7.

61 8 26
                                    

Non è reale.

Non è reale.

Non è reale.

«Alberto?»

Non è reale.

Non è reale.

«Alberto, mi sente?»

Non ti fermare.

Continua a ripeterlo.

Non è reale.

Non può essere reale!

«Non è reale» sussurrai.

Socchiusi gli occhi, sentivo il mio corpo pesante, non riuscivo a respirare bene. Il cielo era ancora di un azzurro bellissimo col quale avrei potuto tingere un abito.

Delle mani mi tirarono su e il mondo ruotò con me, fino a ritrovarmi seduto sul ciottolato.

«Come si sente? Ha battuto di nuovo la testa?» mi chiese qualcuno.

Mi voltai a guardare di chi si trattasse e vidi una ragazza minuta, con dei capelli neri legati dietro la testa. I suoi occhioni scuri sembravano preoccupati.

«Non è reale» ripetei.

Lei aggrottò le sopracciglia. «Cosa sta dicendo?»

Mi portai una mano sul petto, trovandolo incredibilmente peloso e soffice e ansimante, nonostante io stentassi a respirare decentemente. Abbassai lo sguardo e vidi un cane, che non era uno, bensì tre. No, erano tre cani in un corpo, o tre teste e una coda... ero estremamente confuso.

«Lui» dissi con naturalezza «loro... non sono reali».

«Certo che lo sono! Li sta toccando» mi fece notare la ragazza, che ricordai essere la signorina Lim.

Ritornai con orrore a guardare le tre teste di quel cane che avevo addosso e mi tirai indietro, trascinandomi sul sentiero di ciottoli e creando un solco. «Oh, Signore! Sto impazzendo!» piagnucolai.

Una delle tre teste abbaiò, come se si fosse offesa, un'altra mugolò.

«Non è cortese da parte sua!» disse la signorina.

Mi passai una mano sul viso, trovandolo completamente bagnato e appiccicoso.

«Solo perché è un po' diverso, non vuol dire che sia cattivo!»

Sentirne parlare al singolare mi diede i brividi, tuttavia, riguardando quella creatura, pensai che non fosse esattamente il mostro che mi era sembrato poco prima; non capivo bene a quale razza appartenesse e mi guardava, anzi, mi guardavano con i loro sei occhietti luminosi, appena appena offesi.

«Lo avete preso a Chernobyl?» chiesi.

La signorina incrociò le braccia al petto e mi guardò con severità. «È un uomo orribile!» disse e girò i tacchi, andando via a passo svelto lungo il vialetto.

Rimasi là, faccia a facce con la creatura, che adesso scodinzolava di nuovo. Era strano, non era brutta, ma neanche la creatura più bella che avessi mai visto.

La testa di mezzo abbaiò con la stessa intensità che avrebbe potuto avere un coniglietto e quella di sinistra gli diede una guanciata, mentre quella di destra continuava a fissarmi con aria grave.

«Non guardarmi così!» gli dissi, rimettendomi in piedi. «Tu avresti reagito allo stesso modo, se mi fossi presentato con altre due teste».

Mi fermai. Passai lo sguardo su di lui, poi mi portai una mano tra i capelli. Non potevo crederci, mi stavo giustificando con un cane!

HellmakerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora