•Chapter five•

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"Sono a casa"
Pronunciò Shouto sfilando le chiavi dalla toppa della porta. Ma era troppo silenziosa.

"Inasa?"
Urlò ispezionando le stanze della casa, invano.

'Sarà uscito' pensò il ragazzo, che si buttò sul divano a peso morto ripensando a quegli occhi verdi smeraldo e un lieve sorriso sfuggì dalle sue labbra.

Sentì la chiave girare nella porta e dei passi battere sul pavimento.

"Shouto?"

Si alzò dal divano e accolse il suo ragazzo nella loro dimora.

"Cosa hai fatto stamattina?"
Gli chiese il moro accarezzandogli il viso.

"Niente di particolare"
Rispose vagamente.

"Shouto ma... questi lividi e graffi sul viso?" Chiese Inasa passando il dito su di essi.

Il bicolore imprecò mentalmente; si era scordato di averli. "Non è niente, non preoccuparti. Tu invece dove sei stato?"

Inasa non era convinto di lasciar perdere, ma per evitare di discutere non disse nulla; in quella casa si discuteva già troppo spesso.

"Sono andato a fare la spesa"
Alzò le buste che aveva nella mano per far intendere."Il frigorifero era un deserto." Ridacchiò.

"Capisco"
Tolse le buste dalla mano del compagno e si recò in cucina.
"Cosa vuoi per pranzo?"

Inasa lo raggiunse e gli cinse la vita, mentre Shouto toglieva gli alimenti dalle buste, aspettando la risposta del compagno.

"Sei proprio una brava mogliettina"
Affermò baciandogli il collo.
"Prepara ciò che vuoi. Vado a farmi una doccia"
Lasciò un bacio sulle labbra del bicolore e sparì dalla cucina.

Shouto lo seguì con lo sguardo, e quando Inasa uscì dalla cucina, si toccò le labbra perplesso.

Perché non aveva sentito niente?

-

Quel pomeriggio il tempo non prometteva nulla di buono, perciò Izuku rimase nella sua dimora a guardare film e mangiare popcorn.

Era la quarta volta che faceva ripartire il film, poiché anche se guardava la televisione, la sua mente era da tutt'altra parte.

Credeva di aver fatto bene a mandar via Shouto in quel modo, insomma, dopo tutto ciò che gli aveva fatto passare, una rivincita doveva pure prendersela no?
Ma per quanto fosse convinto di aver fatto la cosa giusta, qualcosa dentro di lui gli urlava che era stata una scelta maledettamente sbagliata.

Spense la TV e alzò lo sguardo sul soffitto.
Perché Shouto voleva vederlo?
Cosa aveva fatto per tutti quegli anni?
Chi era diventato?
Queste domande vagavano continuamente nella sua mente, cercando una risposta che mai sarebbe arrivata.

Si alzò dal divano e andò verso la finestra, accendendo una sigaretta.
Appoggiò i gomiti sul davanzale ed inspirò il profumo di pioggia, che da qualche minuto aveva cominciato a cadere.

Vide una coppia che correva con i cappucci in testa, mano nella mano, sotto la pioggia che li bagnava da capo a piedi, incuranti di quel particolare, perché ciò che gli importava era stare insieme.

E Izuku sorrise alla vista dei due giovani innamorati, felice per loro di essere con una persona che amano, magari anche per tutta la vita. Un bisogno naturale per l'umanità.

Quante volte aveva sognato di divertirsi con Shouto, di rivedere il sorriso su quelle labbra perfette, che lo facevano impazzire.
Quante volte aveva sognato di consumare il suo amore con lui, di andare in vacanza insieme, di vivere sotto lo stesso tetto.
Quante volte aveva sognato di sposarlo, di creare una famiglia.
Nessuno sapeva quante volte, tranne Izuku.

Finì la sigaretta in fretta, e anche lui se ne stupì, rendendosi poi conto che quei pensieri lo avevano reso nervoso.

La coppietta che poco prima correva, si rifugiò sotto un portico in attesa che la pioggia cessasse, e quando si levarono il cappuccio, Izuku pensò di volersi buttare dalla finestra.

Il fulcro dei suoi pensieri era proprio lì, sotto ai suoi occhi, mano nella mano con qualcuno che non era lui.

-

Quel pomeriggio Todoroki e Yoarashi avevano ben pensato di andare al cinema, poiché il tempo era guasto, a vedere l'ultimo film uscito della Marvel: Avengers Endgame.

Sulla via di ritorno, tra commenti sulla fine del film e i pareri su chi avrebbe dovuto avere la meglio, un incessante pioggia cominciò ad abbattersi sulle loro teste, costringendoli a indossare i cappucci dei giubbotti e correre sotto un portico in attesa che la poggia finisse o che almeno diminuisse un poco.

Si tolsero i cappucci, ridacchiando e affannando per la corsetta appena fatta, incuranti del fatto di essere osservati.

"Odio quando piove mentre sto in giro" grugnì Shouto, stringendosi tra le braccia di Inasa, cercando calore.
Il più grande gli avvolse le braccia attorno alla vita, avvicinandolo più a se.

"Lo so" rispose, guardando la pioggia e respirandone il buon odore.

"Però devo ammettere" continuò Shouto, attirando l'attenzione del ragazzo su di sè "che è stato divertente" sorrise alla fine.

Sorriso che venne baciato dalle labbra del più grande. Non rideva così spesso, il nostro Shouto, quindi le poche volte che succedeva, vuol dire che era davvero felice o divertito.

Il bicolore ridacchiò divertito, staccandosi dall'abbraccio, ma quando alzò lo sguardo -che casualmente cadde su una finestra del palazzo accanto- il sorriso gli morì sul viso.

E lui voleva dimenticarli, quegli occhi spenti, bui e freddi, che lo guardavano con rabbia, odio e delusione.
Lui voleva rivedere quegli occhi bellissimi, che brillavano di gioia, che illuminavano le giornate di chiunque, portando l'allegria e la felicità.

Un telefono squillò e Inasa rispose. "Pronto?"
Shouto si girò verso il compagno che annuì e attaccò, girandosi verso il bicolore.

"Mi ha chiamato mia sorella, ha detto che ha bisogno di me. Ti dispiace se ti lascio solo?" Chiese accarezzandogli una guancia.

"Non preoccuparti. Vai" disse spostandogli la mano.

"Okay" rispose un po' stizzito, "a più tardi" finì, mettendosi il cappuccio e correndo sotto la pioggia, che di smettere non aveva la minima intenzione.

Shouto si girò verso la finestra, vedendo che però non c'era più nessuno: ma da quella prospettiva non vedeva, e quindi non sapeva che Izuku lo stava comunque guardando.

Il bicolore prese coraggio, e si avviò verso il palazzo,incurante della pioggia che lo stava bagnando, volendo parlare con Izuku e spiegargli tutto. Sentiva il bisogno di farlo, Izuku doveva essere a conoscenza di tutto; sentiva che era la cosa giusta.
Perciò arrivò al portone del palazzo, che trovò stranamente aperto, e salì le scale dopo aver visto il piano della sua dimora dai citofoni.

Voleva che il vecchio Izuku tornasse, quello sempre solare e raggiante. E chissà, magari insieme a lui avrebbe anche ritrovato il vecchio se stesso.

Author's space.

Ciao a tutti. Sono tornata!!
Scusate l'assenza ma mi era venuto il blocco dello scrittore e non avevo proprio idee. O meglio, le avevo ma non riuscivo a scriverle. Fortunatamente mi è passato e ora sono tornata con questo capitolo, spero vi piaccia. Cosa succederà a casa di Izuku?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo!!
No oc la smetto.
A presto!💘

Chained to the past. |Tododeku|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora