STO ARRIVANDO

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Le ore passano così, noiose come sempre, con i prof che sbraitano e le file in fondo alla classe che urlano e si dimenano. In tutto questo le due amiche inseparabili chiacchierano fitte e quando non possono si mandano bigliettini.

A scuola vige la regola ferrea di non usare il cellulare e dato che a Giulia ne hanno già sequestrati tre da inizio anno ha deciso di starci attenta e di non usarlo. Certo le pesa non poco averlo li nella tasca, con quel ragazzo fighissimo che attende una risposta, lo ha sentito vibrare a inizio lezione ma non può proprio rispondere ora.

-Certo che sei proprio fortunata tu eh- Dice a Rebecca mentre il professore di storia blatera qualcosa sulla rivoluzione industriale.

-In che senso? – Chiede lei stupita.

-A te basta il tuo quaderno e una matita e ti isoli completamente! Come diavolo fai? –

- Non lo so- Rebecca inizia a mordicchiare la punta del lapis mentre pensa concentrata –Mi rilassa ecco, quando disegno mi sento come volassi nel vento-.

-Voli nel vento? Mi sa che stai impazzendo pure tu come la tua famiglia- Dice sorridendo con una punta di ammirazione –Tranne quel figo di tuo fratello, lui tutto è tranne che pazzo- aggiunge maliziosa.

-Giuly! – Rebecca non riesce a controllarsi, la sua voce si alza appena mentre riprende l'amica.

-Mi dica signorina Anselmi, lei e la sua amichetta vogliono forse aggiungere qualcosa? – Chiede subito il professore con voce severa.

-No no, mi scusi prof- Si affretta a rispondere la ragazza che si deve sforzare non poco per non scoppiare a ridere mentre l'amica le bisbiglia accanto –La tartaruga impiedi-.

Il professore Petrilli, vista la sua stazza, la sua pelle raggrinzita e la sua gobba pronunciata era stato rinominato così dalle due ragazze, e data la somiglianza veniva difficile non ridere.

Appena la lezione riprende anche loro possono continuare i loro discorsi.

-Guarda che se lo viene a sapere il tipo che ti piace mio fratello si ingelosise- Stuzzica Rebecca l'amica.

-Ma figurati, non ce lo vedo proprio geloso. Non so come faccia ma è sempre calmo glaciale, con quelle cuffie enormi alle orecchie... Però devi vederlo sorridere cavolo, o guardarti negli occhi. Senti tipo una cosa alla pancia quando lo fa-.

-Ok sei proprio cotta eh Giù-.

-Lo saresti anche tu Pupetta-.

-Naaa, non credo proprio. Sai che quegli energumeni tutti muscoli con cui vai tu non sono proprio il mio genere di ragazzo-.

-Già e quale è allora il tuo genere scusa? Tommaso? – Dice lei ridacchiando per prenderla in giro, subito prima di aggiungere –Lui è diverso-.

-Bè si lo erano anche i cinquanta prima di lui- Dice Rebecca accennando un conteggio approssimativo con le dita.

-Esagerata! Quali cinquanta. Poi lui è diverso davvero-.

-Sarà...- Dice solo Rebecca prima di tornare a tuffarsi nel suo quadernino, in quell'esatto istante vibra ancora una volta il cellulare di Giulia sepolto nella sua tasca.

Disegno dopo disegno suona finalmente la campanella dell'ultima ora e Giulia si fionda alla ricerca del telefonino. Smette immediatamente di rifare la cartella e rimane impietrita.

-Ohi tutto bene? Sei diventata pallida di colpo-.

Niente nessuna risposta, intanto la classe si è svuotata e sono rimaste sole.

-Giuly mi preoccupo che succede? - Insiste Rebecca prendendo una mano all'amica.

