Capitolo 4

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Parlai ancora un po' col generale, poi decisi di andare via per tornare a casa dalla mia famiglia, la quale sicuramente si stava preoccupando visto che erano passate alcune ore dalla mia uscita.
Quindi, presi la cavalla e tornai veloce nella campagna, accompagnata dalla luce fioca della Luna e dal canto degli uccelli notturni che a stormi volavano alti sulla mia testa.

Entrai nella casetta, salutai i miei fratelli e i miei genitori e, evitando in malo modo con un silenzio le loro numerose domande, filai dritta in camera da letto.
Ne chiusi la porta alle mie spalle e camminai stanca verso il letto, sul quale mi sdraiai chiudendo gli occhi; sospirai sperando che il nostro accordo funzionasse, volevo veramente che fosse la soluzione per il problema gigante a noi apparso davanti.
Senza neanche poter pensare a nient'altro, caddi nel sonno.

Mi risvegliai quando l'alba era alta, avvolta stranamente nelle coperte. Ricordavo che, qualche tempo prima di addormentarmi, ero sdraiata sopra le lenzuola, mentre ora mi trovavo sotto esse al caldo. Meglio così, alla fin fine.
Scostai le coperte e camminai verso il bagno, dove come al solito mi lavai accuratamente. Tornai in camera a vestirmi e dopo scesi in cucina per consumare la colazione con i miei famigliari.

Sulla tavola erano già presenti dei toast e dei barattoli di marmellata fatta in casa, accanto altro pane non tostato; mi sedetti già con le papille gustative alle stelle, affamata dato che il pomeriggio prima non avevo toccato cibo.

"Buongiorno" sorrise mamma uscendo dalla cucina con dei dolcetti di riso. "Dormito bene?"

"Sì, mamma, ma per caso mi hai rimboccato tu le coperte? Ieri sono sicura di essermi addormentata senza nulla addosso" chiesi.

Mia madre annuì ridacchiando. "Eri così tenera"

"Aish...papà?"

"Tra poco torna con gli altri due birbanti, sono alla stalla, pare che una cavalla debba partorire"

"Oh, capisco. Ora che ci penso, non ho mai visto il parto di un cavallo..." riflettei ad alta voce. "Sarei curiosa di vederne uno, ma alla fine non penso sia così importante"

"Buongiorno!" Urlò la voce di mio padre non appena entrò in cucina seguito dai miei fratelli, interrompendo così la nostra conversazione.

"Andato tutto bene?" Chiese mamma sedendosi vicino a me.

"Sì, siamo riusciti a farla partorire senza troppa fatica. Comunque, EunMi...ci vuoi dire dove sei andata ieri? Eravamo preoccupati, sei tornata e sei andata in camera così velocemente che neanche abbiamo potuto parlare"

"Mi dispiace, non volevo farvi preoccupare...sono andata dove vi ho detto, cioè al Castello...dovevo vedere una persona, e questa ha deciso subito che mi aiuterà"

"È affidabile...?" Sussurrò domandando Daehyun.

Risi appena e annuii. "Sì, lo è, si chiama Johyun ed è il cugino del principe, nonché generale delle guardie reali" guardai il piatto davanti a me. "Di lui mi fido ciecamente, ha più volte dimostrato di essere una persona con la testa sulle spalle"

"Bambina mia, ma sei davvero sicura che sia un tuo compito? Tutto questo, voglio dire..."

"Mamma, ti prego! Ne sono sicurissima, ormai ho preso la mia decisione!"

Iniziai ad alterarmi. Non tanto per la domanda, bensì per aver messo in dubbio la mia sicurezza; era una cosa che odiavo, perché avevo ripetuto infinite volte che volevo, e dovevo, aiutarlo a scappare da un destino che non apparteneva a lui, ma a qualcun'altro che, invece, era stato un codardo e aveva messo alle strette una persona al cento per cento innocente.

"EunMi! Non alzare il tono della voce" mi sgridò papà, indurendo lo sguardo.

