3. I tuoi occhi e i miei dubbi

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«Com'è?» chiese Windsor al principe, durante una delle loro consuete cavalcate da un villaggio all'altro.

«Chi?».

«Come chi? Ma lady Pluviam!».

«Oh... Lei è bellissima» cercò un aggettivo adatto.

Windsor sorrise di sottecchi. «Potete descrivermela o è un segreto?».

«Lei... ha due occhi magnetici dello stesso colore del sole e... la pelle così morbida» rispose Nix, provocandosi immediatamente un'ondata di nostalgia, che mascherò con dell'imbarazzo.

Sir Windsor lo notò e cambiò discorso, rimediando al suo errore. «Non dovrebbe essere distante il mare».

«Voi dite?».

«Sì, annusate il profumo del vento».

Il principe si concentrò sull'aria e percepì l'odore della salsedine.

«Ma non ho mai sentito parlare di un bosco che parli». Il vecchio si grattò la barba.

Nix si portò una mano al collo, dove custodiva legato il fermaglio di Cremisi. «Nemmeno io».

Da quella notte non era più stato in grado di sognarla. Come se avergli dato un pezzo di lei -una prova tangibile che lei era vera- avesse interrotto in qualche modo la magia che li collegava.

Windsor gli aveva consigliato di tornare a casa, più volte. Di mostrare quel fermaglio a suo padre per provare di non essere pazzo. Ma il principe aveva sempre rifiutato, continuando la sua ricerca.

Non avendo più la guida delle visioni dei suoi sogni, Nix era tornato indietro, fino al mare. Dopotutto Cremisi gli aveva detto che lo vedeva dalla sua finestra.

Restò a fissare l'orizzonte, rimanendo in sella al suo cavallo.  «Non è lo stesso che vedi tu, vero Cremisi?» disse piano al vento. Come se potesse portarle quel messaggio.

Chiuse gli occhi, in attesa. Come se potesse ricevere una risposta, oltre al suono del suo respiro.

Ma il silenziò non cessò. Nix lasciò le briglie per coprirsi il volto con le mani.

In quel momento si sentì così debole. Le lacrime gli pizzicarono gli occhi con violenza. Aveva sempre usato la sua forza come scudo, per proteggersi e non arrendersi.

Tu hai mai pianto la nostra distanza, Cremisi? 

Quel pensiero lo fece sentire in colpa.

Forse non sei davvero di questo mondo.

Il destriero di Windsor si era messo a brucare un ciuffo d'erba che spuntava dalla sabbia grigia, lambita da piccole onde calme. Quell'uomo che aveva deciso di accompagnarlo lo guardò dal basso, posandosi al fianco del suo cavallo.

«Non sempre l'amore funziona e bisogna far del proprio meglio per non restarne feriti» gli sussurrò. Il principe posò lo sguardo negli occhi scuri di Windsor.

 Il principe aprì la bocca, cercando di chiamarlo per nome, ma si accorse che in realtà non lo sapeva. Le parole gli morirono sulle labbra.

«Sapete cosa dice sempre mia moglie?».

«Che cosa?».

«Che amarsi è come avere due ingranaggi che si incastrano perfettamente e girano nello stesso senso. Se tu ne hai uno solo, l'ingranaggio non può girare».

Il principe annuì e sentì Cremisi sempre più lontana.

«Amate molto vostra moglie».

«Lei è la ragione per cui vivo».    

«Siete un uomo fortunato sir Windsor» furono le uniche parole che riuscì a dire, pensando a quanto desiderasse poter intrecciare il suo futuro a quello di Cremisi. Avrebbe vissuto dovunque, ma con lei al suo fianco.

Come avrebbe fatto a raggiungerla se davvero viveva in un altro mondo? Di sicuro non ci sarebbe riuscito in groppa ad un cavallo.

Perdonami Cremisi.

Si schermò il viso dagli ultimi raggi di sole che tramontava, riflettendo granelli di luce sulla superficie del mare. Gli ricordarono la stessa sfumatura dorata dei suoi occhi.

E dentro di sé sapeva che non sarebbe stato in grado di scordarli mai.

Il principe d'argento e la dama rossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora