Storia suggerita da harryisaunicorn, insanelarrygirl, jasminamore, roalessia20, momy001 e gingerviiC'era una volta una città che non assomigliava alle altre, infatti le sue case erano ornate di terrazze e di torri, che sembravano cresciute senza un ordine prestabilito.
Molte avevano fregi in marmo, portoni scolpiti, finestre graziose che si aprivano su muri di umili mattoni e sembravano il segno di una ricchezza improvvisa.
In quella città, infatti, il popolo ogni tanto si arricchiva improvvisamente e, altrettanto improvvisamente, si impoveriva.
Era un popolo composto quasi esclusivamente di mercanti, che commerciavano attivamente con i paesi d'oltremare.
Dai porti vicini partivano navi cariche di mercanzie di ogni genere e allora tutti, le donne specialmente, si accalcavano nella piazza a salutare i marinai, i mariti, i fratelli, i figli che se ne andavano tanto lontano.
Poi incominciava la lunga attesa da parte delle donne che passavano il tempo filando, tessendo, ricamando e preparando ai loro cari un lieto ritorno.
Quando le navi gettavano l'ancora nei porti e i volti allegri dei marinai e dei mercanti annunciavano che tanto il viaggio quanto gli affari erano andati a gonfie vele, vecchi, donne e ragazzini si avviavano festosamente incontro ai naviganti e la gioia era generale.
Ogni famiglia, poi, cercava, con i guadagni fatti, di ornare e abbellire la propria casa, innalzando piccole torri merlate, aprendo terrazze, sostituendo gli umili portoni di legno con altri graziosamente scolpiti, affinché di quella ricchezza potessero godere i figli e anche i figli dei figli.
Il mercante più ricco e più rispettato era un vecchio gentiluomo vedovo, padre di tre figli, due femmine e un maschio.
Essi erano bellissimi, ma le due ragazze erano, però, molto vanitose.
Queste ultime, istruite da ottimi maestri, avevano imparato a cantare, a danzare, a inchinarsi con grazia, a sostenere spiritosamente una conversazione, avevano buon gusto nello scegliere abiti e gioielli, ma tutti i loro meriti finivano lì.
Il maschio, invece, Harry, sebbene più bello ancora delle sorelle, non soltanto danzava e cantava come loro e sapeva conversare anche meglio, ma suonava il clavicembalo, aveva letto centinaia di libri e spesso non disdegnava di scendere in cucina per imparare dalla cuoca a cucinare saporiti manicaretti.
Nei momenti di libertà, poi, si dedicava a opere buone, visitando ammalati e tenendo compagnia ai bambini e ai vecchi rimasti soli mentre gli uomini erano sul mare.
Desideroso di arricchirsi sempre di più, per lasciare un discreto patrimonio ai figli, il padre aveva investito tutte la sue ricchezze nell'acquisto di merci rare e preziose che i marinai della sua flotta dovevano procurargli in paesi molto lontani.
La flotta doveva arrivare in porto già da tempo, ma ancora non se ne aveva notizia e il mercante aspettava con ansia di vederla da un giorno all'altro o di ricevere qualche messaggio.
E il messaggio finalmente arrivò, ma era di un capitano suo amico, il quale gli diceva che la flotta era scomparsa e che nessuno l'aveva vista più sul mare.
Ormai era inutile aspettarla ancora, perché era passato troppo tempo da quando avevano levato le ancore.
Il mercante lesse fino in fondo la lettera che gli era stata recapitata, poi guardò i suoi figli, angosciato.
Aveva impegnato fino all'ultimo centesimo in quell'impresa e la scomparsa della flotta significava per lui anche la scomparsa di tutti i suoi beni.
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Favole Larry
FanfictionFavole in chiave Larry Cover di tomlinsay Questa storia non è di dominio pubblico