"Quel coltello non può che essere macchiato del sangue del principe Minhyuk, non vedo altra soluzione. È secco, sì, ma si vede con chiarezza che non è vecchio di più di un paio di mesi"
Eravamo rimasti a discutere in cucina, seduti attorno al tavolo: avevamo risolto il problema delle scarpe, adesso toccava trovare una soluzione per il coltello, e anche per gli stracci di colore scuro che aveva trovato il padre del generale, il quale adesso stava spiegando a me e a suo figlio come secondo lui erano andati i fatti.
"Non possiamo tirare delle somme troppo affrettate! Sono d'accordo con l'idea di andare a chiedere a chi ha lavorato lì quel giorno se ha notato dei movimenti ambigui" rispose Johyun, guardando il padre.
"Andiamoci dopo, ancora c'è del tempo prima del tramonto. Intanto, se volte riposare fate pure" annuì l'uomo.
"Ti va di fare un giro per le stalle? So che ti piacciono gli animali, e l'ho notato anche da come tratti con amore la tua giumenta, quella nera" propose sorridendo Johyun, alzandosi dalla sedia su cui era sistemato.
Saltai dal posto e sorrisi felice. "Sì!" Annuii con la testa. "È di mio padre, sin da quando ero piccola accudisco la maggior parte delle bestie della mia campagna"
"Capisco...andiamo, ti faccio strada" fece un cenno col capo verso l'entrata.
Lo seguii senza dire niente, mettendo le mani davanti al ventre mentre camminavo con contentezza e un pieno sorriso sulla faccia, quasi stampato.
Uscimmo dalla casa e giungemmo sul retro di essa, dove erano collocate i vari recinti e le stalle dei cavalli; erano molto belle, semplici ma che comunque davanti una buona impressione.
Johyun mi guidò lungo le stradine che collegavano ogni recinto, la più stretta di esse, ma comunque larga anche per due persone, portava a quello dei conigli.Entrammo, dopo un grande tour, nella stalla riservata ai cavalli. Ce n'erano circa una decina, si sentivano i loro nitrii e i tonfi sordi degli zoccoli sulla paglia; un cavallo in particolare attirò la mia attenzione.
Un bellissimo stallone bianco, alto e possente, che aveva un paio di occhi così scuri da sembrare infiniti; sorrisi avvicinandomi a lui, riservando al suo muso delle carezze tenere che non parvero dispiacergli."Si chiama Silver, ha due anni e mezzo" spezzò il silenzio il generale, venendo vicino a me. "È nato dalla mia cavalla, quella che hai visto l'altra mattina"
"È bellissimo, non ho mai visto uno stallone col pelo lucente come il suo..." affermai incantata con lo sguardo nel suo. "Jungkook mi aveva regalato uno stallone, l'ho chiamato Dakota...ma è da un po' di tempo che lo devo vedere"
"Vedrai che è nelle mani dei custodi della scuderia reale" mi confortò accarezzando anche lui lo stallone. "Mio cugino ha molti cavalli, te li ha fatti vedere, si fida di loro e sa che sono specializzati"
"Comunque sia, credo che un giorno di questi lo vado a vedere...vorrei tenerlo nella scuderia di casa mia, così anche la mia famiglia potrà vederlo" tirai un sorriso. "Adesso torniamo dentro? Sono le quattro, all'alba mancano più o meno tre ore"
Il generale annuì d'accordo e mi accompagnò di nuovo finché non rientrammo in casa. Il padre del ragazzo era già pronto, doveva solo mettersi la giacca; dopo esserci sistemati, sellammo i cavalli e partimmo velocemente verso il castello di Anaris.
Ci serviva urgentemente la lista con i nomi dei camerieri e delle domestiche che quel giorno avevano servito nella struttura, avevamo bisogno della loro parola per avere un aiuto in più nell'orientarci.
Dopo pochi minuti, giungemmo sotto il portone di legno del castello. Le sentinelle riconobbero i nostri visi e aprirono le ante del pesante muro, poi le richiusero una volta che fummo entrati.
Camminammo fino a che non arrivammo al centro della piazza, dove da una parte era costruito il dormitorio delle servienti del palazzo reale."È lì" avvisò Johyun scendendo dalla sella. "Papà, ci aspetti qui?"
"Sì, andate. Faccio un salto dal mio amico per dirgli delle scarpe, poi torno" avvisò.
Bussai alla porta e attesi, con il generale al mio fianco, che qualcuno aprisse; neanche tre secondi, e una donna anziana apparì sulla soglia.