"Papà, io vorrei farvi capire che è una cosa che mi viene dal profondo del cuore...vorrei farvi capire che io per lui farei qualsiasi cosa, lui merita tutte le bellezze di questo mondo e anche oltre! Non so cosa sapete di lui, e neanche vorrei conoscere, ma vi assicuro che dentro è una persona d'oro, sicura di sé e veramente responsabile...è il primo ragazzo di cui io mi sia mai innamorata, colui che ha preso tutto di me e che ha un posto speciale nella mia vita...se potessi, volerei, ma non ne sono capace quindi dovrò combattere con i piedi per terra"

Nessuno osò parlare dopo, né interrompermi. Mi guardavano stupiti e ammaliati, in fondo comprensivi.
Lo facevo per amore, lo facevo per giustizia e per dargli una vita dignitosa, invece che una passata nella cella putrida.
Nessun suddito o politico lo avrebbe più guardato male, tutti avrebbero di nuovo dato a lui la loro fiducia e la speranza.
Era questo ciò che volevo per lui.

"E anche se mi dite che è pericoloso e che posso farmi del male, non mi importa. Anche se cercherete di impedirmelo, io andrò da lui" finii prendendo una fetta di pane con la marmellata. "Ed ora mangiamo"

"Sei incredibile, ci farai uscire matti..." mormorò mamma, mangiando.

Finita la colazione, aiutai mia madre a lavare i piatti e a ordinare la cucina, a pulire il pavimento e successivamente a sistemare i vari cassetti per le verdure e la frutta fresca.

Poi, salutai la mamma con un bacio sulla guancia e corsi in camera, ascoltando inutilmente le sue lamentele. Mi feci un'altra doccia veloce e mi vestii, raccogliendo i capelli in una coda alta; mi guardai al piccolo specchietto della camera e sospirai mordendomi il labbro, toccandone il vetro come se quel gesto potesse teletrasportarmi.

-arrivo, prenderò tutte le prove che saranno necessarie...aspetta solo un po' di tempo, solo un po'-

Galoppai veloce in sella alla stessa cavalla che avevo cavalcato il giorno prima, la quale era veloce quasi quanto un vero cavallo da corsa. Non ero mai andata ad una gara, non avevo mai visto dal vivo un purosangue da corsa, ma ero abbastanza sicura che la giumenta avesse una certa destrezza nel campo. Dopotutto, era un cavallo, uno spirito che doveva essere libero e lasciato al pascolo senza corde a tenerla.

Passai in mezzo ad una foresta, una via più corta per fare prima; non potevo nascondere che l'ambiente mi inquietava un po', visti gli alberi altissimi che nascondevano la maggior parte della luce del Sole mattutino, e i cespugli che al minimo soffio del vento facevano sbattere le foglie in milioni di tintinnii sconnessi. Rabbrividii più volte, ma non mi fermai.
Continuando con la stessa velocità, raggiunsi Anaris in meno di cinque minuti d'orologio; bella e silenziosa.

Non dovevo entrare dal cancello, bensì dovevo fermarmi a circa un centinaio di metri dalle mura di protezione. Quello era il punto concordato da me e Johyun.
Quindi, rallentai fino al passo e mi appostai in un punto né troppo lontano, né troppo vicino.
Sospirai guardandomi attorno, vedendo da lontano una figura maschile avvicinarsi in sella ad un cavallo macchiato.
Quando si avvicinò, riconobbi il viso di Johyun.

Sorrisi d'istinto e gli andai incontro di qualche metro. "Buongiorno, dormito bene? Possiamo partire?"

"Buongiorno anche a te. Non ho dormito la notte migliore del mondo, ma non mi lamento. Comunque sì, andiamo"

"Hai avvisato i Sovrani, vero?"

"Certo, mi hanno risposto con un sì immediato. Sarebbe stato strano se i genitori non avessero acconsentito ad una delle operazioni più essenziali per la libertà del figlio, non credi?" Rise tirando le redini verso la sua sinistra per far girare il cavallo. "Andremo al posto in cui è avvenuto l'omicidio, così vediamo se troviamo qualcosa di utile"

"Va bene...da quel che ricordo non è lontano"

"Dipende da che strada prendiamo...se andiamo verso Nord, la strada sarà più lunga ma più sicura, se invece andiamo a Est troveremo più ostacoli, però impiegheremo poco tempo" girò il viso a me e mi guardò. "Quale preferisci?"

"Prendiamo quella lunga, magari proseguiremo al galoppo"




Angolo autrice:

Come al solito, scusatemi per gli eventuali errori ❤
Spero vi piaccia l'aggiornamento e nel complesso tutta la storia.

~Aɳɠҽl [Jeon Jungkook]~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora