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Louis bighellonava nel negozio di dischi. Lucas era al suo fianco, mentre passava le dita distratto fra i vinili. L'amico gli raccontava del ballo, e Louis annuiva mugugnando una mezza risposta di tanto in tanto.  
   L'appuntamento di Mary Beth e Stan era stato un fiasco, lui le aveva rovesciato del punch sul vestito e lei aveva minacciato di andarsene infuriata. Poi Benjamin del secondo anno le aveva chiesto di ballare e allora era rimasta. Lucas giurava di averli visti baciarsi vicino al palco, ma la luce era fioca, e James aveva imbucato una bottiglia di bourbon sgraffignata al vecchio, quindi. Louis aveva ridacchiato e poi era tornato con il viso fra i dischi. Aveva qualche spicciolo da parte, e finalmente anche a Jacksonville erano arrivate alcune copie di Faith*.
   Mentre Louis ponderava se spendere i suoi pochi dollari in musica o accettare l'invito al cinema di Stan e Lucas per quella sera, la porta del negozio si spalancò ed Harry trotterellò all'interno. Louis alzò gli occhi al cielo. Doveva essere uno scherzo. Dopo la tremenda figura del giorno precedente, Harry era l'ultima persona che avrebbe voluto incontrare. Non che di solito occupasse un posto in quella sua personale classifica. A Louis non interessava.
"Wow," esclamò Lucas accanto, probabilmente di un altro avviso. Indicò il nuovo arrivato con occhi stralunati. Harry rispose guardandosi attorno, confuso.
"Sono Reebok Pump*quelle?"
Anche la curiosità di Louis prevalse. Harry sorrise, tanto per cambiare, ma non aggiunse altro.
   Lucas lo inseguì per l'angusto spazio del negozio.
"Dove le hai prese?" Poi sospirò, "se anche potessi permettermele dovrei andare fino ad Atlanta per trovarle."
Il riccio raggiunse il bancone e suonò il campanellino poggiato alla superficie di legno, poi si voltò verso i ragazzi più giovani. Louis tornò a spulciare con dita frettolose fra i vinili.
"Le ho comprate a San Francisco," disse finalmente il riccio, alzando un piede da terra e  mostrando meglio la scarpa, "ti piacciono?" Lucas annuì imbambolato e rosso d'invidia. Louis sbuffò, la testa incassata nelle spalle. Dovette però prestargli attenzione quando Harry si inginocchiò a terra e slacciò le stringhe delle sneakers. Se le sfilò una ad una, lentamente. Lucas cercò gli occhi di Louis con i propri, la bocca spalancata.
"Ma cos-?"
"Tieni, a me non piacciono neanche un granché," disse, avanzando di un passo e porgendogli le scarpe. Rimase con un paio di calzini grigi e scoloriti, accartocciando le dita dei piedi sul pavimento sporco. Louis si morse una guancia, mentre Lucas boccheggiava stringendo la scarpe fra le mani come un tesoro.
   Dal retro spuntò finalmente Carl, due enormi scatoloni davanti al viso.
"Queste sono le cose che hai chiesto," esordì, sbattendo le scatole sul bancone.
"Grazie mille," fece eco Harry. Afferrò la merce e si incamminò all'uscita. La campanella rintoccò sopra la sua testa di nuovo, e quello parve ridestare il ragazzino al fianco di Louis.
"A-aspetta!" Lo inseguì fuori dal locale, e Louis sospirò rassegnato. Lanciò un'occhiata dietro di sé, e vide Carl accendersi una sigaretta mentre sfogliava un giornale. Si strinse nelle spalle ed uscì nella luce accecante del mattino. Trovò Lucas accanto al pick-up di Harry, mentre questo sistemava le scatole nel cassone posteriore.
"Non posso accettarle, sei pazzo?" Diceva l'amico. Le scarpe le stringeva sotto braccio. Harry sollevò le sopracciglia e si sistemò i ray ban sul ponte del naso.
"Perché no? Se non ti vanno bene, vendile, buttale, fanne quello che vuoi," borbottò sbattendo la portiera. Quel gesto, e quel tono, parvero definitivi. Louis si mordicchiò l'unghia del pollice, lo stomaco in subbuglio. Si sentì strano. Harry non l'aveva degnato di uno sguardo.
"Io, io non so cosa dire," mormorò Lucas. Accarezzò la pelle bianca delle scarpe ed Harry sorrise un mezzo sorriso. A Louis si rizzarono i capelli dietro la nuca.
L'uomo, o il ragazzo, Louis non sapeva come chiamarlo, salì a bordo dell'auto e si allacciò la cintura.
"Buona giornata ragazzi," salutò alzando una mano. Louis lo sbirciò specchiarsi nello specchietto retrovisore.
"Ma vivi davvero su alla casa maledetta?"
Louis ridacchiò alla domanda di Lucas, ma non Harry. Dal sedile, imperava su di loro con la fronte aggrottata.
"Maledetta?" Ripeté, assaporando quella parola sulle labbra. Il sorriso morì su quelle di Louis e lo guardò ipnotizzato. Fu certo che Harry lo sapesse, pur senza darlo a vedere.
"Ehm, sì, ma è solo un modo di dire," tentò Lucas. Louis si chiese se quel bizzarro timore lo sentisse anche il compagno.
"No, no, ora capisco. Ora ha tutto più senso," ribatté Harry. Strinse le enormi mani sul volante, gli occhi nascosti dalle lenti nere.
"C-che cosa?" Chiede Lucas, e quel balbettio diede a Louis la risposta che cercava.
"Dev'essere per quello che sento quelle voci ogni notte". Harry sembrava sconcertato, le labbra rosse, turgide e tese sui denti. Louis si accorse di stringere i pugni. Lucas si era messo le preziose Pump davanti al petto.
"Quali voci?" Lucas deglutì. Louis trattenne il respiro.
"C'è una donna, chiede aiuto e piange, piange" bisbigliò Harry sporgendo il viso dal finestrino. Louis giurò che stesse divedendo con loro un segreto.
"Ogni notte mi sveglio, e la sento piangere disperatamente, ma quando mi avvicino alla fonte di quel suono straziante, la sua voce scompare," terminò in un mormorio sommesso, malinconico.
   Lucas si lasciò sfuggire un gemito, poi provò a nasconderlo con un colpo di tosse. Harry mise in moto in quell'istante, salutandoli ancora con un solo cenno del capo. E Louis lo vide. Lo vide strizzargli l'occhio dal parabrezza, le fossette due enormi crepe sulle guance. Si affrettò ad abbassare gli occhi turchesi, e mordersi ancora una volta le labbra. Il pick-up si allontanò alzando una polvere grigiastra dall'asfalto che prese a danzare attorno ai due adolescenti.
Lucas afferrò Louis per un braccio.
"Lou questo è pazzo davvero!"

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