-... lui ... -

-Cosa succede? Lui cosa? –

-Mi ha scritto stamattina dicendomi che era in commissariato- La ragazza prende un grande respiro, la sua voce è agitata – Poi poco fa mi ha detto di stare tranquilla e che è in ospedale per accertamenti. Oddio che cavolo gli sarà successo? Starà bene? Perché ancora non risponde... Io lo chiamo! -.

-Sta calma Giulia. Telefonagli e fatti dire che succede. Intanto però usciamo prima che i bidelli ci mettano una scopa in mano- Dice Rebecca cercando di far sorridere l'amica.

-Ok- Risponde solo lei mentre compone il numero ad una velocità stratosferica.

"Vodafone, messaggio gratuito il numero da lei chiamato..." la voce dell'operatrice non gli è mai suonata tanto odiosa in vita sua.

-Cazzo, cazzo, cazzo- Giulia è un fiume in piena –Che gli sarà successo? Perché è in vodafone? -.

-Stai calma Giu, vedrai ora richiama, magari non gli prende- Prova a tranquillizzarla Rebecca, anche se a guardarla in faccia si capisce chiaramente che non ne è convinta neanche lei.

Giulia inizia a tremare di nervosismo poi dice –Fanculo, devo andare a vedere come sta-.

-Ma sei matta? L'ultima volta che non sei tornata a casa per pranzo tua madre ha chiamato i carabinieri, avrà già preparato-. Recca conosce bene il carattere della mamma di Giulia ed è la persona che la spaventa di più al mondo.

-Provo a dirle che vengo a pranzo da te, tu mi compri vero? -. Sono rimaste solo loro nel vialetto davanti l'uscita e Rebecca non sa come dire di no davanti gli occhioni imploranti della sua amica.

-Smetti di guardarmi così, tua madre mi ammazza se...-

-Ti pregooooo- Insiste la mora con una vocina come un miagolio.

-Stronza! -.

-Per favoreeee- fa ancora lei strusciandosi con la testa alla guancia di Rebecca, come appunto un gattino in cerca di coccole.

-E va bene, va bene. Ma se dice di no sono cavoli tuoi-.

Non fa in tempo a finire la frase che Giulia è al telefono con la madre. " SI era già preparata il numero, sapeva che avrei ceduto" sorride la ricciola.

"Non se ne parla neanche. Ho già preparato, torna a casa immediatamente"

-Ma mamma per favore è per scuo...-

"Tun tun"

-Cazzo ha riattaccato- Urla la ragazza lanciando il cellulare. "Altro gesto tipico di lei" Pensa tra sé Rebecca.

-Io ci vado uguale-.

-Non dire scemenze, la conosci tua madre, se poi chiama il tuo patrigno...-

-Non me ne frega niente. Ti rendi conto che è in ospedale e non ho la più pallida idea di che succede. Stamattina ha anche fermato il pullman, magari sono stata io che...- Gli occhioni azzurri come il cielo le si stanno riempiendo di lacrime trattenute a stento. Rebecca non può vederla così, prende un respiro, fa affidamento a tutto il suo coraggio, poi le dice –Ci andrò io-.

Giulia la guarda colma di gratitudine –Davvero lo faresti per me? –Ora le lacrime di rabbia si stanno tingendo di commozione.

-Si ma una cosa veloce, vado vedo come sta, gli dico di chiamarti e...- Non riesce nemmeno a finire la frase che la compagna le si avventa al collo stringendola fortissimo.

-Grazie, grazie, grazie...- continua a singhiozzare a ripetizione.

Rebecca allora segna su un bigliettino il nome e il cognome del ragazzo, poi scrive un messaggio alla madre.

"Ma' non torno a pranzo. Giù è nei casini e la devo aiutare".

La risposta non tarda ad arrivare "Vai tranquilla tanto la lasagna mi si era bruciata e tuo padre dorme ancora. Se ti serve qualcosa chiama."

Mentre le due amiche si dividono il cellulare nel prato vibra di un altro messaggio non letto.

"Per favore non venire" Recita solo.

Non sei più solaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora