Il giorno dopo.
Tentai di alzarmi dal letto ma appena mi tirai su, sentii la testa pulsare forte; ieri sera non dovevo esagerare in quel modo.
M'infilo di nuovo sotto le coperte, coprendomi fin sopra la testa, oggi rimango tutto il giorno a letto. Provo a riaddormentarmi ma inutilmente, dopo qualche minuto sento qualcuno bussare alla porta della camera.
Non rispondo, non ho voglia di sentire nessuno. Quando sento, dopo qualche secondo, bussare di nuovo, mormoro un flebile "Avanti".
"Come sta l'alcolizzata?" scherza lui, sentendo il letto abbassarsi di fianco a me, "L'alcolizzata sta bene" ridacchio appena, scostando le coperte dal viso. Sandro passa una mano sulla mia guancia in un gesto dolce "Ti ho portato l'aspirina. Hai fame?" lo ringrazio e mi siedo, poggiando la schiena contro la testata del letto, poi prendo il bicchiere e l'aspirina, ingoiandola subito. "No, non ho fame" dico poggiando il bicchiere vuoto sul comodino "Ti sentiresti meglio, almeno un po' di latte"
Scuoto nuovamente la testa e mi copro con le coperte fin sopra il viso, "Ti ricordi cosa è successo ieri?" chiede sdraiandosi, sentendo il letto abbassarsi ancora di più accanto a me, scosto le coperte "Che stai facendo?" domando vedendolo, appunto, sdraiarsi. Si mette sotto le coperte e un brivido mi percorre la schiena quando una folata di vento s'intrufola al suo alzare le coperte. Si accomoda e risponde finalmente alla mia domanda "Mi prendo cura della malata, non è ovvio?" "In questo modo?" ridacchio girandomi su un fianco per guardarlo negli occhi "e poi non ho detto di aver bisogno d'aiuto" aggiungo vedendolo annuire. "Ti si leggeva in faccia" dice lui ovvio e non riesco a dargli torto. Chiacchieriamo per un po' di sciocchezze e poi mi ripete la stessa domanda che mi aveva fatto all'inizio "Ti ricordi qualcosa di ieri sera?" io scuoto la testa "No, so solo di aver esagerato con l'alcol" "Oh beh, quello è stato ovvio a tutti" dice lui con tono paterno "ma io intendevo, ti ricordi qualcosa di noi due?" strabuzzo gli occhi non credendo alle sue parole "Noi due? Cioè.. io e te?" lui annuisce e riconferma, causando una mia faccia scioccata.
"Diciamo che l'alcol e il mio fascino disarmante, ti hanno portato a saltarmi addosso, letteralmente" porto una mano davanti alla bocca una volta che ha finito di parlare "cioè? Spiegati meglio... e, Dio, mi dispiace.. io.. mi sono fatta troppo trasportare" lui ridacchia per la mia reazione "Guarda non devi per niente dispiacerti con me, anzi; forse più con Lucia" aggrotto la fronte "Lucia? Che c'entra Lucia?" forse stanno insieme, penso tra me e me. "Innanzitutto hai vomitato sulle sue Louboutin nuove e, in secondo luogo, ha una cotta per me da mesi non ricambiata e vedendo noi due che ci baciavamo.. beh, diciamo che per lei non è stato gradevole". Mi passo una mano tra il cespuglio che sono i miei capelli, da una parte mi sento in colpa per Lucia sia per le scarpe sia per Sandro ma dall'altra parte sento il mio cuore galoppare nel petto, vorrei potermi ricordare com'è baciare Sandro, ma, siccome sono una cretina che è sempre fuori le righe, non lo saprò mai (Pft).
Mi alzo dal letto, poggiando la schiena contro la testata "Vado a parlarle, è giusto così" mi alzo definitivamente e m'infilo le pantofole, poi mi giro verso Sandro prima di uscire dalla porta della camera "Quando ritorno, ti voglio fuori da qui" lo avviso cercando di sembrare seria "ma no, non è giusto, voglio sapere cosa ti dice" lo sento dire mentre mi dirigo in camera di Lucia, inevitabilmente una risatina esce dalle mie labbra. Busso alla porta della camera di Lucia e sento urlare un "avanti".
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Un'americana in Italia.
ChickLit"Il modo migliore per cercare di capire il mondo è vederlo dal maggior numero di angolazioni possibili"