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Sono finalmente arrivate la vacanze natalizie, Grace sarà qui a momenti e stamattina mi sono cimentata nel preparare i classici biscotti a forma di stella cadente che tutti gli anni siamo soliti preparare, anche se questa volta mio padre non è stato molto d'aiuto.
Da quando gli ho fatto quella fatidica domanda non riusciamo più a formulare un dialogo di senso compiuto, tutto quel che fa è rintanarsi in camera sua per parecchie ore, ed esce solo per farsi una tazza di caffè o per andare in bagno.
Mi sento un'estranea nella mia stessa famiglia, ma credo di avere tutto il diritto di sapere quello che è accaduto, anche se può fare parecchio male.
Si tratta di mia madre, non una donna qualsiasi.
Ho davvero bisogno di parlarne con Grace, che riesce a trovare una buona soluzione in qualunque caso. Cosa darei per essere lei?

Sistemo le ultime cose in giro per casa: gli addobbi, l'albero, le varie statue di Babbo Natale appese di qua e di là, e soprattutto la stella di vetro della mamma. Ricordo che quando io e mia sorella eravamo molto piccole, nostra madre organizzava una caccia al tesoro e l'oggetto da trovare era esattamente quella fragile stella. Si, ha rischiato di cadere molte volte, soprattutto per colpa mia e di Grace, ma nonostante tutto è ancora qui, viva e vegeta.
La prima che trovava la stella aveva l'onore di appenderla sulla punta dell'albero. Accarezzo l'oggetto nelle mie mani con tenerezza, uno dei più bei ricordi, ormai sbiaditi, della mia vita.

<<Buongiorno>> saluto mio padre appena uscito dalla stanza, sembra uno zombie: i capelli sono tutti sparpagliati e ha due occhiaie da far spavento.
Vorrei parlargli, ma ogni volta che provo ad aprir bocca mi ignora, tornandosene sotto le lenzuola.

<<Ciao>> sbiascica avvicinandosi alla macchinetta del caffè, e una volta pronto si allontana di nuovo. Preferisco ignorarlo: quando si comporta in questa maniera non capisco chi tra me o lui è l'adolescente in preda ad una fase di sbalzi ormonali.
Ecco da chi ho preso.

Sento il campanello suonare: credo sia Grace.
Mi precipito verso la porta più felice che mai, non la vedevo da troppo tempo.
<<Sorellona!>> le salto addosso facendole cadere tutte le borse che reggeva in mano, lei ricambia l'abbraccio affettuosamente, ci voleva un po' di felicità in questi giorni.
<<Sei una cozza>> scherza  cercando di recuperare le sue cose.
<<Ci sei mancata>> prendo alcune delle sue valigie e le porto in casa, lasciandole poi in salotto.
<<Dov'è papà?>> domanda guardandosi attorno.
<<Credo sia in camera sua..>>
spero solo che mio padre si degni di uscire dal suo rifugio dato che non vedeva la sua figlia primogenita da almeno un mese..!

<<Papa' sono a casa!>> strilla Grace cercando di attirare la sua attenzione, ma niente.
Ad un tratto il mio cellulare squilla rumorosamente, ma chi diamine mi chiama alle nove del mattino?
Leggo sullo schermo "Peter", cosa vuole ora?
Rifiuto la chiamata concentrandomi su mia sorella, ho già tanti problemi e non ne voglio altri!

<<Chi è Peter?>> domanda Grace sorridendomi.
Fantastico, qualcun altro vuole per caso parlarmi di lui?

<<È solo un amico, tutto qui>>
Ma cosa dico? Peter non è affatto un amico!
<<Beh questo amico misterioso deve venerarti così tanto!>> dice indicando il telefono che lampeggia, mi sta tartassando di messaggi: sa almeno cosa vuol dire "confidenza"?

Ore 9:12: Megan ci sei?
Ore 9:13 Diamine Megan è successo un casino
9:14: Perché non rispondi?

<<Puoi scusarmi un momento?>> 
Mia sorella fa cenno di sì con il capo,permettendomi da raggiungere una zona leggermente più isolata: il giardino di casa mia.
Digito il suo numero di telefono e inaspettatamente risponde dopo il primo squillo.

<<Megan devi venire all'ospedale!>> strilla Peter con tono preoccupato.
<<In ospedale? Perché?>> ora sono davvero preoccupata anche io.. chi sta male?
<<Stavo lavorando da tuo zio Marcus all'Italy's ed è svenuto. Credo abbia avuto un infarto!>>
Lascio che il mio telefono cadi a terra dalla notizia appena ricevuta, sono disperata e terrorizzata allo stesso tempo: rientro in casa velocemente e recupero il giubbetto appoggiato sul divano. Il respiro si sta facendo sempre più pesante e a stento riesco a trattenere le lacrime.
<<Meg che succede?>> domanda mia sorella preoccupata.
<<Zio Marcus si è sentito male, dobbiamo correre in ospedale>> dico singhiozzando.
Lei si porta le mani sul viso come se non riuscisse a decifrare le mie parole. Senza esitare prende anche lei il suo cappotto e mi afferra per la manica, portandomi nella sua macchina.

<<Traffico del cavolo!>> strilla mia sorella lanciando dei pugni contro il volante.
Le strade di Seattle sono completamente ricoperte di auto, ci metteremo un sacco di tempo ad arrivare.

Da Peter: Megan dove sei?

L'ansia sta aumentando sempre di più, avrei voluto passare una tranquilla giornata con Grace, ma come al solito deve sempre succedere qualcosa.

Rispondo al messaggio di Peter, cercando di non farmi prendere dal panico:

A Peter: Stiamo arrivando, com'è la    situazione?

Da Peter: Lo hanno portato in una stanza con urgenza, sono in sala d'attesa.

<<Come sta zio?>> domanda Grace con le lacrime agli occhi.
<<Credo lo stiano ricoverando>>
Mia sorella accellera la velocità, sorpassando almeno cinque o sei macchine, di questo passo non ci metteremo molto.

Impieghiamo almeno una ventina di minuti per arrivare all'ospedale: non appena scese dalla macchina iniziamo a correre velocemente e raggiungiamo il banco informazioni.
<<Dov'è Marcus Lane?>> domanda mia sorella a quella che presumo sia una infermiera.
<<Vediamo>> sussurra la donna frugando tra i vari nomi di tutte le persone ricoverate in questo posto.
<<Stanza 267, quarto piano>> dice sorridendoci.
La ringraziamo al volo precipitandoci verso l'ascensore, non sono mai andata così di fretta in tutta la mia vita!
Percorriamo un lungo corridoio, giungendo finalmente al nostro obiettivo.
Vedo che Peter è seduto su una panchina, esattamente davanti alla stanza di nostro zio.
Non appena mi vede si volta nella mia direzione, con uno sguardo veramente malinconico e dispiaciuto.
Come biasimarlo, si è visto tutta la scena davanti ed è stato lui a portare zio Marcus privo di coscienza qui.

<<Megan>>
Di istinto mi avvicino a lui, con le lacrime che cadono velocemente sulle mie guance e lo abbraccio.
Gli sono così devota.

LIKE A BRIDGE -come un ponteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora