Don't Let Me Down

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   «Hai sentito? Parker se ne va

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   «Hai sentito? Parker se ne va.»

   Le parole, certe volte, facevano un male cane. Le parole facevano male soprattutto quando non avevano alcuna intenzione di ferire, perché quel fatto di quel fatto Tony era a conoscenza, solo che sentirlo dire ad alta voce era peggio di qualunque altra cosa; fu quasi incapace – per la prima volta da quando era venuto al mondo, di celare il suo sgomento. Avrebbe voluto fare tante di quelle domande, in proposito e ricevere le risposte che cercava, solo per non doversi abbassare a dover porgere quei quesiti proprio a Peter. Non avrebbe mai avuto il coraggio di mostrarsi anche solo un minimo colpito da quella notizia. Troppo orgoglio, ogni minuto più forte. Si stava rovinando la vita e l'anima – l'esistenza intera, per colpa di quel carattere di merda che si ritrovava. Eppure non riusciva nemmeno a provarci, a cambiare. Nemmeno per qualcosa che, un tempo – e forse ancora, aveva significato il mondo, per lui.

   «Parker?», sbuffò divertito, «e dove se ne andrebbe? Per quel che mi importa, poi.»

   Steve alzò le spalle. «Che vuoi che ne sappia? Cambia scuola, ha detto. Stamattina non è venuto a lezione. Credo abbia consegnato il nulla osta in segreteria.» Certo che non si era presentato a lezione! Come se Tony non avesse notato che quella mattina Peter non c'era, davanti al cancello d'ingresso. Come se Tony non lo osservasse abbastanza ogni giorno, da lontano, in attesa del momento giusto per avvicinarlo e chiedergli scusa per quello che era stato capace di fare. Ben sapendo, poi che se Peter stava cambiando scuola, la colpa era anche sua. Soprattutto sua.

   «Perciò addio Olimpiadi della matematica. Senza Parker sono perse in partenza», commentò, e negli occhi di Steve scese un velo di delusione. Palese.

   «Davvero? Questo è tutto ciò che hai da dire? Non dovresti tipo andare da lui e chiedergli perché ha preso questa decisione così all'improvviso?»

   All'improvviso? No, non era successo all'improvviso. 

   Tony scrollò le spalle. Incrociò le braccia al petto e distolse lo sguardo. Cercò di evitare di esporsi ancora, rivolgendo la sua attenzione al di fuori del finestrino dell'autobus, che ora si era fermato ad un semaforo. Gli occhi di Steve continuavano giudiziosi a colpirgli l'anima e la coscienza. Facevano male, ed erano sempre più pregni di accuse.

You Say Goodbye, I Say Hello [ Young!Starker - Tony/Peter -WINNER WATTYS 2020 ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora