Capitolo 1

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Troppo dolore da sopportare, ormai le lacrime le avevo versate tutte mentre ripensavo a quella scena.

Erano passati un paio di giorni, ma ancora non mi capacitavo della situazione; non riuscivo a capire più niente, era come se mi avessero strappato la maggior parte del cuore e della vita, in una maniera tanto violenta da non darmi più il senso dell'orientamento.
Neanche la vita dentro al castello di Damire era la stessa: monotonia, vita in bianco e nero senza sfaccettature di colore.

Il Re non mi parlava più, anzi non parlava più a nessuno. Molte volte i governanti del palazzo avevano provato a farlo uscire a prendere una boccata d'aria, a fargli mangiare un piatto sostanzioso per ridargli le energie perse a rimuginare sul tempo perso. Ma niente, sembrava un vegetale.
Mi sentivo male a vederlo così: tante volte pensavo che fosse anche colpa mia, ma non riuscivo a trovarne un motivo valido.

Non sapevo neanche a cosa servissi in quel castello senza oramai il mio promesso sposo; sarei stata assunta come cameriera? Per chi, poi?
L'unico uomo che doveva essere servito si era stancato persino di dare ordini ai militari o di fare affari con le terre vicine, i quali rappresentanti erano venuti molteplici giorni per dargli le condoglianze e a portare regali di conforto.
Regali che, secondo me, erano altamente inutili perché non avrebbero mai potuto riportare la felicità al Sovrano. Comunque, provai a stargli vicina, ma lui ogni volta mi respingeva e mi urlava contro, con ancora gli occhi gonfi e rossi e le occhiaie nerissime...come potevo sistemare la situazione?

Come ogni mattina, mi alzai molto presto e mi andai a fare una doccia veloce. Una volta finito mi avvolsi in un accappatoio e, nel silenzio assoluto, tornai in camera per scegliere i vestiti della giornata; scelsi un abito avorio senza nessun decoro se non una cinta dorata a stringere il bacino. Mi sistemai i capelli e lentamente scesi in cucina, dove le cameriere stavano preparando il tavolo per due persone. Non più per tre.

Diamine, ogni cosa in quel palazzo non era più quella di pochi giorni prima: un esempio ne era la tavola per i pasti, alla quale mancava un posto, proprio quello che era dedicato a Minhyuk. La sua camera era silenziosa, lo sentivo chiaramente dalla mia visto che era attaccata ad essa, e avrei potuto accorgermi di ogni movimento. Poi lo era la libreria nella mia stanza: molti libri me li aveva regalati lui, che prima di me li aveva letti e custoditi. Adesso neanche ne potevo osservare la copertina che mi venivano in mente quei momenti, a differenza di altri, innocui.

"Buongiorno" sussurrai sedendomi davanti al Re.

Lui ricambiò solamente con un piccolo inchino del capo, quindi nessuna parola.
Neanche ci facevo caso al suo modo, ormai sapevo che non sarebbe cambiato così facilmente.
Subito dopo, la domestica dai capelli neri ci servì la colazione, composta da alcuni dolci dall'aria squisita, e inchinandosi se ne andò spedita.

Iniziò subito a mangiare, fissando il piatto davanti a sé senza nessuna voglia di consumare il primo pasto. Lo imitai, sospirando più volte.
Dopo alcuni minuti finii, per prima come succedeva spesso; bevvi l'ultimo goccio di caffè e diedi una leggera occhiata all'uomo al mio fianco; ancora serio.

"V-Vostra maestà..." lo chiamai attirando la sua attenzione. "P-potrei sapere come ora...andranno avanti le cose?"

"Adotterò un ragazzo...mi assicurerò che sia bello e forte c-come mio figlio, lo alleverò come se facesse parte del mio sangue e gli insegnerò come mandare avanti Damire. Tu...tu puoi andare via"

Alzò gli occhi lucidi dalle lacrime nei miei e assottigliò le labbra per provare a trattenersi da un piano imminente.
Io, in risposta, inclinai il capo un po' confusa.

"Ormai non c'è motivo di tenerti chiusa qui dentro. Potrai lasciare il castello quando vuoi, anche oggi se desideri"

Annuii senza pronunciare più nessuna parola, in profondo felice di aver conquistato di nuovo la mia libertà.
Quando lui lasciò la tavola, corsi in camera così da preparare i borsoni.
Li sistemai con velocità sul letto e ci misi dentro tutti i miei vestiti e gli oggetti personali, curandomi dell'ordine in modo tale da farli entrare tutti.
Quando finii, mi sedetti al bordo del materasso e puntai lo sguardo e terra iniziando a pensare; avevo atteso tanto quel momento, con tutte le mie forze...ma ora neanche volevo andarmene più.

~Aɳɠҽl [Jeon Jungkook]~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora