"If you win you live, if you lose you die."
La lezione è appena finita e io, Lucas, Nolan e Malanie stiamo andando in mensa per pranzare, finalmente.
Il mio compagno si è piacevolmente rivelato bravo in fisica quantistica, quindi per il progetto gli unici problemi che avremo saranno per colpa mia e della mia incapacità di apprendere al volo.
Arrivati alla mensa, la stessa nella quale qualche giorno prima Parker aveva fatto una scenata contro di me, ci indirizziamo verso i ragazzi.
Li saluto con un gesto della mano e, una volta lasciato il mio zaino su una sedia vuota, vado a prendermi da mangiare.
«Come sta andando il progetto?» la vocina poco delicata di Melanie si fa spazio nelle mie orecchie. «Bene, Lucas è fortunatamente più bravo di me in fisica» e lei ridacchia.
«E a te?» ricambio la domanda per fare conversazione, dato che la fila non sembra muoversi più di tanto. «Sta andando bene anche a me» risponde e io annuisco semplicemente.
Dopo dieci minuti passati a bestemmiare contro la signora della mensa, ormai troppo vecchia per essere più veloce di una lumaca, arriva il mio turno.
«Naomi, mi prendi un panino con l'hamburger? Mi scoccio di fare la fila» mi chiede Lucas, venendomi dietro ed evitando le occhiatacce di Melanie e le persone dietro di lei.
Annuisco. «Due panini con hamburger e patatine» ordino e la signora me li prepara molto lentamente. Prendo anche 2 bottiglie d'acqua, nel caso il bambino abbia sete. Giuro che sta volta non gliela verserò addosso.
Arrivo al tavolo e mi siedo dove avevo precedentemente messo lo zaino, cercando con lo sguardo Lucas per dargli il suo panino.
Sbuca dietro di me, «grazie» mi dice, mentre mi scompiglia con la mano destra libera i capelli perfettamente lisci.
Lo guardo storto, li avevo appena piastrati. In compenso mi sorride. «Che sta succedendo?» chiede Dylan, scioccato dalla nostra "amicizia". Non so cosa rispondere, dovrei dire che abbiamo preso una pausa dalle nostre litigate?
Ma Lucas mi precede. «Abbiamo...chiarito» dice insicuro, ed io riesco solo ad annuire. I ragazzi ci guardano evidentemente sorpresi, sinceramente non me l'aspettavo nemmeno io.
Abbandoniamo l'argomento, è inutile provare a dare una spiegazione logica alla cosa. « Che si fa nel weekend?» chiede Peter e tutti urlano «festa».
«io non posso» dico sincera, senza provare un minimo di tristezza: non mi piacciono le feste.
«Perché?» chiede Melanie affranta.La capisco, non dev'essere facile gestire 10 ragazzi ubriaconi e drogati ad una festa piena di alcool e droga.
«Devo studiare fisica» le rispondo, utilizzando la scusa più ovvia del mondo che è anche veritiera, non voglio fare una brutta figura all'esame.
«Va bene» si arrende Melanie, è stato più facile del previsto. Ma il mio nuovo amico prende in mano la situazione: «ti aiuto io», si offre volontario come tributo.
«tranquillo, non c'è bisogno», cerco di essere gentile ma in realtà sto sperando che insista. «invece si, fai schifo in fisica" mi risponde, offendendomi, con la verità.
«E va bene, ma comunque non vengo alla festa» esclamo e i ragazzi fanno spallucce.
Dopo aver mangiato il quasi buon cibo della mensa, decidiamo di metterci un po' fuori, seduti sul prato, con il vento tra i capelli.
Dopo soli 5 minuti di puro silenzio, Allen, essendo un po' iperattivo, inizia a saltellare a destra e sinistra e a dare fastidio ai passanti.
«Allen, vieni qui» gli urla Dane, come se stesse chiamando un cane, che gli risponde con un dito medio.
«Ciao belli» una voce stridula spezza il nostro silenzio e rompe i nostri timpani...Molly. Solo lei, con i suoi capelli lampeggianti, potrebbe avere questa voce.
Melanie ed io ci lanciamo uno sguardo d'intesa e alziamo gli occhi al cielo. Ci sta molto simpatica.
Tutti la salutano tranne me e lei si va a sedere in braccio a Lucas perchè, a detta sua, i pantaloni verdi si macchiano sul prato.
Sono leggermente infastidita, ci sono almeno 15 ragazzi e lei sceglie proprio lui. Amica vedi che non ti ama, anche se gliela dai. «Facciamo un giochino?» dice la mezza rossa tinta e io alzo gli occhi al cielo per la millesima volta.
Tutti dicono si tranne me e così iniziano a giocare a obbligo e verità, sono così concentrati che non si sono accorti della mia assenza. Mi avvio verso il dormitorio per fare un sonnellino, come mio solito.
Arrivo di fronte alla porta del mio appartamento, afferro le chiavi e entro, correndo direttamente nella mia stanza per buttarmi sul letto. Prima però imposto la sveglia per le diciotto in modo da poter studiare.
Mi sveglio urlando blasfemie, è meno di un'ora che dormo e qualcuno mi sta chiamando, avrei dovuto mettere il silenzioso. « Pronto?» chiedo, senza nemmeno vedere chi è, ho praticamente gli occhi ancora chiusi.
«Mi apri la porta? » mi chiede Melanie così rispondo con un "okay" e mi alzo affaticata, purtroppo sono nata stanca, e vado ad aprire la porta.
«Ciao sorellona» «Ciao Melanie, aspe, cosa? » mi giro e vedo mia sorella che mi guarda con gli occhi dolci, che ci fa lei qui?
La faccio entrare per poi farla sedere sul divanetto nel piccolo soggiorno, non viviamo proprio a cinque minuti di distanza, come ci è arrivata qui?
« Papà non è morto» mi dice, prima che io possa solo aprire la bocca per parlare. Inizio a sudare freddo, ho i brividi, non sento più niente.
Ciao ragazz*, scusate per la mia assenza, cercherò di postare al più presto possibile un altro capitolo. Fatemi sapere se vi è piaciuto :)
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Again- Lucas Jade Zumann
FanfictionUn trasferimento lascia sempre con sé le scie del cambiamento. Studiare ad Harvard a volte può essere più semplice dell'affrontare i propri sentimenti. Se solo il caso non fosse stato così crudele con Naomi, forse sarebbe potuta essere una ragazza n...