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Harry stava ridendo ed era bellissimo. Anche Louis ridacchiava, mentre gli raccontava di ciò che era accaduto alla tavola calda.
"Ho solo chiesto se conosceva qualcuno che avrebbe potuto darmi una mano a sistemare il giardino," disse con quel sorriso tanto raro quanto meraviglioso. Louis se ne rendeva conto solamente adesso. Di quanto gli era mancato.
Aveva di nuovo le dita affondate nella terra. La moglie del reverendo gli aveva detto che quello era il periodo migliore per piantare le viole e i gladioli, ed Harry non aveva perso tempo. Lungo il vialetto d'ingresso aveva scavato e scavato, ed ora Louis lo aiutava nella semina. Si chiese quanto tempo ci avrebbero messo a germogliare e a dipingere il prato con i loro colori. Gli tornò alla mente un sogno che aveva fatto; Harry intento ad intrecciare corone di fiori. Gli parve di sentire l'eco del proprio cuore nelle orecchie.
Quella era la sua punizione. Louis se n'era stato zitto di fronte all'irremovibile zia Dot. Si era finto persino contrariato. Adesso invece sorrideva.      
   Indossava soltanto il costume, pronto per il tuffo in piscina che lo aspettava. Anche Harry indossava soltanto il costume. A Louis si era asciugata la bocca. Dio, gli era mancato. Lo guardava di soppiatto, quando gli dava le spalle. Lasciava che gli occhi scivolassero lungo la sua schiena dorata, dal collo ai fianchi, giù fino alle fossette di Venere. Louis pensò che fosse proprio un nome azzeccato. La dea dell'amore. Harry era inginocchiato ed il sudore gli riluceva sulle scapole e la spina dorsale, i suoi muscoli guizzavano nella luce bollente del pomeriggio. Louis provò ad immaginare cosa avrebbe sentito se avesse toccato tutta quella pelle. Sentì i polpastrelli pizzicargli. Ma forse era solo la terra incastrata sotto le unghie.
   Harry parlava ma Louis non lo stava a sentire. Però lo guardava, e pensava all'amore. Non seppe perché in quel momento non gli fece paura. Poi Harry si voltò e Louis tornò ad abbassare lo sguardo. Faceva caldissimo anche quel giorno.

Sotto la grande quercia dirimpetto alla piscina sembrava riuscisse a respirare meglio. Fece un tiro di sigaretta e tossì di nuovo. Harry non parve farci caso, con le mani dietro la testa e gli occhi chiusi. Louis lo guardava. Louis non la smetteva di guardarlo.
"Ti ho riportato i libri che avevo preso," disse d'un tratto. Quel silenzio cominciava a stargli stretto. Ed Harry era bagnato e il sole gli danzava sopra.
Louis afferrò lo zainetto e tirò fuori i libri. Si morse le labbra e trattenne un sospiro. Aspettò la reazione di Harry. Sapeva sarebbe arrivata. Il suo volto di solito così imperscrutabile quel giorno l'avrebbe tradito. E lo fece, lo tradì, perché quando prese i volumi, il suo viso rivelò il proprio stupore.
Sollevò le sopracciglia. Poi sorrise.
"L'hai letto?" Chiese, e dei tre che aveva fra le dita, Louis sapeva benissimo a quale libro si riferisse.
Si mordicchiò una guancia. Poggiò un palmo sullo stomaco che brontolava, manco avesse potuto farlo smettere. Annuì.
Harry sorrise ancora, poi fece spallucce.
"Non è un granché, comunque."
   Louis si accigliò. Alzò lo sguardo e lo puntò dritto nel suo, adirato.
"Non è vero!" Disse, poi si schiarì la gola e parlò più piano, "è bello, invece. Solo..." si interruppe. Faceva davvero caldissimo.
"Solo?" Harry lo invitò a continuare. Lo guardava con quello sguardo di sfida. Louis la accettò. Non era un bambino, maledizione.
"Solo, preferisco le storie felici. Questa non lo è," disse, e sorrise anche lui. Un'altra espressione sorpresa di Harry lo ricompensò come aveva sperato.
Il riccio ridacchiò. Tornò a chiudere gli occhi, le mani di nuovo sotto la testa. Louis guardò i suoi addominali contrarsi. Aveva ancora qualche gocciolina d'acqua nell'ombelico, come una microscopica piscina.Louis avrebbe voluto tuffarvisi.
   Si tenne le mani in grembo.
"La felicità è sopravvalutata."
   Louis piegò la testa di lato. Harry era un enigma.
"Che significa?"
Non aprì gli occhi, nemmeno per prendere il pacchetto di sigarette che giaceva al suo fianco ed accendersene un'altra. Louis si chiese quante cose riuscisse a fare con quelle mani enormi ed affusolate. Poi lo stomaco gli ribollì più forte e allora smise di pensarci. Ascoltò piuttosto la risposta di Harry.
"Significa che non esiste," spiegò, "o almeno non come pensano in tanti. Credo che la felicità sia solo una cosa momentanea, solo un istante nella vita."
Louis fece sì con la testa, anche se Harry non lo stava guardando. Si poggiò al tronco della vecchia quercia, incrociando le gambe.
"Quindi credi che nessuno possa essere mai davvero felice?"
Era un pensiero cinico e malinconico, ma così terribilmente Harry che a lui piacque ugualmente.
"Credo che si possa essere sereni. Contenti perfino. Ma felici per tutta vita? Assolutamente no. Però mi piace che la gente ci creda."
Louis strappò qualche ciuffo d'erba del prato.
"E tu perché non ci credi?"
Harry sorrise. Aprì gli occhi e forse era la luce accecante del sole sopra le loro teste, ma a Louis quelle iridi parvero più verdi di qualunque altra cosa avesse mai visto.
"Perché non credo in niente, ricordi?"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 11, 2019 ⏰

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