pelle e/o latex) o per particolari pratiche sessuali (ad esempio masturbare un uomo con i piedi) o altre situazioni a volte impensabili, come lei che fumava o un'infermiera che pratica un'ignezione o un clistere): e seguendo questi atti o vedendoli fare, vi erano individui che perdevano letteramente la ragione e divenivano preda delle loro piccole o grandi perversioni.

Ricordava ancora quella volta che sua zia si era presentata nella sua camera con un libro illustrato in cui erano riportati vari esempi di feticismo. Ricordava anche la sua constatazione di essere effettivamente un feticista in quanto quelle immagini lo stavano eccitando particolarmente. E fu proprio quella volta che Sonia, rilevando la notevole erezione del nipote, approfittando della casa a loro completa disposizione, si era spogliata mettendo in mostra tutto quello che fino ad ora Matteo aveva solo intravisto. Ricordava anche che tolti pantaloni e mutande, il pene gli esplose in tutta la sua virilità e fu subito oggetto delle cure di sua zia. Prima lo leccò per bene e poi se lo mise in bocca, andando su e giù. Ai primi sintomi di eiaculazione però si era fermata ed aveva iniziato a baciare il ragazzo, cacciandogli tutta la sua lingua nella bocca. Di li a poco poi si mise a cavalcioni su Matteo e guidando con le mani il pene nella sua vagina, iniziò a cavalcare. L'eccitazione di Matteo era alle stelle e dopo appena un paio di minuti esplose tutto il suo seme in sua zia. Sonia però non si fermò e l'erezione di Matteo durò sufficientemente per permettere a sua zia di avere un bellissimo orgasno.

A questo pensava Matteo, mentre il treno si allontanava dalla sua città natia.

Matteo all'universitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora