Capitolo 2

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" Una volta è errore, due volte è abitudine"

Un raggio di sole accenna ad entrare dalla finestra. Guardo il telefono, sono le otto e mezza. Ho dormito così poco? È mia abitudine svegliarmi a mezzogiorno.

Mi alzo dal letto, con la necessità di andare al bagno. Corro verso quella porta marrone che si trova dall'altra parte del piccolo dormitorio ed entro in tutta fretta.

Mi guardo il pantalone del pigiama. Ho un enorme chiazza rossa... il ciclo. Per fortuna, avevo prevenuto questa possibilità portandomi un pacco di assorbenti.

Dopo essermi liberata e protetta da eventuali macchie, torno in camera mia. Mi infilo nelle coperte ancora calde e cerco di addormentarmi.

«Buongiorno! Ti va se andiamo a fare colazione?» dove la trova tutta questa gioia alle...nove di mattina?  «Va bene» borbotto, per poi prendere dei jeans e una felpa corta della Levi's.

A quest'ora dovrebbe fare più caldo. Mi trascino in bagno, faccio una doccia veloce e mi vesto in meno di un quarto d'ora. Almeno mi sono svegliata un po'.

Usciamo senza mettere il giubbotto... spero di non pentirmene.

Prendo solo le chiavi della stanza. Una volta uscite dall'enorme edificio, il sole mi riscalda. Si sta proprio bene, ma non credo mi abituerò a questi sbalzi di temperatura.

Dopo un paio di minuti immerse in un silenzio imbarazzante, arriviamo in un bar. È enorme. Ha le pareti azzurro pastello. Su una parete ci sono affisse delle foto con tutte le persone importanti che hanno frequentato quest'università.

Mi piacerebbe essere lì un giorno. Dall'altro lato, un bancone tipico dei bar, blu, gremita di studenti. Non credevo ci fossero così tante persone mattiniere.

Al nostro turno di ordinare, un ragazzo arrogante ci passa davanti. Dopo aver aspettato mezz'ora, come minimo mi spetta il turno.

«Scusami» gli picchietto sulla spalla e lui si gira. Ha i capelli ricci e corvini che gli ricadono sulla fronte corrucciata. Gli occhi sono di un verde chiaro stupendo. Ha le labbra sottili, ed in questo momento sono serrate. Ha un fisico mingherlino, anche se sembra uno che ha un sacco di risse vinte alle spalle. È più alto di me, di quasi quindici centimetri.

«che vuoi?» mi chiede sgarbato.

Sto facendo appello a tutto il mio autocontrollo per non urlare. Nel frattempo, Melanie mi guarda stupita mentre i suoi amici se la ridono.

«C'eravamo prima noi, quindi levati.» gli dico, cercando di spostarlo. Lui non si muove di un millimetro. «Non mi interessa» si gira e inizia ad ordinare.

Sbuffo, non mi piacciono questo tipo di persone. Se c'è una fila, la si deve rispettare. Dopo dieci minuti ad aspettare che il tizio scostumato e i suoi amici  se ne andassero, prendo una brioche con la nutella ed un succo di frutta all'ace.

Melanie prende lo stesso. Ci sediamo al tavolino ed iniziamo a parlare della fantastica serata che ci aspetta. «Siamo solo io e te? O conosci qualcun'altro?» le chiedo «In realtà sto frequentando qualcuno e si da il caso che venga con noi sta sera. Se non è un problema, ovviamente.»

«Non preoccuparti, mi fa piacere essere il terzo incomodo» purtroppo non lo dico con la voce scherzosa che speravo e lei si rabbuia. «Non preoccuparti, ci saranno anche dei suoi amici» mi rassicura.

Sinceramente mi sento un po' meglio sapendolo.

Dopo aver finito la colazione, siamo tornate in dormitorio ed io, ovviamente, mi sono messa il pigiama e sono tornata a dormire.

Again- Lucas Jade ZumannDove le storie prendono vita. Scoprilo ora