Ci accolse con un dolce sorriso sulle labbra di poco screpolate, dei modi di fare apparentemente eleganti e cordiali.
Ci fece spazio così da entrare nella struttura, senza dire niente e quindi senza obiettare o chiedere la nostra, per lo meno mia, identità.Chinammo i busti per ringraziare e la seguimmo senza fretta per i numerosi corridoi che il dormitorio ospitava, facendo attenzione a non andare a sbattere contro le ragazze che facevano avanti e indietro per le camere, molto indaffarate. Trovavo monotono il loro lavoro: quel che facevano era solo correre di qua e di là per pulire, oppure andare nelle camere a cambiare le coperte e portare quelle pulite.
Certo, anche io per un piccolo periodo avevo servito come loro, ma fortunatamente pian piano avevo lasciato andare quel che doveva essere il mio "impiego", ciò per cui le guardie del regno mi avevano portata via dai miei genitori.Ad un tratto, la vecchina si fermò davanti una stanza dalla porta chiusa. La guardai, al ché lei allargò il sorriso e mise la mano sulla maniglia, girandola così da permetterci di vedere cosa c'era dietro essa.
Poi scoprimmo che non era altro che l'ufficio dove lavorava il proprietario del dormitorio. Tanta ansia per nulla."Entrate, il signor Hee vi servirà" mormorò gentile lei, andando via subito dopo.
Misi da parte i pensieri e giunsi nella camera dopo Johyun; chiusi la porta e mi sedetti alla seconda poltrona davanti la cattedra.
L'ufficio mi ricordava vagamente quello del generale: con due sedie a disposizione e una scrivania in legno, una libreria dietro le spalle dell'uomo e una seconda al lato sinistro della stanza, poi un grande comò anch'esso di legno e delle scartoffie sulla sua superficie liscia.Sentii la poltrona dello sconosciuto scricchiolare, ciò voleva dire che si era girato verso di noi.
Infatti, aveva gli occhi sulle nostre figure, anche lui un sorriso naturale."Desiderate?"
"Ehm salve, se è possibile vorremmo avere la lista delle persone che sono state al locale in cui è stato ucciso il principe di Damire..."
"Per fare cosa, scusi?" Si accigliò sinistro.
"N-non si faccia strane idee, la prego, ci serve solamente per chiedere delle informazioni" portai le mani in avanti. "Può darcela?"
"Va bene, non sembrate dei malintenzionati. Attendete solo qualche attimo" annuì infine con un sospiro.
Si alzò dalla sedia e si diresse verso la libreria dietro di sé. Ne aprì i vari cassetti, cercando il documento; i fascicoli erano tantissimi, e da quanto avevo osservato entrambi i mobili erano pieni di fogli del genere.
Finalmente, parve esser riuscito a trovare la cartella giusta, straripante di carte. Sfilò le varie pagine, leggendo nel mentre le poche righe iniziali per darsi un aiuto."Siete amici del principe Jungkook?"
Saltai sul posto, ma non per la domanda, bensì per l'improvviso suono della sua voce: ero talmente persa nel mio mondo che era bastato un semplice quesito per farmi spaventare. Risi in me per la scena che io stessa avevo fatto, ignorando la frase senza volerlo.
"Sì, io sono suo cugino"
Johyun si ritrovò costretto a rispondere per me, dato che io non ero stata capace di collegare i due universi paralleli nei quali ero in bilico; un po' di qua, un po' di là.
"Ho capito, e lei è la sua fidanzata?" Domandò ancora, tornando a sedersi davanti a noi con un foglio abbastanza corto nelle mani. "So che tempo fa il principe aveva una ragazza accanto"
"Sono io..." mormorai abbassando lo sguardo al foglietto.
Sentii un sospiro da parte dell'uomo. "Bene, ecco a voi ciò che stavate cercando. Tenetelo pure, ne ho varie copie. Spero di esservi stato utile" ci congedò mostrando tranquillità.
"Grazie mille, arrivederci"
Uscimmo dall'ufficio e tornammo nella piazza della città, dove il padre del generale ci stava aspettando all'ombra di un albero latifoglie.
Lo raggiungemmo, e lui immediatamente volle sapere se avevamo portato a termine la nostra missione."Il prossimo step è quello di trovare questi camerieri..."
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~Aɳɠҽl [Jeon Jungkook]~
Fanfic(Sequel di Guardian) "Grazie per tutto...grazie per esistere, grazie perché soltanto tu sei stata in grado di porre fine all'incubo in cui ero rimasto prigioniero...grazie per aver creduto in me, grazie per aver risposto tutto il tuo amore nel mio c...