Il messaggio dopo la campanella

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-Cavolo Recca lo hai visto? - Chiede Giulia ancora rossa paonazza.

-Bè si, esistono modi peggiori di scusarsi, che fermare un intero autobus mettendocisi davanti come niente fosse-. Risponde Rebecca ancora meravigliata dall'accaduto.

-Che faccio gli scrivo dici? -.

-Ancora non l'hai fatto? Che aspetti? –.

-E che gli dico? Prego!?-. Chiede l'amica che non sa come reagire.

-Ehy Giu non ti riconosco mica, te sai sempre cosa dire. Inventati qualcosa-. Appena Rebecca vede la compagna che inizia a scrivere fitta al cellulare si tuffa nel suo quadernino nero, con solo una matita inizia a dare una forma, tra luci e ombre, a quella figura che aveva visto.

Così procede per intero il tragitto fino a scuola, scendendo la voce dell'autista esasperato le accompagna lungo i gradini –Voi due insieme mi manderete al manicomio- Esclama ridacchiando in segno di saluto.

L'enorme edificio della scuola superiore Sant'Andrea le accoglie con la sua mole grigiastra. Prima di arrivare alle grandi porte d'ingresso, che nei disegni di Rebecca sono sempre raffigurate come lo sportello di un forno, c'è da fare una piacevole passeggiata in un sentiero di ghiaino bianco che fende in due il prato prima dell'edificio.

-Giuly guarda dove metti i piedi- Non fa in tempo a finire la frase che l'amica, che non ha staccato un secondo lo sguardo dal cellulare, travolge un tipo di quinta davanti a lei.

-Occhio dove vai ragazzina-. Dice il ragazzone, alto vari centimetri più di lei, quindi molti molti di più di Rebecca.

-Togliti dai piedi- Le risponde glaciale Giulia, sempre avvezza ad attaccare briga con chiunque la guardasse storta.

Il gruppetto di quinta con cui stava andando verso l'entrata scoppia a ridere, mentre Rebecca abbassa lo sguardo ed inizia ad avere leggermente paura.

-Come ti permetti mocciosa, sai chi sono io? - Chiede lui con fare minaccioso, mentre avvicina il suo faccione a quello della ragazza impassibile.

Lei fa un gesto velocissimo e lo prende dal colletto della camicia verdolina che porta, poi lo tira a se avvicinandosi al suo orecchio. Le sue labbra carnose sussurrano solo una frase e il ragazzone diventa rosso paonazzo, prima di liberarsi dalla presa.

-Andiamocene- Dice solo rivolto agli amici che continuano a ridere –Che cazzo ridete? Andiamo- Insiste subito dopo lui.

-Cosa gli hai detto? – Le chiede Rebecca a voce bassa, appena il gruppetto si è allontanato abbastanza.

- Niente di che- Dice lei ritornando al suo cellulare e al suo ragazzo misterioso.

-Come niente? Sembrava terrorizzato. Dai sono curiosa, che gli hai detto? –.

-Mmmh- Fa lei mentre si prende in bocca l'unghia del pollice –Sei piccola per queste cose Pupa-.

-Ma se sono due mesi più grande di te!- Rimbecca lei –Dai su non farti pregare-.

-Uff e va bene capocciona. Gli ho solo spiegato che so cosa fa col suo compare Antonio quando sono soli nei bagni, e che sarebbe un peccato lo venisse a sapere tutta la scuola-. Dice lei con il suo solito fare naturale. Come fosse normale che in un liceo di quasi millecinquecento alunni lei conoscesse i gusti sessuali di uno di quinta con cui ha battibeccato per sbaglio una mattina.

-Non mi dirai altro vero? - Chiede la ricciola che ormai conosce a menadito quei modi di fare.

-Nu nu- Dice solo l'amica scuotendo la testa e tornando al suo cellulare.

-Uff, e del tipo? Insomma che ti dice, è da prima che sbavi davanti quello schermo-.

-Mi ha spiegato perché non mi ha risposto e poveretto ha ragione-. Dice lei con lo sguardo sognante.

A Rebecca l'ha sempre impressionata la velocità con cui quella ragazza riesce a cambiare umore, è come una tempesta tropicale, anche se da quando c'era in ballo sto tipo misterioso sembrava si stesse leggermente addolcendo.

-E che aveva da fare di tanto importante per non rispondere alla ragazza più bella della città scusa? -.

-Mmmh- Fa lei –Questo non posso proprio dirtelo, non vuole si sappia. Scusa-.

-Ohi ma quanti segreti che hai oggi con me! Mica starai cambiando migliore amica vero? -. Chiede Rebecca fermandosi, incrociando le braccia e alzando lo sguardo.

Per la prima volta Giulia blocca il telefonino e lo deposita in tasca, poi lascia cadere lo zaino dalle proprie spalle. Subito si butta abbracciando l'amica e stringendola forte.

-Dai smettila scema- Dice Rebecca ridendo.

Lei inizia a tempestarla di baci –Lo sai che amo solo te Pupa- Fa lei con una vocina buffa.

In quell'istante passa un omone vestito elegantemente, grasso e con la testa pelata che con voce scandalizzata gli dice –Mauri, Anselmi, che diavolo combinate? Andate immediatamente in classe che la campanella sta per suonare-.

-Si ci scusi preside-. Dicono solo loro sogghignando divertite.

Poi si avviano davvero verso le classi chiacchierando fitte e ogni tanto ridendo tra loro. L'ultimo messaggio sul cellulare di Giulia, quello che lei non riuscirà a leggere fino all'uscita, recita poche e significative parole.

"Non possiamo vederci neanche oggi pomeriggio. Ho fatto un casino e sono in caserma. Mi spiace"

Non sei più solaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora