Capitolo sei

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Alla fine non ne uscì nulla con Marco, scegliere un'unica facoltà è troppo difficile per una ragazza insicura come me.
Dopo ricerche di ore, decidemmo di fermarci, molto probabilmente non entrerò all'Università neanche la prossima settimana, forse, se ne parla la settimana prossima ancora.
Il resto del pomeriggio passò molto tranquillo anche perché tutti rientrarono per l'ora di cena.
Il pasto fu silenzioso, praticamente non si proferì parola, forse tutti troppo stanchi.

Il giorno dopo.
Mi stiracchio, sbadigliando sonoramente, oggi non ho proprio voglia di alzarmi dal letto. Mi tiro su e controllo l'ora sul telefonino, cavolo, è mezzogiorno! Ho dormito dodici ore, non è da me. Infilo le pantofole pelose e vado in cucina, regna un silenzio tombale per la casa.
'Saranno già tutti andati a lezione?' penso tra me e me. Riempio una pila d'acqua e la metto sui fornelli, spettando che l'acqua bolle mi siedo sul divano con il computer, missione: trovare la facoltà giusta.
"Sexy" dice Sandro rientrando dal balcone, non pensavo fosse in casa, "Uhm?" "Dicevo, sexy le tue pantofole" le osservo e scuoto i piedi, ridacchiando "grazie, ne vado molto fiera", mi rimetto al computer. "Che fai?" dice lui buttandosi sul divano accanto a me, puzza di sigaretta e questa cosa mi fa arricciare il naso, odio questo odore appena sveglia, anche se io fumo. "Scelgo la facoltà, ma non so dove mettere le mani" sbuffo appena, facendo svolazzare una ciocca di capelli davanti ai miei occhi, "Vieni alla mia facoltà, no?"
"Non fa per me" dico arricciando il naso, poi continuo a scorrere le ricerche.
Rimane fermo per qualche minuto ad osservare ciò che stavo facendo mentre gioca tranquillamente con una ciocca dei capelli fuoriuscita dallo chignon, non dico nulla, la sensazione è piacevole.
"Vieni sta sera? Di solito il venerdì andiamo tutti insieme a qualche pub o discoteca"
nel momento in cui stavo per rispondere, si sente la porta di casa sbattere e un'imprecazione sonora da parte di una voce femminile "Fanculo quella stronza della Galbani" Sandro si alza e va da Lucia "Che succede?" chiede lui quasi preoccupato "La stronza della Galbani ha di nuovo strappato i modelli che le ho presentato, ci ho messo settimane, settimane intere per farli!" borbotta Lucia su tutte le furie "Dai ora calmati, fare così non risolverà nulla. Hai provato a parlarle?" "Certo, ma quella non capisce nulla, non so più cosa fare, domani vado a parlare con il direttore!" non lascia neanche rispondere Sandro che va in camera, sbattendo la porta.
Corrugo leggermente la fronte guardandolo "Chi è la Galbani?" chiedo curiosa "La sua insegnante di design, fa sempre così" annuisco lievemente "Quindi immagino che Lucia frequenti l'Accademia di Design" chiedo ancora, chiudendo il computer per alzarmi a controllare l'acqua della pasta "Sì, sta al primo anno" non dico nulla e vado in cucina, metto la pasta nella pila. "Hai già mangiato tu?" mi affaccio dalla cucina "No, stai preparando qualcosa?" "Sì, pasta al sugo", lui strabuzza gli occhi alla mia risposta "Pasta al sugo fatta da un'americana?! Posa tutto e non ti azzardare a infangare il nome della pasta" dice lui in modo drammatico ma si sente dal suo tono che scherza "Guarda che mio padre è italiano, la mia pasta è deliziosa e lo scoprirai presto" gli faccio la linguaccia e poi torno ai fornelli.
Mentre io finisco di preparare il pranzo, Sandro apparecchia; ci accomodiamo finalmente a tavola. "Comunque prima non hai più risposto alla mia domanda" dice ormai alla fine del pasto "Quale domanda?" chiedo sincera "Vieni sta sera in discoteca con noi?"
penso un po' prima di rispondere, non amo molto i posti confusionari ma è pur vero che questo periodo sto sempre in casa, quindi inevitabilmente rispondo con un semplice "certo!"
❤️in copertina c'è una foto di Lucia❤️

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